Leggere non significa soltanto arricchire la propria biblioteca personale, ma anche avere a disposizione storie da raccontare, aneddoti e riferimenti che catturano l’attenzione: insomma, vantarsi un po’ con gli amici, fare colpo su qualcuno, sembrare il più brillante di casa…
Leggere è un po’ come svelare un tesoro nascosto, essere il Faria della situazione, e perciò non basta aver letto un libro qualunque. Tra lettori, la vera sorpresa avviene quando un titolo nuovo e interessante viene tirato fuori dal cilindro, e la vera opera pia è farlo scoprire a qualcun altro.
Noi siamo qui oggi per consigliarvi dei titoli poco conosciuti con una sola cosa in comune: non essere mai ovvi.
7 libri da leggere per sorprenderti e sorprendere chiunque
Alcuni sono romanzi monumentali dimenticati, altri racconti filosofici travestiti da fiaba, altri ancora sperimentazioni narrative che anticipano il futuro. Ognuno, a modo suo, è in grado di lasciare un segno e, soprattutto, di sorprendere chi li ha in mano per la prima volta.
“Il museo dell’innocenza” di Orhan Pamuk
Il premio Nobel turco Orhan Pamuk racconta la storia di Kemal, un ricco uomo d’affari che s’innamora perdutamente della giovane Füsun, cugina lontana e commessa di umili origini: una storia clandestina che si dipana in un romanzo monumentale e che s’interrompe bruscamente, portando Kemal nel vortice dell’ossessione del collezionismo. Cucchiaini, fermagli, pacchetti di sigarette, vestiti: tanti piccoli oggetti vengono recuperati e diventano reliquie di quest’amore impossibile…
Il romanzo è sorprendente non solo per la storia in sé, ma anche per il modo in cui Pamuk intreccia letteratura e realtà: a Istanbul esiste davvero un “Museo dell’Innocenza”, creato dall’autore, che raccoglie gli oggetti descritti nel libro. Leggerlo significa entrare in una narrazione che si espande oltre le pagine, unendo memoria, desiderio e follia. Un romanzo immersivo a dir poco.
“La città dei libri sognanti” Walter Moers
Pubblicato nel 2004, questo romanzo fantasy porta il lettore nel continente immaginario di Zamonia.
Dopo la morte del suo maestro, il giovane scrittore Ildefonso de’ Sventramitis riceve un manoscritto perfetto e parte per Librandia, la mitica città dedicata ai libri. Tradito da un libraio e avvelenato, finisce nelle catacombe sotterranee, un labirinto popolato da creature mostruose e libri viventi.
Sopravvive a pericoli incredibili, incontra il misterioso Re delle Ombre — vero autore del manoscritto — e, attraverso il crollo della città, trova la sua strada di scrittore. Moers trasforma Librandia in un omaggio delirante e affettuoso alla letteratura, tra satire editoriali, avventure bizzarre e una dichiarazione d’amore al potere dei libri.
Perfetto se volete parlare di un fantasy fuori dagli schemi e sicuramente poco conosciuto.
“La donna di Gilles” di Madeline Bourdouxhe
Scritto nel 1937, è un romanzo breve ma folgorante. Élisa, moglie devota di un operaio, vive interamente per il marito Gilles, finché non scopre che lui ha una relazione con sua sorella Victorine.
Invece di ribellarsi, Élisa sceglie il silenzio e continua ad accudirlo, trasformando il dolore in una forma estrema di dedizione. Ma la sua speranza di riconquistarlo la consuma lentamente, fino a spingerla a togliersi la vita.
Con una prosa limpida e implacabile, Bourdouxhe racconta l’amore assoluto e autodistruttivo, tanto da colpire anche Simone de Beauvoir, che lo elogiò come un piccolo capolavoro della letteratura francese.
“La morte di Virgilio” di Hermann Broch
Nel 1945, Hermann Broch immagina le ultime ore di vita del poeta Virgilio, in viaggio verso Brindisi, mentre riflette sulla sua opera, sulla potenza della parola e sulla possibilità di distruggere l’“Eneide”. Un romanzo poco conosciuto, che ha fatto tremare generazioni di lettori e critici.
È un libro che sorprende per la sua densità filosofica e poetica. La prosa è visionaria, ipnotica, ricca di simboli. Non è un testo semplice, ma proprio per questo suscita ammirazione: citare “La morte di Virgilio” significa mostrare di conoscere un capolavoro quasi dimenticato, che interroga il senso della creazione artistica e del rapporto tra vita e letteratura.
“Fascismo e democrazia” di George Orwell
“1984” e “La fattoria degli animali” sono i titolo più mainstream di George Orwell , ma pochi sanno che tra i suoi scritti brevi ci sono saggi politici di straordinaria lucidità. “Fascismo e democrazia” raccoglie interventi e riflessioni scritti negli anni Trenta e Quaranta, in cui l’autore analizza i pericoli delle dittature, i limiti del capitalismo, la fragilità della libertà.
Si tratta di un testo essenziale per capire il suo pensiero politico, che come evidenziano i suoi libri più famosi non fu mai astratto. Orwell, immerso nella realtà del suo tempo, rese il testo così attuale e vibrante da farlo giungere fino a noi nel 2025 con la stessa immortalità di “1984”.
Un titolo che sorprende perché mostra un Orwell diverso, meno scolastico e più militante, che riconosce come la democrazia non è mai garantita e che va difesa con attenzione critica.
“La città assediata” di Clarice Lispector
Clarice Lispector è conosciuta per “La passione secondo G.H.” o “Acqua viva”, ma questo romanzo del 1949 rimane meno noto e altrettanto affascinante. Racconta la storia di Lucrécia Neves, giovane donna che vive in una città brasiliana in espansione, metafora del corpo e della mente.
Il romanzo non ha una trama lineare: è piuttosto un flusso di coscienza che esplora le inquietudini della protagonista, i suoi desideri e le sue paure, in un intreccio tra realtà e visione.
Lo stile di Lispector è denso, poetico, quasi mistico: leggere “La città assediata” è come entrare in un sogno che mette a nudo l’anima. Citare questo titolo significa conoscere la parte più intima e meno scontata della scrittrice brasiliana.
“Il libro di Merlino” di T.H. White
Pubblicato postumo nel 1977, questo libro rappresenta il capitolo conclusivo del ciclo arturiano iniziato con “La spada nella roccia”.
T.H. White immagina un Artù anziano, ormai vicino alla fine, che dialoga con Merlino e gli animali sulla natura dell’uomo, sul potere e sulla guerra.
Non si tratta di un romanzo d’avventura, ma di una riflessione filosofica travestita da fiaba. Attraverso parabole e trasformazioni magiche, Merlino cerca di insegnare al re che la violenza è destinata a fallire, e che solo la comprensione reciproca può salvare l’umanità.
È un testo sorprendente perché rivela un lato meno conosciuto della leggenda arturiana: non più solo cavalieri e battaglie, ma una meditazione etica di grande attualità.