7 classici da riscoprire il prima possibile

26 Novembre 2025

7 classici da riscoprire, ingiustamente dimenticati: riscopri l'amore impossibile, le fiabe barocche e i viaggi esistenziali. Un articolo diverso dal solito.

7 classici da riscoprire il prima possibile

Nonostante le librerie siano inondate da un incessante flusso di novità, esiste un tesoro narrativo che aspetta nell’ombra: i classici, gemme letterarie che, pur avendo lasciato un segno indelebile, sono state ingiustamente messe in disparte dalle mode, o silenziate dal tempo.

I classici non invecchiano

Riscoprirli oggi significa non solo fare un atto di giustizia letteraria, ma trovare narrazioni che parlano con chiarezza ai nostri conflitti moderni.

Questa selezione è un invito a recuperare sette di questi capolavori eterogenei, ognuno dei quali offre una prospettiva unica sul mondo.

Incontreremo l’amore impossibile e gentile tra una vedova e un capitano fantasma, il tumulto interiore di una donna borghese travolta in sole ventiquattr’ore, e l’esuberante fantasia delle fiabe occidentali. Attraverseremo epoche e luoghi: dall’epopea di un ponte balcanico che ha visto passare la storia a un viaggio esistenziale nelle terre desolate della Patagonia.

Preparatevi a immergervi in queste storie. Vi dimostreranno che i classici che contano non sono solo quelli famosi, ma quelli che ci interrogano, ci commuovono e ci offrono un inatteso senso di appartenenza.

“Padre Sergij” di Lev Tolstoj

Padre Sergij” è uno dei racconti più intensi e autobiografici di Lev Tolstoj, scritto tra il 1890 e il 1898, un periodo in cui l’autore era al culmine della sua predicazione morale e religiosa. La storia inizia con il principe Stepan Kasatskij, un brillante e promettente giovane ufficiale della guardia imperiale dello Zar Nicola I, noto per il suo orgoglio e la sua assoluta devozione alla perfezione.

Inaspettatamente, Kasatskij abbandona la vita mondana e la promessa di una brillante carriera per abbracciare la vita monastica, in una drammatica ricerca di santità e verità spirituale.

Una volta diventato monaco, con il nome di Padre Sergij, l’uomo intraprende un lungo e travagliato percorso spirituale, che si trasforma rapidamente in una parabola teologica. Il suo ritiro dal mondo è un tentativo di confronto avventuroso e totalizzante con un Dio sconosciuto che abita dentro di lui e, al tempo stesso, con le tempeste del suo io.

La sua vita ascetica è costantemente minacciata e messa alla prova da tentazioni che includono l’orgoglio spirituale, il dubbio sulla vera fede e, in particolare, la sensualità che lo tormenta.

Nel suo sforzo disperato e tragico di raggiungere la santità, ogni certezza che aveva prima della conversione viene via via distrutta, lasciando spazio, alla fine, a un’immensa e quasi terrificante libertà spirituale, conquistata al prezzo di grandi sofferenze. Il racconto riflette gli ideali cristiani, integralisti e antiecclesiastici di Tolstoj, risultando potentemente eretico per l’epoca.

L’autore riversò in quest’opera i suoi personali conflitti: il racconto era un modo per chiedersi se fosse riuscito a eguagliare il rigore e la purezza spirituale che egli stesso predicava. Padre Sergij è, dunque, una profonda indagine sull’ipocrisia, la vanità nascosta dietro la devozione e la difficoltà di un uomo nel vincere la battaglia contro se stesso per raggiungere la vera luce e la pace interiore.

“Una ragazza fuori moda” di Louisa May Alcott

Una ragazza fuori moda” di Louisa May Alcott, autrice di “Piccole Donne”, è un romanzo che affronta con garbo e ironia lo scontro tra due mondi opposti: la semplicità e l’autenticità della vita di campagna e la superficiale formalità della città. La protagonista è Polly Milton, una ragazza di campagna schietta, affettuosa e semplice, che incarna i valori di modestia e genuinità. Il titolo deriva dal fatto che Polly indossa abiti modesti e “fuori moda”, non curandosi delle apparenze esteriori, poiché per lei la vera ricchezza risiede altrove.

