Sei qui: Home » Libri » A Pordenonelegge, Mauro Corona dall’arte di vivere alla leggenda degli uomini freddi

A Pordenonelegge, Mauro Corona dall’arte di vivere alla leggenda degli uomini freddi

DAL NOSTRO INVIATO A PORDENONE - “L’arte di vivere? Io non so niente della vita ma so come si muore: da soli, senza il conforto dei figli, negli ospizi” Comincia cosi il quasi monologo apparentemente stralunato di Mauro Corona a Pordenonelegge...

PORDENONE – “L’arte di vivere? Io non so niente della vita ma so come si muore: da soli, senza il conforto dei figli, negli ospizi” Comincia cosi il quasi monologo apparentemente stralunato di Mauro Corona a Pordenonelegge. Un veterano della manifestazione che non manca mai e che quest’anno ha dato alle stampe due libri Confessioni ultime e Guida poco che devi bere. Manuale a uso dei giovani per imparare a bere, confermando la sua fiducia a Mondadori.

PARTIGIANO DELLA MONTAGNA
– Il primo è un’autobiografia che si è trovato quasi costretto a scrivere per redimere la sua antica immagine di artista maledetto recentemente uscita in Cd. “Sono due anni che non bevo – confessa – e che mi sono rintanato un posto lontano da tutti e quasi inaccessibile per vivere con pochissimo e per riscoprire il gusto delle piccole cose”. Anche la scrittura può avere questo scopo di sfrondarsi dell’accessorio e di scolpire l’essenziale come un accetta ed ecco perché la professione dello scultore e dello scrittore si assomigliano fino a diventare una sola. Anche se continuamente ribadisce di non avere autorevolezza e saggezza per dispensare consigli di vita, Corona,  in realtà  elargisce consigli di vita alla maniera di un “partigiano” della montagna: perciò insiste tantissimo nel ricordare la necessità di ascoltare la natura e di ridurre all’essenziale ciò che è necessario, perché in realtà è pochissimo quello di cui abbiamo bisogno e sono necessità ancestrali che si possono recuperare e che sono sempre le stesse. Si può fare a meno anche delle tecnologia : “La mela rosicchiata – sentenzia – ci ha rovinato due volte agli albori della civiltà e con l’iphone ( che lui pronuncia senza aspirazione).

SOLITUDINE – L’umore suo di fondo è la malinconia e la sensazione “di essere soli anche quando si è in mezzo alla gente perché, spente le luci, le anime si separano e ognuno torna alle proprie inquietudini e ai propri fantasmi”. Al proprio inferno, talvolta, cui si contrappone un paradiso che Corona si immagina popolato solo da sogni e di idee perciò quando lasceremo il nostro pesante involucro ci troveremo di nuovo con i nostri pensieri.

METTERE IN GUARDIA I GIOVANI
– Consapevole di aver trascorso anni di bevute colossali, Mauro Corona quando parla dell’altro suo opuscolo cambia passo: si guarda indietro con lucidità e con l’atteggiamento critico di chi sa che nella vita gli è andata bene e sente che è arrivato il momento di mettere in guardia i giovani, perché non prendano con leggerezza, e tantomeno con esaltazione, l’alcol, nemico subdolo e accattivante: non si tratta né di un romanzo né di una raccolta di storie, come ci si aspetterebbe, ma di un “manualetto per i giovani”, un prontuario realizzato per fornire qualche consiglio su come bere con responsabilità.

UOMINI FREDDI
– L’alcool è un problema molto sentito dallo scrittore, che ha abbandonato momentaneamente le sue affascinanti storie per realizzare questo piccolo manuale. Usando le sue stesse parole, Corona ha “arrampicato al contrario nella vita, dalla cima dell’alcolismo, della disfatta, giù fino alla base di una vita serena”. E proprio “dall’alto della sua grande esperienza di bevitore” ha voluto redigere questa guida per i giovani.  Infine Corona anticipa La leggenda degli uomini freddi, ma il titolo è ancora provvisorio, un romanzo dedicato a un popolo che vive in una zona di montagna in cui nevica sempre, anche d’estate. Gli abitanti hanno imparato a farsi piacere la neve, e sono riusciti a coltivare il loro fiume come fosse un campo liquido… Tutto è bianco e purezza in quel mondo, persino le api sono bianche… E gli abitanti restano inorriditi dall’impatto con la città. La storia dura “mille anni di vita e una notte”. Poi arrivano rimbombi di tuono, uomini che si picchiano e all’improvviso il fiume scompare… Così gli uomini risalgono all’origine del fiume e scoprono che un muro ha bloccato tutto: in filigrana, fra le righe, l’allusione è alla storia del Vajont.

Alessandra Pavan

23 settembre 2013

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione Riservata