Abbiamo parlato di come sopravvivere al rientro in città attraverso la lettura, ma questa volta vogliamo provare a vivere la città attraverso delle storie capaci di farcela vedere, percepire in modo diverso. Non sempre sono solo uno sfondo: alle volte sono luoghi importanti, protagoniste anche loro. E se Sartre lo aveva lasciato intendere con “La nausea”, oggi vogliamo proporvi delle letture diverse, capaci di portarvi lo sguardo di altri scrittori che vi racconteranno la città, con i suoi umori, le sue contraddizioni e la capacità di plasmare le vite umane.
7 storie indimenticabili in cui la città diventa protagonista
Roma, New York, Torino, Calcutta, Lima, Lisbona e città che non puoi vere: ognuna di queste ci mostra che la città non è mai neutra. È un luogo che ci forma, ci influenza, ci costringe a fare i conti con noi stessi.
“La città dei vivi” Nicola Lagioia
Lagioia ci presenta una Roma oscura come non l’avete mai letta, ispirata all’omicidio di Luca Varani (2016): una capitale ferita, contraddittoria, che molti stenteranno a credere vera.
Un romanzo-inchiesta che è anche una riflessione sul male, quello di Lagioia, dove i quartieri eleganti e luminosi si alternano a periferie dimenticate e segreti inconfessati. Tra le pagine di questo fantastico libro, Roma si mostra in tutta la sua duplicità, con notti fatte di eccessi e abissi morali.
Lagioia costruisce una narrazione che va oltre il fatto di cronaca e diventa un viaggio nella parte più oscura della società contemporanea, in cui Roma è lo specchio di un’Italia fragile e corrotta, capace però di affascinare e respingere nello stesso tempo.
“Città di vetro – Trilogia di New York” di Paul Auster
Il primo volume della “Trilogia di New York”, è un romanzo che comincia come un giallo e diventa presto una riflessione esistenziale dello scrittore solitario Daniel Quinn.
Ricevuta una telefonata destinata a un investigatore privato, Quinn decide di prenderne i panni e impersonarne il ruolo: da li in poi, la sua vita diventa un’intreccio che confonde identità, finzione e realtà.
New York diventa un labirinto: le strade infinite, i grattacieli che si riflettono a vicenda, la sensazione di perdersi in un luogo che sembra vivo e ostile.
Paul Auster ci mostra una metropoli alienante, dove la ricerca di un senso è sempre destinata a smarrirsi tra mille direzioni possibili. Un noir che trasforma la città in un enigma.
“La città e la casa” di Natalia Ginzburg
Natalia Ginzburg racconta i personaggi tramite un romanzo epistolare, lettere che viaggiano tra Roma e Torino, e tracciano scenari profondamente umani, intimi.
Non parliamo di trame monumentali, ma scopriamo quartieri popolari, case familiari, ricordi che affiorano…
La città diventa così un luogo della memoria e dell’affetto, specchio dei rapporti umani, dove i personaggi di Ginzburg si confrontano con la solitudine e la ricerca di una stabilità che sembra sempre mancare.
Ginzburg restituisce una geografia affettiva, fatta di tram, piazze, appartamenti che diventano rifugi o prigioni: una città che non è solo esterna, ma anche interiore.
“Le città invisibili” di Italo Calvino
E di costruzioni parla anche Calvino con un libro che ha cambiato per sempre il nostro modo di intendere lo spazio urbano: Marco Polo racconta a Kublai Khan città che non esistono, ma che sono metafore dell’esistenza.
Ogni città è un simbolo: memoria, desiderio, morte, amore, solitudine. Ci sono città costruite sulle corde di un violino, città sospese, città che vivono solo nei ricordi di chi le abita.
Calvino usa la leggerezza per affrontare i grandi temi della vita e mostra come ogni città reale abbia un suo doppio invisibile, fatto di storie e significati. Dopo aver letto queste pagine, nessuna città ci sembrerà più banale: ogni strada diventa simbolo, ogni edificio metafora, ogni piazza un racconto.
“La città della gioia” di Dominique Lapierre
Un romanzo-reportage ambientato a Calcutta, una delle città più povere e sovrappopolate del mondo dove si lotta per la sopravvivenza.
Lapierre racconta le vite di medici, missionari e abitanti delle baraccopoli, mostrando la miseria estrema per le strade affollate della città, ma anche la dignità e la speranza che resistono.
Tra malattie, fame e soprusi, emergono storie di amore, generosità e coraggio. Calcutta diventa così un paradosso: la città del dolore più atroce e, allo stesso tempo, la città della gioia, quella che insegna a trovare la forza di vivere nonostante tutto.
“La città e i cani” di Mario Vargas Llosa
Ambientato nella scuola militare Leoncio Prado di Lima, negli anni ’50, questo romanzo segna l’esordio di Vargas Llosa e il suo successo internazionale.
I cadetti vivono in un microcosmo brutale, fatto di violenza, gerarchie, sopraffazioni. Le dinamiche interne della scuola militare diventano il riflesso di una società corrotta e repressiva, e Lima appare come lo specchio del Perù intero: un paese diviso, crudele, dove il potere schiaccia i più deboli.
Vargas Llosa racconta la violenza istituzionalizzata e la crudeltà come parte della formazione dei giovani, mostrando una città in cui crescere significa imparare a sopravvivere.
“Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi
Lisbona, estate del 1938. Pereira è un giornalista anziano, appassionato di letteratura francese, che si trova a vivere in un’epoca segnata dalla dittatura di Salazar.
La città è calda, assolata, apparentemente tranquilla, ma sotto la superficie si agitano i fermenti della storia. Pereira conduce una vita abitudinaria, ma l’incontro con un giovane antifascista lo costringe a fare i conti con la coscienza…
Lisbona diventa scenario di un risveglio morale: tra i tram, i caffè e le colline che guardano il fiume Tago, Tabucchi costruisce un romanzo che parla di responsabilità e coraggio. Una città che sembra sospesa nel tempo e che diventa simbolo della necessità di scegliere, sempre, da che parte stare.