La sua controparte è Fanny Shaw, una ragazza di città benestante che, al contrario, adora seguire le mode all’ultimo grido e ogni frivolezza mondana. Quando Polly arriva in città come ospite di Fanny e della sua famiglia, le premesse per una convivenza armoniosa sono scarse. L’incontro tra i loro stili di vita, e le rispettive visioni del mondo, genera inizialmente frizioni e incomprensioni.

Eppure, contro ogni aspettativa, tra le due giovani nasce un’amicizia autentica e sorprendente. Fanny, abituata alla formalità e al calcolo sociale, viene gradualmente conquistata dalla spontaneità contagiosa e dall’ottimismo indomabile di Polly, che le insegna, attraverso l’esempio, che la vera eleganza risiede nel carattere e nell’anima. La famiglia Shaw nel suo complesso, grazie all’influenza di Polly, riscopre valori di calore e semplicità.

Parallelamente, si sviluppano i sentimenti di Polly verso l’impetuoso fratello di Fanny, Tom. Con il passare degli anni, il legame con l’intera famiglia e in particolare con Tom si fa sempre più forte. Il romanzo segue l’evoluzione di Polly da ragazza di campagna a giovane donna, riscrivendo le regole dell’amicizia e dell’amore e dimostrando come l’autenticità possa scardinare le convenzioni e lasciare un segno profondo.

Alcott ci regala una storia rassicurante e attuale sulla potenza della bontà d’animo contro il conformismo.

“In Patagonia” di Bruce Chatwin

In Patagonia” di Bruce Chatwin non è un semplice diario di viaggio, ma un’opera complessa che riflette sul significato stesso dell’errare e sul fascino esercitato dai luoghi remoti. La Patagonia, questa terra ai confini del mondo, viene presentata non solo come una regione geografica, ma come un luogo mitico che evoca concetti di isolamento, mistero e destino, fin dai tempi di Coleridge e Melville.

L’interesse di Chatwin per questa regione nasce in parte dal suo desiderio di trovare un rifugio dalla minaccia della distruzione nucleare, e in parte dalla leggenda di un mostro preistorico e di un parente navigatore.

L’autore si avventura in un tour non turistico, scoprendo il potere inebriante del viaggio, che permette di disperdersi e di riscoprire l’incanto di un mondo sempre più omologato. La Patagonia si rivela un paesaggio di estremi, mutabile e sfuggente come un miraggio: a volte deserto silenzioso, a volte terra satura di simboli e storie. Qui, l’immensità e l’irrealtà del paesaggio, disabituato alla presenza umana, la rendono un perfetto ricettacolo per l’allucinazione, la solitudine e l’esilio.

Ogni tappa del viaggio è un tassello di un mosaico narrativo unico: l’autore incontra personaggi straordinari e storie dimenticate che formano un vero e proprio “arcipelago di vite”. Tra queste figure vi sono discendenti di coloni gallesi che mantengono tradizioni folli, gli spiriti elusivi di Butch Cassidy e Sundance Kid, e gli esuli provenienti da mezza Europa (Lituani, Scozzesi, Russi, Tedeschi) che vagano in lutto per le loro patrie perdute.

Chatwin non tralascia il confronto con la storia antica, come l’incontro con gli aborigeni e gli scavi che rivelano i resti di unicorni dipinti nelle caverne.

Pubblicato nel 1977, questo libro è una “miniatura di romanzo” in cui ogni incontro è una tappa e ogni narrazione è intrisa di fantasmi che si muovono sullo sfondo della “calma primitiva” del deserto. Fedele all’ideale del “dio dei viandanti” di W.H. Hudson, Chatwin riconsegna la Patagonia non come un luogo su una mappa, ma come un luogo mitico che manca alla nostra “geografia personale”, trasformando il viaggio in una sorta di innamoramento.

