7 libri da leggere in 7 giorni

20 Agosto 2025

7 libri brevi e intensi da leggere in 7 giorni: romanzi folgoranti che regalano emozioni indimenticabili in poche pagine.

7 libri da leggere in 7 giorni

Esistono due tipi di lettori: quelli che abbandonano i libri e quelli che faticano a farlo, anche se non sono del tutto convinti da quello che stanno leggendo. In questo articolo parleremo a entrambi, ma soprattutto agli ultimi citati, che siamo certi ringrazieranno per la trovata presa imprestato dai social…

7 libri in 7 giorni

Ci sono letture che sembrano montagne da scalare, quelli da mille e più pagine — “Il conte di Montecristo” ne è un esempio — che, per quanto belli possano essere, richiedono una certa pazienza e concentrazione. Per leggerli c’è bisogno di tempo: settimane, se non mesi addirittura; poi ci sono libri brevi, intensi, da leggere a colazione, in un pomeriggio o in una manciata di sere. Ne abbiamo già parlato più volte con quelli inferiori alle 100 pagine, che sanno restare impressi nella memoria molto più di certi tomi monumentali, ma stiamo cominciando a trascurare le cosiddette vie di mezzo.

Anche oggi parleremo di libri molto brevi, che potete leggere in 24 ore: uno al giorno per completare la settimana. Piccoli gioielli che, se non conoscete, dovete assolutamente recuperare.

Non mi ricordo niente” di Nora Ephron (128 pagine)

Nora Ephron, sceneggiatrice brillante di capolavori come “Harry ti presento Sally”, si racconta in questa breve raccolta di saggi con la sua inconfondibile ironia. Parla della sua memoria ballerina e si confessa di come la mente, tra vuoti e smarrimenti, sia capace di perdere frammenti di Storia, personaggi ed eventi epocali a cui ha perfino assistito in prima persona, ma paradossalmente non quella ricetta di famiglia che tanto le piace, l’inizio della carriera o i tabù familiari…

Un libro che si legge in poche ore, ma che lascia un sorriso amaro: un invito a non prendere troppo sul serio né se stessi né la memoria, perché la vita non è una sequenza perfetta, ma un mosaico incompleto.

Piccoli racconti di misoginia” di Patricia Highsmith (112 pagine)

Patricia Highsmith, nota per i suoi thriller psicologici e per aver creato personaggi ambigui come Tom Ripley — “Il talento di Mr. Ripley” —, ci regala una raccolta breve e folgorante che mostra il lato più feroce e satirico della sua scrittura: diciassette racconti rapidi come pugnalate, in cui donne apparentemente normali — mogli, amanti, figlie, artiste mancate — diventano assassine, manipolatrici, vittime e carnefici insieme. Il titolo è volutamente provocatorio: più che misoginia, qui si esplora l’assurdità delle relazioni, le trappole del vivere quotidiano e l’inquietudine che si nasconde dietro la rispettabilità borghese.

È un libro perfetto da leggere in una sera: corto, ma capace di lasciare quella sensazione disturbante tipica della Highsmith, come se anche i vicini di casa potessero nascondere segreti oscuri.

L’ora di greco” di Han Kang (163 pagine)

Libro virale sul BookTok, e non a caso. Han Kang, Premio Nobel, questa volta abbandona la il trauma storico di un Paese e torna a raccontare il trauma personale, la psicologia del singolo, come per “La vegetariana”.

Protagonista è una donna che ha perso la parola: non riesce più a comunicare, e il suo silenzio sembra scavare un abisso tra lei e il mondo. A restituirle una possibilità di rinascita sarà l’incontro con un insegnante di greco, un uomo che a sua volta sta perdendo la vista. Nella penombra delle loro lezioni, nasce un legame fragile, fatto di sguardi e silenzi, che diventa un modo per riappropriarsi del linguaggio, della voce e forse della vita stessa.

Un romanzo breve, simbolico, intenso, che dimostra come le parole siano strumenti di cura e di resistenza. Si legge in poche ore, ma è uno di quei libri che restano e stratificano.

Il catino di zinco” di Margaret Mazzantini (140 pagine)

È il romanzo d’esordio di Margaret Mazzantini, scritto con la forza aspra e poetica che caratterizzerà anche le sue opere successive. Racconta la vita di Antenora, una donna del Novecento che attraversa dittature, guerre e ricostruzioni, senza mai perdere la propria indipendenza interiore.

Confinata nei ruoli di figlia, moglie, madre, nonna, riesce comunque a incarnare un matriarcato silenzioso, caparbio, che regge la famiglia e il mondo attorno a sé. In poco più di cento pagine, Mazzantini compone un ritratto potente del femminile: niente sentimentalismi, niente smancerie, ma la forza ruvida di chi resiste. Un romanzo breve, intenso, che mostra come le vite “minori” possano essere epiche.

L’ultimo giorno di un condannato a morte” di Victor Hugo (176 pagine)

Scritto nel 1829 ma incredibilmente attuale, questo breve romanzo di Hugo è un atto d’accusa contro la pena capitale. La voce narrante è quella di un uomo anonimo, chiuso in cella in attesa dell’esecuzione. Non sappiamo chi sia, né quale sia il suo crimine, ma non è necessario: la sua angoscia, la sua paura, il suo desiderio di tempo sono quelli di ogni uomo, di ogni epoca. È un libro che si legge d’un fiato e che colpisce al cuore per la sua semplicità.

La pena di morte non viene discussa con numeri o leggi, ma con il respiro spezzato di chi attende la fine. Breve, universale, sconvolgente.

Lo squalificato” di Osamu Dazai (128 pagine)

Un piccolo classico giapponese, amato da generazioni di lettori, che racconta la parabola tragica di Yozo, un uomo incapace di adattarsi alla società. Le sue buffonate, i suoi tentativi di mascherare il disagio dietro la risata, i suoi amori tormentati e i fallimenti politici e personali compongono il ritratto di un’anima alla deriva. Metafora della depressione più nera, è una piccola perla che non può non essere letta almeno una volta nella vita.

Dazai, che proiettò nel personaggio molti tratti autobiografici, ci consegna un libro breve ma devastante: un romanzo che parla di alienazione, colpa, auto-distruzione, con uno stile diretto e disarmante. Una lettura rapida, ma che lascia ferite profonde.

La vita normale” di Yasmina Reza (190 pagine)

Conosciuta come drammaturga, Yasmina Reza osserva nel romanzo i tribunali francesi non come una cronista, ma come una scrittrice. Non le interessano i verdetti, ma i dettagli: un gesto, una postura, una frase detta per caso. In questo libro segue processi oscuri e clamorosi, ma a emergere non è la giustizia: è la vita quotidiana, la banalità del male, il confine sottile tra normalità e tragedia.

Con la sua scrittura secca e precisa, l’autrice mostra che ogni processo è lo specchio della società, e che dietro ogni imputato, vittima o testimone c’è qualcosa che ci riguarda. Un libro breve, ma densissimo, che spiazza e costringe a guardare il mondo con occhi diversi.

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