Dal dark academia di Donna Tartt al romanzo-mondo di Goliarda Sapienza: libri che “tirano” pagina dopo pagina
Esistono libri impossibili da mettere giù. Ti prometti: “Un capitolo e basta”, e ti ritrovi alle due di notte con la luce accesa. Non è (solo) questione di lunghezza: è il ritmo, l’atmosfera, la tensione emotiva. Oggi vogliamo consigliarvi sette libri che si leggono tutti d’un fiato. Generi diversi, ma stessa potenza narrativa, libri perfetti per chi cerca storie capaci di catturarti senza lasciarti scampo.
“Dio di illusioni” di Donna Tartt
La storia è ambientata in un college d’élite del Vermont. Un piccolo gruppo di studenti di greco antico vive come una setta estetizzante, isolata dal campus e dal mondo. A legarli, riti dionisiaci, un carisma professorale che sfiora l’ipnosi e un’amicizia che diventa complicità.
Richard, outsider californiano, entra nel circolo e ne rimane stregato, finché una crepa — un errore, un eccesso, un atto irreparabile — incrina per sempre la superficie lucida della loro vita. Non è un giallo classico, ma un whydunit magnetico: sappiamo cosa è successo, il punto è capire perché e come si sopravvive alla colpa.
Donna Tartt orchestra un dark academia tesissimo — anzi, fonda la definizione di dark academia con questo stesso libro. Una storia che oscilla tra bellezza e abisso, tra amicizia e manipolazione, fino a un epilogo gelido.
“I vedovi” di Boileau-Narcejac
La gelosia portata al limite della paranoia: un uomo convince se stesso che l’amata lo tradisca; il delirio si autoalimenta e sfocia in un omicidio… ma quello non è che l’inizio. La perfezione del duo Boileau-Narcejac sta nel ribaltare continuamente le certezze del lettore: ogni prova, a guardarla da vicino, può significare l’opposto; ogni alibi diventa trappola. Il titolo geniale e ambiguo svela il suo senso solo alla fine.
“M. Il figlio del secolo” di Antonio Scurati
Premio Strega 2019, poi base della serie TV. Si divora come un thriller, ma è un romanzo storico: dall’adunata dei Fasci di combattimento (23 marzo 1919) al discorso del 3 gennaio 1925. Scurati racconta l’ascesa di Mussolini con un montaggio serrato di scene narrative e documenti d’epoca. Il ritmo è quello della presa del potere, scandito da piazze, giornali, intimidazioni, compromessi; i capitoli si aprono con coordinate precise (luogo, data, protagonista) e trascinano il lettore dentro un presente che diventa destino.
Nessun filtro ideologico: la politica si fa corpo e voce. Forse il page-turner più sorprendente degli ultimi anni, capace di trasformare la storia in suspense.
“American Psycho” di Bret Easton Ellis
New York, anni Ottanta: tra ristoranti alla moda, biglietti da visita in carta filigranata e ossessione per i marchi, c’è Patrick Bateman. Lui è il lato lucidamente folle del sogno yuppie: broker di successo, narcisista perfetto, predatore.
La sua voce piatta scandisce un catalogo di consumi e di violenza, in cui il sadismo è specchio deformante della città. Si legge d’un fiato perché Ellis alterna scarti comici e orrore puro, tenendo il lettore sulla soglia tra realtà e allucinazione.
Alla pubblicazione fu un caso, e continua a esserlo: romanzo odiato e amato, capace di dire qualcosa di disturbante sul nostro rapporto con denaro, immagine, corpi.
“L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza
Romanzo fiume che racconta un secolo attraverso la vita di Modesta, nata poverissima in Sicilia il 1° gennaio 1900 e decisa a non farsi definire da nessuno. Dal convento a un palazzo aristocratico, da amori “scandalosi” a scelte politiche fuori rotta, Modesta reinventa il proprio destino con un’intelligenza feroce: prende il piacere, il sapere, la ricchezza, l’autonomia.
Sapienza scrive una protagonista vasta, contraddittoria, magnetica; la prosa ha un’energia carnale che spinge avanti pagina dopo pagina. Libro conteso e pubblicato integralmente solo postumo, oggi è un classico “vivo”: libertà femminile, potere, desiderio, classe — temi che non smettono di accenderlo.
“Genie la matta” di Inès Cagnati
Parla di due donne, una figlia (Marie) e una madre (Eugénie, detta Génie), ripudiate dal villaggio e confinate ai margini, tra campi e fango. La comunità le addita, la famiglia le ha cancellate: la bambina cresce adorando una madre che il mondo chiama “matta”, capace di un amore assoluto e di un dolore che la chiude al linguaggio.
Cagnati racconta con una voce cristallina e tagliente: frasi brevi, immagini naturali, una tenerezza che fa male. È un libro-urto: lo inizi e non lo posi, perché ogni pagina è una domanda su classe, stigma, maternità, violenza. Poche storie hanno raccontato così la lealtà tra madre e figlia contro tutti.
“Follia” di Patrick McGrath
Anni ’50, Inghilterra. Stella Raphael, moglie del vicedirettore di un manicomio criminale, s’innamora ossessivamente di Edgar Stark, scultore internato per uxoricidio. Fuga, menzogne e violenza innescano una spirale che distrugge matrimonio e famiglia. A raccontare è lo psichiatra Peter Cleave, narratore ambiguo che “cura” Stella mentre la desidera. La passione diventa follia e trascina tutti verso un esito tragico.