“Il ponte sulla Drina” di Ivo Andrić

Il ponte sulla Drina” è un’epopea storica che narra la vita della città bosniaca di Višegrad e della sua gente, lungo un arco di tempo che va dal Cinquecento fino agli inizi della Prima guerra mondiale. Al centro del romanzo, sia fisicamente che simbolicamente, si erge il ponte Mehmed-paša Sokolović, un’imponente costruzione in pietra sul fiume Drina.

Višegrad sorge alla confluenza di due mondi – quello cristiano e quello musulmano – ed è da sempre una città di incontro, ma anche di scontro, tra fedi, culture e tradizioni diverse.

Il ponte stesso fu eretto nel sedicesimo secolo per volere del visir Mehmed-paša, e da allora è diventato molto più di una semplice via di comunicazione. Per la popolazione locale, il ponte è allo stesso tempo un simbolo dell’oppressione del potere ottomano (costruito con la fatica e i sacrifici dei cristiani) e una testimonianza tangibile della fusione, spesso dolorosa, di due universi.

Andrić utilizza il ponte come palcoscenico immobile e testimone silenzioso degli eventi storici e dei drammi umani che si susseguono per quasi quattro secoli. La narrazione si sviluppa come un grande affresco, descrivendo l’evoluzione della città, le dominazioni che si alternano (ottomana e, successivamente, austro-ungarica), i terremoti, le inondazioni e le insurrezioni.

Attorno a questo monumento, i destini degli abitanti – contadini, commercianti, soldati, ebrei, serbi e turchi – si intrecciano in vicende complesse, fatte di gioia, sofferenza, superstizioni e atti di eroismo e crudeltà.

Il libro è una commossa riflessione sulla storia turbolenta di questa regione, all’epoca un simbolo della “Bosnia romantica”, e sull’eterno conflitto tra Oriente e Occidente. Attraverso le sue pagine, Andrić si conferma un profondo interprete del destino dei Balcani, offrendo un’analisi lucida e poetica sulla fragilità dell’esistenza umana di fronte alla monumentalità del tempo e alla forza distruttiva della storia.

“Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile

Conosciuto anche come “Il racconto dei racconti”, “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile è un’opera monumentale, scritta a Napoli in piena età barocca. È considerata la raccolta di fiabe più antica d’Europa in lingua volgare e la prima a presentare una struttura narrativa complessa, che mescola sapientemente tradizione popolare e raffinatezza letteraria.

L’opera è un capolavoro di architettura narrativa, costruita sul modello del “Decameron” di Boccaccio. Inizia con una cornice: la principessa Zoza, vittima di una maledizione che le impedisce di ridere, viene finalmente liberata dall’incantesimo. Tuttavia, innesca involontariamente l’ira di un’Orchessa, la quale si vendica rubandole il posto accanto al marito. Per svelare l’inganno e riconquistare la sua posizione, Zoza si affida a dieci anziane narratrici che, per cinque giornate consecutive, raccontano un totale di cinquanta fiabe, svelando le trame ordite dall’Orchessa e preparando il finale in cui Zoza trionfa.

Le cinquanta favole, scritte in una lingua teatrale e vivida, un vero e proprio napoletano barocco, offrono un panorama esuberante e fantastico. Vi si muovono figure memorabili e iconiche: orchi orrendi, draghi feroci, principi belli e sciocchi, fate potentissime, principesse capricciose e animali parlanti, il tutto immerso nei paesaggi e nei riti del Mediterraneo.

Molte di queste storie, come Cenerentola, La Bella Addormentata e Gatto con gli stivali, sono servite da fonte diretta o da ispirazione per le successive raccolte di maestri della fiaba come Charles Perrault e i fratelli Grimm.

Basile non solo registra il folklore popolare, ma lo reinventa con umorismo, fantasia e un gusto macabro e meraviglioso tipico del Barocco. Lo cunto de li cunti è, in sostanza, la base della moderna fiaba occidentale, un testo che continua ad esercitare un fascino irresistibile e che è essenziale per comprendere oltre trecento anni di letteratura popolare e colta in Italia e in Europa.

