L’identità non è mai un fatto solitario. È il risultato complesso e stratificato di un’eredità storica, di traumi tramandati, di sogni migratori e del peso ineludibile delle grandi rivoluzioni. È questo il filo conduttore che attraversa il genere letterario delle saghe familiari contemporanee , opere che superano la semplice cronaca di un legame di sangue per diventare vere e proprie lenti d’ingrandimento sulle ferite e sulle trasformazioni che hanno plasmato il mondo moderno.
Questa rassegna si immerge in sei narrazioni straordinarie che, pur svolgendosi in contesti geografici e cronologici estremamente distanti – dalla Campania rurale all’Ucraina in guerra, dalla Lisbona oppressiva all’Inghilterra artistica – condividono l’urgente necessità di ricostruire il passato per illuminare il presente.
Attraverso il destino di donne coraggiose e uomini ambiziosi, scopriamo come le vite private siano state ineluttabilmente travolte dalle forze storiche maggiori, come la dittatura, il comunismo, l’emigrazione forzata e i conflitti mondiali.
Saghe familiari, il genere più amato
In queste pagine si incontrano famiglie di artisti alle prese con la povertà e il genio creativo; si seguono destini plasmati dalla fasciatura dei piedi in Cina fino al fanatismo della Rivoluzione Culturale; si assiste alla lotta di intere stirpi che si muovono tra l’arretratezza del Sud Italia e l’ambizione della nascente metropoli americana.
Dalla ricerca ossessiva di una figlia per il passato taciuto di una madre lavoratrice forzata, al lungo, doloroso cammino di un popolo verso la libertà politica: ogni storia è un documento che trasforma la tragedia personale in testimonianza universale, rendendo palpabile il costo umano dei silenzi storici e delle promesse infrante.
“La famiglia Aubrey” di Rebecca West
“La famiglia Aubrey” è il primo volume della trilogia di Rebecca West, un capolavoro narrativo che si distingue per il suo umorismo pungente e la sua acuta analisi dei legami familiari in un’Inghilterra a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.
La famiglia Aubrey è una stirpe di artisti, un nucleo molto unito ma costantemente alle prese con le difficoltà economiche.
Il padre, Piers Aubrey, è un giornalista e scrittore di talento, molto stimato, che tuttavia vive in un mondo tutto suo, con una disastrosa inclinazione per la cattiva gestione del denaro e il gioco d’azzardo. Non a caso è la madre, Clare, pianista dotatissima, che tiene le fila della famiglia. Clare ha rinunciato a una promettente carriera musicale, ma ha trasmesso la sua passione per la musica ai suoi figli, mantenendo un grande spirito nonostante le continue difficoltà e i frequenti spostamenti dovuti ai problemi economici del marito.
I figli sono un insieme di talenti e personalità distinte. Le due gemelle, Mary e Rose, sono entrambe precoci e votate al pianoforte, descritte come sveglie e disincantate. Il fratello minore, Richard, è adorato e coccolato. Infine, c’è Cordelia, la figlia maggiore, molto bella ma naturalmente meno dotata artisticamente delle sorelle e troppo ottusa per rendersene conto. Questo primo romanzo copre un arco temporale di circa dieci anni, durante i quali la famiglia vive le sue vicende, grandi e piccole, e i figli iniziano a imboccare le proprie strade, così come i loro genitori.
La narrazione, con la sua ricchezza di dettagli e l’elemento di solida affettività che ricorda i romanzi dickensiani, descrive come gli Aubrey affrontano la povertà con grande spirito, offrendo un affresco indimenticabile di personaggi, politica e sogni infranti, ma soprattutto di una straordinaria composizione di famiglia tenuta insieme dall’amore e dall’arte.
“Tornerà la primavera” di Nadia Noio
“Tornerà la primavera” di Nadia Noio è un esordio luminoso e toccante, una saga familiare che abbraccia un secolo di storia italiana, sviluppandosi nella regione della Campania e fondendo la realtà storica con elementi di magia e superstizione popolare.
Il romanzo prende avvio alla fine dell’Ottocento, introducendo La Piccerella, una ragazza ingenua e credulona che lavora al servizio di un’aristocratica famiglia napoletana. La sua innocenza e la sua condizione vengono sistematicamente sfruttate da La Libbardèra, la padrona, dal marito e dal figlio di lei. La vita della Piccerella subisce una svolta drammatica quando scopre di essere incinta, ma è incapace di identificare il padre.
