Quando pensiamo al Natale, immaginiamo luci soffuse, camini accesi, famiglia riunita e magari qualche canzone in sottofondo. Ma in epoca vittoriana, in Inghilterra, c’era un’altra tradizione che accompagnava la notte della Vigilia: leggere storie di fantasmi. Spettri, case infestate, apparizioni misteriose. Niente slitte o elfi: solo la magia oscura di racconti capaci di far rabbrividire mentre fuori cadeva la neve.
Mondadori celebra questo spirito con un volume monumentale da 864 pagine: “A Merry Victorian Christmas”. Racconti gotici per un Natale da brivido (2025), una sontuosa raccolta di 38 racconti gotici natalizi firmati da alcuni dei più grandi nomi della letteratura vittoriana. Non è solo un’antologia, ma un viaggio nel tempo, un rituale a lume di candela, da gustare pagina dopo pagina nella notte più lunga dell’anno.
“A Merry Victorian Christmas”: fantasmi sotto l’albero e racconti gotici per la notte più lunga dell’anno
Fantasmi di Natale: Dickens e l’origine di una tradizione
“Dev’esserci qualcosa di spettrale nell’aria a Natale, qualcosa in quell’atmosfera chiusa, soffocante, che attira i fantasmi”, scriveva Charles Dickens. Ed è proprio lui, con il suo immortale “Canto di Natale”, ad aver dato inizio alla consuetudine tutta britannica di associare il Natale alle ghost stories.
Nel volume ritroviamo proprio “Canto di Natale”, con le sue cinque celebri strofe: Marley, i tre spiriti, la redenzione finale. Ma accanto a Dickens, la raccolta include una straordinaria selezione di autori noti e meno noti, che si sono cimentati con la ghost story natalizia, trasformandola in un genere letterario vero e proprio.
Un catalogo dell’orrore vittoriano
Apre le danze Elizabeth Gaskell con Temporali e sole di Natale e Il racconto della vecchia balia, due storie che mescolano malinconia, memoria e paura. Seguono Wilkie Collins con La cassetta portavalori del signor Wray e Frances Browne con Il cucciolo di Natale. Margaret Oliphant firma Un racconto di Natale, mentre Anthony Trollope contribuisce con ben quattro racconti: tra questi, Natale a Kirkby Cottage e Le due eroine di Plumplington.
Spicca anche un racconto del visionario George MacDonald (Le ombre), accanto a Louisa May Alcott, che regala due perle natalizie: Un sogno di Natale e come si avverò e Il potere dell’amore. Non mancano le voci più sinistre, come Thomas Hardy (I ladri che non smettevano di starnutire e La tomba accanto al cartello stradale), Robert Louis Stevenson con Markheim e Hume Nisbet con Il vecchio ritratto, inquietante riflessione sulla memoria e sul doppio.
Ogni racconto è una piccola scena teatrale, con dialoghi asciutti, atmosfere cupe, case avvolte nella nebbia e colpi di scena finali, spesso rivelatori o tragici. A unirli, l’ambientazione natalizia, mai lieta, mai consolatoria, e la voglia di indagare l’invisibile, ciò che si cela sotto le convenzioni sociali e i sorrisi delle feste.
Leggere a lume di candela
Il volume non si limita a proporre i testi: è un’esperienza sensoriale. La veste grafica richiama gli almanacchi ottocenteschi, con fregi, cornici e incisioni. Le carole natalizie illustrate che accompagnano la raccolta creano un affascinante contrasto tra innocenza e inquietudine. È un libro da leggere lentamente, una sera dopo l’altra, magari accanto all’albero, con una tazza di tè caldo o un bicchiere di sherry, come avrebbero fatto i lettori vittoriani.
E proprio come allora, anche oggi questi racconti pongono domande che ci riguardano: cosa resta di noi dopo la morte? Cosa ci lega alle persone che abbiamo perso? Possiamo davvero conoscere chi ci sta accanto? Il Natale, con il suo carico di memorie, nostalgie e riti, è lo sfondo perfetto per dare voce a ciò che resta inascoltato durante l’anno.
Il Natale dei fantasmi
Il Canto di Natale fu scritto da Dickens nel 1843 in sole sei settimane, ed è considerato uno dei testi che hanno rilanciato le celebrazioni natalizie in epoca vittoriana.In Inghilterra, fino alla fine del XIX secolo, era consuetudine pubblicare raccolte di racconti horror nei giornali natalizi.
Le ghost stories erano un genere stagionale, proprio come oggi i film romantici natalizi.Il racconto Markheim di Stevenson venne pubblicato per la prima volta proprio come “Christmas Story” nel 1885. Marie Corelli, presente nella raccolta con “Un felice Natale”, fu una delle scrittrici più lette del suo tempo, regina del melodramma e dell’occulto.
Perché leggerlo oggi
“A Merry Victorian Christmas” ci ricorda che le feste sono anche un tempo per fermarsi, riflettere, guardare nell’ombra. Non è un libro solo per amanti del gotico, ma per chi cerca storie insolite, ironiche, struggenti. È perfetto anche da leggere ad alta voce: alcuni racconti, come Il vecchio ritratto o Il fantasma del vecchio Applejoy, sono costruiti per essere narrati come fossero leggende tramandate attorno al fuoco.
Inoltre, il libro è una straordinaria occasione per (ri)scoprire autori e autrici spesso dimenticati, in racconti fuori dai canoni scolastici, capaci ancora oggi di sorprendere e commuovere. La pluralità delle voci femminili, da Louisa Baldwin a Edith Nesbit, da Catharine Pirkis a Elia Wilkinson Peattie, restituisce uno sguardo potente sulla sensibilità vittoriana, in cui la paura si mescola all’intuizione psicologica, al sogno, alla critica sociale.
Un regalo per i lettori più curiosi
A Merry Victorian Christmas è il regalo ideale per chi ama Dickens, i romanzi gotici, il vintage e le letture “a tema” per le feste. Ma è anche molto di più: è un modo per recuperare un rituale dimenticato, quello del racconto condiviso, del brivido raccontato sottovoce, della narrazione che attraversa il tempo.
Questa raccolta ci chiede di spegnere tutto e ascoltare. Ascoltare le voci dei fantasmi, ma anche quelle di chi ci sta accanto. Perché, come diceva Dickens, ognuno di noi ha almeno tre vite: una pubblica, una privata… e una segreta. E forse, proprio a Natale, è il momento giusto per ascoltarle tutte.