“Ventiquattr’ore nella vita di una donna” di Stefan Zweig

Ambientato nei primi anni Venti in un lussuoso e sonnolento hotel sulla Costa Azzurra, il romanzo breve di Stefan Zweig si apre con uno scandalo che sconvolge la quiete della villeggiatura. L’oggetto del pettegolezzo è Madame Henriette, una donna considerata irreprensibile, moglie e madre rispettabile, che fugge in piena notte con un giovane e affascinante francese appena conosciuto.

La sua azione innesca immediatamente un dibattito tra gli ospiti, dividendo la comunità tra chi la condanna e chi, come il narratore-protagonista, cerca di difenderla e comprendere le ragioni dietro un gesto così impulsivo.

A prendere le difese della donna in fuga è Mrs. C., una distinta signorina inglese di mezza età e di elevata moralità. Trovandosi in sintonia con il narratore, e colpita dal suo desiderio di non giudicare, decide di confidargli il suo segreto più intimo e sconvolgente, un racconto che ha tenuto celato per trent’anni: la sua stessa esperienza di ventiquattr’ore che le hanno cambiato per sempre la vita.

Il cuore del romanzo è la sua confessione. Mrs. C. narra di un singolo giorno in cui, in preda a una forza emotiva incontenibile e inattesa, fu travolta dalla passione e dal caso, compiendo a sua volta un gesto che sfidava tutte le convenzioni sociali e morali che l’avevano guidata fino a quel momento.

Zweig, con la sua ineguagliabile maestria narrativa e la profonda capacità di indagine psicologica, crea un racconto moderno e appassionato sull’imprevedibilità del destino e sull’impeto dei sentimenti. La storia esplora come un singolo, breve intervallo di tempo possa condensare l’intera gamma delle emozioni umane e alterare irreversibilmente il corso di un’esistenza.

Attraverso la voce di Mrs. C., l’autore riflette sul divario tra l’immagine pubblica di una persona e il tumulto interiore nascosto, e sulla forza irresistibile che i sentimenti possono esercitare, rendendo irrilevanti le barriere sociali e la razionalità.

“Il Fantasma e la Signora Muir” di R.A. Dick

Il Fantasma e la Signora Muir” è un romanzo che trascende i confini del tempo e della vita per raccontare una storia d’amore singolare e commovente. Al centro della vicenda c’è Lucy Muir, una giovane vedova risoluta e indipendente. Stanca di sopportare le umiliazioni e la tirannia della suocera e della cognata dopo la perdita del marito, e con la necessità di crescere da sola i suoi due bambini, Lucy decide di prendere in mano le redini della propria esistenza.

La sua unica via d’uscita è accettare un’occasione insolita: affittare per una cifra irrisoria il suggestivo Gull Cottage, una pittoresca dimora sulla scogliera.

Il motivo del prezzo irrisorio è presto svelato: la casa è infestata. Nessuno è mai riuscito a resistere a lungo in quel luogo, a causa della presenza in spirito del suo burbero e fanfarone ex proprietario, il Capitano Gregg. Il Capitano, un lupo di mare sboccato e orgoglioso, mal sopporta l’idea di coinquilini e fa di tutto per scacciarli.

Tuttavia, Lucy si dimostra da subito diversa da chiunque altro: non solo non si spaventa per la sua presenza, ma affronta l’eccentrico fantasma con un misto di ironia e determinazione, rifiutandosi di essere tiranneggiata da un morto come lo è stata dai vivi.

Contro ogni previsione, tra i due spiriti – quello vivo e quello disincarnato – nasce un’amicizia inattesa. Il Capitano Gregg, che in vita era certo di sé ma solo nel profondo del cuore, trova un nuovo scopo nell’aiutare Lucy a ricominciare una vita indipendente.

Lei, a sua volta, scopre nella sua compagnia uno spirito affine che la comprende senza giudicarla. Questo legame si trasforma gradualmente da una semplice complicità in un sentimento ben più profondo e tenero, una forma d’amore unica che sfida le leggi del possibile.

È una storia che indaga la natura dell’anima gemella e chiede se due anime così destinate l’una all’altra possano davvero trovare un modo per vivere il loro “destino”, anche quando la realtà sembra frapporre barriere insormontabili.

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