Per evitare lo scandalo, La Libbardèra la confina a casa di una levatrice, dove la giovane mette al mondo il piccolo Orlando, soprannominato Zùfolo. Dopo un periodo di lontananza, madre e figlio riescono a tornare nella casa dei padroni. La Piccerella nutre speranze di un futuro migliore per Orlando, ma i suoi sogni si scontrano con la realtà quando il figlio, ormai cresciuto, incontra la misteriosa Luisa. Questa giovane donna, “figlia di girovaghi”, porta con sé il peso del soprannaturale: è capace di sentire voci e, cosa più importante, di “catturare la malasorte”, introducendo nella trama una dimensione di fatalità e credenza popolare.
La saga prosegue, seguendo un ciclo naturale di vita e morte che si perpetua nonostante i tumulti e i cambiamenti della Storia. Il romanzo si svela come un albero genealogico ricco di figure indimenticabili e destini incrociati. Attraverso l’intimità del ricordo, la magia e la superstizione, Nadia Noio cesella un racconto epico sulla resistenza dell’amore e della vita, destinato a essere tramandato di generazione in generazione.
“Cigni Selvatici: Tre figlie della Cina” di Jung Chang
“Cigni Selvatici” è la vera e monumentale saga umana di tre generazioni di donne – la nonna, la madre e l’autrice stessa – le cui vite si intrecciano con il drammatico e tumultuoso secolo della storia cinese, dal declino imperiale fino alla fine della Rivoluzione Culturale.
La narrazione inizia con la storia della nonna dell’autrice. Nata in un’epoca di tradizioni arcaiche, come la fasciatura dei piedi, la nonna è costretta a diventare la concubina di un potente signore della guerra. Il suo destino getta luce sulle convenzioni e le brutalità della Cina pre-rivoluzionaria.
La seconda parte si concentra sulla madre di Jung Chang, una donna che, pur abbracciando con sincero ideale il comunismo, vede la sua famiglia e il suo matrimonio con un alto funzionario del Partito travolti dalle persecuzioni politiche di Mao.
Le sue sofferenze documentano la spietatezza del Grande Balzo in Avanti e le prime epurazioni.
L’ultima parte è dedicata alla storia dell’autrice, Jung Chang. Cresciuta come una devota Guardia Rossa, vive in prima persona il fanatismo e le disillusioni della Rivoluzione Culturale. La sua esperienza di giovane intellettuale costretta ai lavori forzati e alla lotta per l’istruzione offre una testimonianza cruda delle conseguenze del regime sulla vita quotidiana. La sua storia culmina con la decisione di lasciare la Cina per studiare all’estero, in cerca di libertà.
“Cigni Selvatici” è un documento storico di inestimabile valore letterario. Grazie alla fusione dei ricordi personali delle tre donne con i grandi eventi politici, Jung Chang offre uno sguardo intimo e indimenticabile sul prezzo umano pagato per le epocali trasformazioni della Cina moderna, trasformando la tragedia familiare in un racconto universale di resilienza, fede e speranza.
“Ovunque io sia” di Romana Petri
“Ovunque io sia” di Romana Petri è il racconto di una travolgente saga familiare portoghese che si estende dagli anni Quaranta fino alla Rivoluzione dei Garofani del 1974. La trama si snoda sullo sfondo di una Lisbona dalla bellezza magnetica, ma al tempo stesso oppressa dalla lunga e dolorosa dittatura del regime di Salazar.
Al centro della narrazione ci sono tre donne, le cui vite e i cui destini si intrecciano indissolubilmente: Ofelia, Margarida e Maria do Céu. Le loro esistenze sono plasmate dalle false promesse degli uomini che amano — Manuel, Carlos e Tiago — uomini che, attraverso le loro scelte, le porteranno a confrontarsi con il dolore, il sacrificio e l’annientamento delle proprie aspirazioni.
Il romanzo è un toccante ritratto di amori mancati e sbagliati, ma è soprattutto una potente storia della forza di una maternità senza confini. Il titolo stesso, “Ovunque io sia”, è la frase lascito della madre che, prossima alla morte, affida ai suoi figli la sua ferma volontà di non abbandonarli, in un atto d’amore e protezione che sfida l’assenza.
