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8 marzo, i 10 romanzi sulle donne più amati di tutti i tempi

In occasione della Festa della Donna, vi parliamo dei romanzi più belli che abbiano raccontato la storia di donne, da "Una donna" a "Menzogna e sortilegio"

Hanno ispirato poesie, quadri, opere e ovviamente libri. Per onorare al meglio la ricorrenza, dopo le 10 scrittrici, abbiamo pensato di proporvi i 10 romanzi più amati, autobiografici, storici, ironici, che parlano di figure femminili. In occasione della campagna Festa della Donna, vogliamo parlarvi dei romanzi più belli che abbiano raccontato le storie di donne.

Una donna, Sibilla Aleramo

Pubblicato sul finire del 1906, “Una donna” è uno dei primi libri femministi comparsi nel nostro paese. Un romanzo autobiografico che racconta il dramma della figlia, della sposa, della madre, della donna. Un romanzo che è anche un grido d’accusa contro l’ottusità e la crudeltà della gente, contro le regole insensate che non abbiamo la forza di cambiare.

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La lunga vita di Marianna Ucrìa, Dacia Maraini

Marianna appartiene a una nobile famiglia palermitana del Settecento. Il suo destino dovrebbe essere quello di una qualsiasi giovane nobildonna ma la sua condizione di sordomuta la rende diversa: ‘Il silenzio si era impadronito di lei come una malattia o forse una vocazione’. Le si schiudono così saperi ignoti: Marianna impara l’alfabeto, legge e scrive perché questi sono gli unici strumenti di comunicazione col mondo. Sviluppa una sensibilità acuta che la spinge a riflettere sulla condizione umana, su quella femminile, sulle ingiustizie di cui i più deboli sono vittime e di cui lei stessa è stata vittima. Eppure Marianna compirà i gesti di ogni donna, gioirà e soffrirà, conoscerà la passione.

Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf

Nell’ottobre del 1928 Virginia Woolf viene invitata a tenere due conferenze sul tema ‘Le donne e il romanzo’. È l’occasione per elaborare in maniera sistematica le sue molte riflessioni su universo femminile e creatività letteraria. Il risultato è questo straordinario saggio, vero e proprio manifesto sulla condizione femminile dalle origini ai giorni nostri, che ripercorre il rapporto donna-scrittura dal punto di vista di una secolare esclusione, attraverso la doppia lente del rigore storico e della passione per la letteratura. Come poteva una donna, si chiede la scrittrice inglese, dedicarsi alla letteratura se non possedeva ‘denaro e una stanza tutta per sé’? Si snoda così un percorso attraverso la letteratura degli ultimi secoli che, seguendo la simbolica giornata di una scrittrice del nostro tempo, si fa lucida e asciutta riflessione sulla condizione femminile. Un classico della scrittura e del pensiero. Con uno scritto di Marisa Bulgheroni.

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Accabadora, Michela Murgia

Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno.

Quello che tutti sanno, invece, e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell’accabadora, l’ultima madre. Con una lingua scabra e al contempo poetica, Michela Murgia racconta la Sardegna degli anni ’50, le sue regole, i suoi divieti, la sua lingua, il suo equilibrio.

Le Beatrici, Stefano Benni

Otto monologhi al femminile. Una suora assatanata, una donna ansiosa e una donna in carriera, una vecchia bisbetica e una vecchia sognante, una giovane irrequieta, un’adolescente crudele e una donna-lupo. Un continuum di invettive, spasmi amorosi, sproloqui, pomposo sentenziare, ammiccanti confidenze, vaneggiamenti sessuali, sussurri sognanti, impettite deliberazioni. I testi di Benni raccontano e denunciano da un lato la degenerazione del ruolo femminile nella società (e della società nel suo insieme) e dall’altro l’importanza dell’autonomia e del libero arbitrio delle donne.

Storia di una capinera, Giovani Verga

Oggi forse non è il romanzo di Verga più letto, ma questa prima prova dello scrittore (pubblicato in volume nel 1871) ha goduto di una grande fortuna. Scritto in forma epistolare, racconta la storia della giovane Maria, costretta dal padre a entrare in convento senza vocazione.

Il catino di zinco, Margaret Mazzantini

Al centro di questo romanzo, il primo scritto da Margaret Mazzantini, c’è l’esistenza drammatica di una donna coerente e volitiva, che riesce sempre a conservare con coraggio e tenacia la sua indipendenza interiore. È Antenora, eroina di un mondo arcaico, nel quale, pur confinata all’interno delle mura, esercita un matriarcato energico e indiscusso. Valori netti e semplici, sentimenti forti ed esclusivi la renderanno capace di affrontare dittature, guerre, e la difficile ricostruzione, senza mai perdersi d’animo. Di fronte alla sua morte, una donna di un’altra generazione, la nipote, ne tratteggia un superbo ed evocativo ritratto. Un romanzo intenso costruito attorno a una donna in grado di essere sempre se stessa nonostante l’ostilità del mondo e della storia.

La zia marchesa, Simonetta Agnello Hornby

Sicilia fine Ottocento. Costanza Safamita è l’unica figlia femmina di una ricca famiglia di proprietari terrieri, tanto amata e protetta dal padre, il barone Domenico, quanto rigettata dalla madre. Con la sua chioma di capelli rossi e il suo aspetto fisico quasi ‘di un’altra razza’, cresce fra le persone di servizio, fra l’orgoglio paterno del sangue e le prospettive alquanto ridotte della vita in provincia. Sarà lei, per volere del padre, a ereditare le sostanze e il prestigio della famiglia. Affronterà la mondanità palermitana e una vita coniugale in equilibrio tra l’amore per il marito e l’impossibilità di abbandonarglisi, saprà affrontare i capimafia e contenere lo sfascio della famiglia, in un mondo arcaico e barbarico, fotografato nel momento della fine.

La bruttina stagionata, Carmen Convito

Marilina Labruna vive in una Milano livida, popolata di donne solitarie e di furbi che approfittano dei bisogni d’amore. Perciò lei, quarantenne non brutta ma, peggio, bruttina, deve trovare un modo diverso di trionfare. Da questo romanzo sono stati tratti un monologo teatrale (interpretato da Gabriella Franchini con la regia di Franca Valeri, adattamento di Ira Rubini) e un film (interpretato da Carla Signoris, sceneggiatura e regia di Anna Di Francisca).

Menzogna e sortilegio, Elsa Morante

Scritto subito dopo la seconda guerra mondiale, la Morante con questo romanzo ha iniziato il suo lungo percorso letterario. ‘O impareggiabile prosapia! Mia madre fu una Santa, mio padre un granduca in incognito, mio cugino Edoardo un ras dei deserti d’oltretomba e mia zia Concetta una profetessa regina. Si fissarono così, in solenni aspetti a me familiari, le maschere delle mie futili tragedie…’. Così assediata da tali ‘magnifiche’ ombre, l’io narrante di Menzogna e sortilegio s’incammina verso la necropoli del proprio mito familiare: pari a un archeologo che parte verso una città leggendaria.

 

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