Perdersi può capitare a chiunque: non solo in strada, quando si è alla guida, o a piedi, ma anche interiormente; e i libri aiutano a ritrovare se stessi, con le loro storie profonde ed empatiche.
La ricerca di se stessi come forma di sopravvivenza
Oggi, noi di Libreriamo ci siamo detti che non solo i comfort book sono adatti a questo compito. Prima della loro diffusione, infatti, erano altri i testi che andavano per la maggiore: erano quelli che sapevano esprimere un concetto attraverso parole semplici, quelli che sapevano comunicare un messaggio tra le righe.
6 libri profondi
Quindi, per una volta, vogliamo proporvi proprio quelli. Abbiamo riposto sullo scaffale tè e gattini per proporvi dei libri profondi, fatti di crepe da abitare fino in fondo; tutte nuove uscite di ottobre che vi sorprenderanno.
“Triste non è la parola giusta” di Gabriel Abreu
- Un romanzo sull’identità come eredità affettiva, dove la ricerca di sé passa attraverso la voce della madre e il bisogno di riconnettersi alle proprie origini.
Un diario, centinaia di fotografie e sessantotto lettere: è tutto ciò che G. possiede della madre Miriam, insieme ai frammenti di un passato condiviso. Dentro una scatola di cartone sono custoditi i ricordi, ma anche le domande di un figlio che cerca di capire chi sia — e chi fosse davvero sua madre, prima della maternità, prima che la vita la riducesse a un ruolo.
G. apre i cassetti della memoria come un archivista dell’anima: consulta bugiardini, referti, carte astrali, scrive email e lettere, tentando di restituire senso alle assenze. “Ti scrivo e ti mando questa lettera per provare a ritrovare, nella mia voce, la tua”, dice. Con questo esordio poetico e spiazzante, Gabriel Abreu costruisce un romanzo, documento che alterna finzione e confessione, facendo della memoria un atto d’amore e di sopravvivenza.
Un libro che parla del legame più antico — quello tra madre e figlio — come del primo specchio in cui impariamo a riconoscerci.
“Seppellisci le mie ossa nel suolo di mezzanotte” di V. E. Schwab
- Un viaggio attraverso i secoli e le identità, dove ogni donna si misura con il desiderio e la libertà, pagando il prezzo di diventare se stessa.
Tre epoche, tre incarnazioni, un solo filo rosso: la fame di vita. Cominciamo nel 1532, a Santo Domingo de la Calzada: María è una ragazza ribelle, intrappolata in un mondo che la vuole docile e ornamentale. Quando un’affascinante sconosciuta le offre una via di fuga, accetta senza esitazioni. La libertà vale ogni rischio.
Poi, nel 1827, a Londra, Charlotte scopre l’amore proibito e il potere distruttivo del desiderio. La sua passione per una vedova carismatica la condurrà oltre i confini del possibile, fino al cuore di un mistero che trascende il tempo.
E ancora, nel 2019, a Boston, Alice cerca di rifarsi una vita dopo un passato ingombrante. Ma una notte di passione la trascina in una spirale di domande, vendetta e metamorfosi.
Con scrittura magnetica e visionaria, Schwab intreccia gotico, erotismo e riflessione identitaria, raccontando donne che si ribellano ai ruoli e scelgono di non rinunciare alla propria voce, anche quando questo significa attraversare il dolore.
Un romanzo che parla di reincarnazione, ma anche — e soprattutto — del coraggio di nascere più volte, fino a riconoscersi davvero.
“La ragazza dai capelli scuri” di Philip K. Dick
- Un autoritratto in frantumi: tra lettere, sogni e confessioni. Dick si racconta e cerca di capire chi è l’uomo dietro l’autore e cosa resta dell’umano in un mondo di simulacri.
Nel 1972, mentre la sua vita sentimentale implode e la mente si avvicina alla soglia del collasso, Philip K. Dick entra in una crisi creativa senza precedenti. Non scrive romanzi, ma annota sogni, visioni, lettere, poesie, discorsi che diventeranno “La ragazza dai capelli scuri”.
Il libro è una raccolta di frammenti, di appunti nati dal bisogno di salvarsi attraverso la scrittura: “una collezione di lettere personali e sogni”, dirà, “per mostrare ciò che di nobile e bello c’è nell’umanità”. In queste pagine Dick scava nei propri demoni: la gemella morta da neonata, la madre distante, le mogli e le muse che tornano come figure ossessive, l’ombra dell’amore impossibile e della solitudine cosmica.