Romana Petri dipinge con maestria l’affascinante ma tragico affresco di un Portogallo chiuso, dolente e arretrato, costretto al silenzio forzato sotto il regime. La storia della famiglia diventa la metafora del lungo e difficile cammino di un intero popolo che, dopo anni di dittatura, troverà solo con la Rivoluzione del ’74 il coraggio di affermare la propria modernità e scegliere, finalmente, la libertà. Il romanzo celebra così la tenacia delle donne e la loro capacità di resistere e amare, anche quando il contesto storico e le promesse tradite sembrano congiurare contro la loro felicità.
“I Malarazza” di Ugo Barbara
“I Malarazza” di Ugo Barbara è una potente saga familiare che narra l’eccezionale ascesa e la successiva caduta di una stirpe segnata da una presunta maledizione, sullo sfondo di due mondi in trasformazione: la Sicilia del Risorgimento e la nascente metropoli di New York.
La storia prende il via nel 1860 a Castellammare del Golfo, proprio mentre Garibaldi si appresta a sbarcare. Antonio Montalto, con un’intuizione che precede i tempi, decide di vendere una parte significativa delle terre familiari – fonte della loro fortuna – in cambio di un piccolo veliero. Comprende che per realizzare le proprie ambizioni, bisogna guardare oltreoceano, staccarsi dalle radici. Questo gesto segna l’inizio di un’avventura ambiziosa che vede la famiglia Montalto viaggiare tra la Sicilia e il fragore di New York, incrociando i loro destini privati con gli sconvolgimenti della grande Storia.
Il successo delle audaci imprese di Antonio è inestricabilmente legato alla figura della moglie, Rosaria, una donna dalla caparbietà straordinaria e lungimirante. È lei a gettare le basi per un progetto che travalica il loro tempo: la fondazione di una banca americana con l’obiettivo di avere una donna come presidente, un’idea rivoluzionaria per l’epoca.
Attorno ai genitori si sviluppa la schiera dei figli, figure altrettanto memorabili, tra cui la giovane Bianca, che lascia la sua vita siciliana per inseguire un segreto amore nella città americana. Tuttavia, l’ascesa dei Montalto non è esente da ombre. Il passato bussa alla porta attraverso N. Nicola, un vecchio amore segreto di Rosaria, che teme che i fantasmi della maledizione familiare possano seguirlo anche al di là dell’oceano.
La narrazione magistrale cede il passo a una vicenda intrisa di personaggi umanissimi, passioni e drammi, dove il desiderio di sovvertire il destino si scontra con il peso ineludibile delle origini e della “maledizione” che non si accontenta di un presente in sordina.
“Veniva da Mariupol” di Natascha Wodin
“Veniva da Mariupol” di Natascha Wodin è un’indagine straziante e meticolosa che fonde la biografia personale con la Storia brutale del Novecento. La narrazione si accende quando l’autrice, navigando su un sito russo, si imbatte casualmente in una traccia della madre, morta decenni prima, il cui passato era rimasto avvolto nel silenzio e nel vuoto della memoria familiare.
Questo ritrovamento innesca un’appassionante, ossessiva ricerca per ricostruire l’incredibile e disperso destino della donna e della sua intera famiglia, segnata dalle turbolenze post-sovietiche, dalla Rivoluzione d’Ottobre e dai conflitti mondiali. L’autrice si concentra in particolare sul dramma vissuto dai suoi genitori, originari della città ucraina di Mariupol, i quali furono deportati in Germania per essere costretti a lavorare come Ostarbeiter (lavoratori forzati) al servizio del Terzo Reich.
Il libro è una rielaborazione incandescente e rigorosa di un crimine storico che ha segnato milioni di individui: l’internamento dei lavoratori slavi, spesso relegato nel silenzio dei popoli e nella Storia minore. Wodin, assorbita dalla Storia stessa fino a non potersi alzare dalla scrivania, non si limita alla cronaca: restituisce un volto e una dignità alle vittime mute, dando forma alla materia spesso inverosimile della realtà umana. Attraverso la vicenda struggente della madre e del padre, il memoir si trasforma in un documento universale sul trauma, sulla resilienza e sulla necessità di recuperare l’identità perduta e taciuta, dimostrando come le vite individuali siano inevitabilmente plasmate e stravolte dai grandi sconvolgimenti storici.
