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8 marzo, ”La donna in origine era il sole. La ‘festa delle bambine’ in Giappone” di Laura Imai Messina

Nasce da una donna l'impero del Giappone. È la dea Amaterasu, è la luce senza la quale ''le pianure del sommo cielo e le terre immerse nelle pianure di giunco'' cadono in rovina. Nessuno può prescindere da lei...

『元始、女性は実に太陽であった。真正の人であった。
今、女性は月である。他に依って生き、他の光によって輝く、病人のような蒼白い顔の月で

ある。』 平塚らいてう

”In origine la donna era veramente il sole. Una persona autentica.
Adesso la donna è luna. Luna dal volto deperito, di malato, brilla di luce altrui, da

altri dipende la sua vita […]”

Hiratsuka Raichō

Nasce da una donna l’impero del Giappone. È la dea Amaterasu, è la luce senza la quale ”le pianure del sommo cielo e le terre immerse nelle pianure di giunco” cadono in rovina. Nessuno può prescindere da lei.

Non più allora un dio ma una dea, che domina il mondo e tutte le creature. Ella ha delicatezza e saggezza femminile, ma non per questo manca di forza e determinazione, frecce in spalla, piede sclapitante. Così, quando il fratello Susanowo con il suo comportamento oltraggioso la spaventa ed ella si rifugia in una grotta, il mondo intero subisce una notte senza fine, malattie, un decadimento senza alternative. Tutte le creature della terra e gli altri dei si affollano fuori dalla grotta per convincerla ad uscire, escogitano un modo per tirarla fuori e riportare così l’universo all’equilibrio. Sarà il riso, l’oscenità di un gioco che fa del corpo femminile un’esplosione di vita, a muovere la sua curiosità e a farle fare capolino dalla cavità. La grotta sarà chiusa, il fratello Susanowo punito in modo esemplare e Amaterasu, “grande sovrana e sacra” tornerà a regnare. Così è narrato nel Kojiki, prima opera relativa alla storia giapponese che raccoglie racconti mitologici e di fondazione del paese.

Così, quando secoli più tardi, Hiratsuka Haru, in arte Hiratsuka Raichō (1886 – 1971), una delle figure più influenti del movimento femminista giapponese, scrive il saggio d’apertura alla rivista Seitō e dichiara come la donna in principio fosse il sole ma come essa fosse nel tempo divenuta invece luna, comprendiamo infine il significato profondo di quelle poche righe piene di passione. Seitō fu la prima rivista letteraria femminile giapponese, guidata dalle donne per le donne, un esperimento durato invero pochi anni (1911 – 1916), ma simbolo di un ribollire di energie e di idee, di un gruppo di intellettuali, poetesse, scrittrici tra cui spicca la stessa Hiratsuka Raichō, la cui autobiografia (disponibile anche in lingua inglese) è intitolata proprio come le prime parole di questo incipit imperioso: La donna, in origine, era il sole. Una vita piena di contraddizioni, all’insegna del mutamento e dell’indipendenza.

Oggi 8 marzo il Giappone non festeggia il “giorno della donna”. Non perchè la celebrazione della femminilità, la dichiarazione dei diritti paritari, la lotta per l’abbattimento delle differenze di genere non siano argomenti d’importanza, ma perchè questa festa è parte di un’altra cultura che, per certi versi, ha radici ancora esili nella terra del Sol Levante. Cade invece il 3 di marzo una celebrazione antica che fa della donna in nuce, della bambina, la protagonista. È il periodo in cui in Giappone fioriscono gli alberi di pesco e 雛祭りhina matsuri “la festa delle bambine” ha la funzione di pregare per il benessere, la felicità e la buona crescita delle piccole.

L’origine di questo festival è cinese. Anticamente, infatti, il 3 di marzo in Cina era tradizione lavare mani e piedi per far scivolare via con l’acqua il malocchio. Introdotta in Giappone questa celebrazione si trasformò. La sfortuna, adesso, non la si lavava più via dal corpo, ma la si passava alle bambole, oggetto di gioco delle bimbe, e nel gettare i giocattoli nelle correnti del fiume si allontanavano così dalle piccole padrone le disgrazie.

Oggi questa festa tutta al femminile si celebra attraverso l’esposizione di bambole rituali in casa – la cui arte è regolamentata con estrema precisione – e nella consumazione di alcuni cibi particolari, ricchi di colore e di simbologie, come lo hishi-mochi fatto di tre strati di pasta di riso, uno rosa (che simboleggia il rispetto per gli antenati e allontana la sfortuna), l’altro bianco (la purezza) e l’ultimo verde (che richiama la vitalità dei germogli di primavera).

Laura Imai Messina

Scrittrice, ha da poco pubblicato il suo romanzo d’esordio, ‘Tokyo orizzontale

8 marzo 2014

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