Tra misticismo, paranoia e lucidità improvvisa, l’autore di “Ubik” si spoglia delle allegorie e parla di sé come mai aveva fatto. Il risultato è un testo ibrido e struggente, in cui la fantascienza si trasforma in introspezione e la ricerca dell’altro diventa, finalmente, ricerca di sé.
“Resolution” di Irvine Welsh
- Un noir psicologico sulla redenzione e sul peso del passato: la ricerca di sé passa attraverso la rabbia, la memoria e il tentativo di fare giustizia.
Ray Lennox, ex detective di Edimburgo, ha provato a cambiare pelle. Ha lasciato alle spalle la città, le dipendenze, i fantasmi della violenza e si è trasferito a Brighton, dove conduce una vita più sobria, apparentemente riconciliata; ma basta un volto — quello di Mathew Cardingworth, imprenditore carismatico e rispettato — per riaprire la ferita che si porta dentro: Lennox è certo di riconoscere in lui uno degli uomini che, da bambino, lo hanno aggredito in un tunnel.
Quell’immagine, quel trauma rimosso, lo risucchiano in una spirale di ossessione e vendetta. Nel tentativo di scoprire la verità e identificare i complici, Lennox si ritrova a scavare in un passato pieno di menzogne e dolore, fino a scoprire che dietro la rispettabilità di Cardingworth si nascondono segreti legati a sparizioni di bambini e famiglie distrutte.
Welsh racconta di un uomo che, per ritrovare sé stesso, deve guardare in faccia il proprio inferno e decidere se la giustizia valga più della pace. Un romanzo viscerale che parla di traumi infantili, colpa e rinascita, e della linea sottile che separa la memoria dalla distruzione.
“Il mio rifugio e la mia tempesta” di Arundhati Roy
- Un memoir che è anche un atto di libertà: la ricerca di sé diventa indagine sull’amore, sulla memoria e sul diritto di appartenere solo a sé stessi.
Dopo la morte della madre, nel 2022, Arundhati Roy comincia a scrivere non per commemorare, ma per comprendere. “ Il mio rifugio e la mia tempesta” è il racconto di questo dialogo a distanza: una lettera che attraversa decenni di storia personale e collettiva, dal Kerala tropicale all’India dei fermenti politici e delle disuguaglianze.
In queste pagine la scrittrice de “Il dio delle piccole cose” rilegge la propria infanzia, l’adolescenza inquieta, l’allontanamento dalla madre “non per disamore, ma per poter continuare ad amarla”, la formazione come architetta, la scoperta della scrittura e la metamorfosi in attivista.
Roy intreccia la sua biografia con quella di un Paese che cambia, e con la domanda centrale di ogni vita autentica: come restare fedeli a sé stessi senza tradire gli altri? Con una prosa lirica, alterna dolore e ironia, intimità e militanza, ritraendo una donna che ha sempre scelto l’indipendenza — politica, spirituale, linguistica — anche quando costava la solitudine.
È un libro che parla di madri e figlie, ma anche di patria, di libertà, e di quella ricerca di un posto nel mondo che non può essere trovato: solo costruito, parola dopo parola.
“Mi chiedo quando ti mancherò” di Amanda Davis
- Un romanzo di rinascita e coraggio, che trasforma il dolore in libertà: la ricerca di sé comincia quando impariamo a guardare il nostro corpo senza paura.
Quando Faith rientra a scuola dopo mesi di assenza, i compagni non la riconoscono: è dimagrita moltissimo. Ma quella che loro vedono come una “nuova Faith” porta dentro di sé il fantasma della ragazza che era — insultata, umiliata, definita “cicciona” durante una festa che le ha cambiato per sempre la vita.
Quel fantasma la accompagna, la provoca, la incalza: vendicati, scappa, vivi; e Faith scappa davvero. Cambia nome, diventa Annabelle, si unisce a un circo e trova rifugio tra chi è abituato a trasformare le ferite in spettacolo e l’anomalia in arte. Nel mondo nomade e colorato del Circo Fartlesworth, tra artisti che reinventano sé stessi ogni giorno, Faith scopre che la libertà non sta nel cambiare forma, ma nel riconciliarsi con ciò che si è stati.
Una parabola agrodolce sulla vergogna e sul riscatto, in cui la ricerca di sé passa attraverso il corpo e la sua accettazione restituisce dignità a chi si è sentito invisibile, ricordando che il coraggio più grande è restare — anche quando tutto invita alla fuga.