6 libri Fazi da recuperare con gli sconti di ottobre

11 Ottobre 2025

Fino al 2 novembre 2025 i libri Fazi Editore sono al -20%: dai longseller ai romanzi, dai saggi alla narrativa internazionale. Scopri 6 titoli consigliati.

6 libri Fazi da recuperare con gli sconti di ottobre

Ottobre 2025 porta ben più di un’occasione perfetta per fare scorta di buone letture: dalle nuove uscite, che proponiamo sempre, agli sconti, che sono sempre ben accetti da noi lettori…

E oggi noi di Libreriamo vogliamo parlarvi di quelli di Fazi Editore, che fino al 2 novembre vede i libri scontati del 20%.

6 libri da recuperare

Dal brivido dei gialli al respiro epico del fantasy, dalle saghe familiari ai grandi longseller, fino alla saggistica che aiuta a leggere l’attualità: il catalogo Fazi è un viaggio ricco e sorprendente, oggi ancora più conveniente.

“Tutti i nostri segreti” di Fatma Aydemir

Quando Hüseyin, operaio turco emigrato in Germania, realizza finalmente il sogno di comprarsi un appartamento a Istanbul per tornare “a casa”, muore all’improvviso nel corridoio appena imbiancato. L’ultimo soffio è un nome: Ciwan. Al funerale arrivano la moglie Emine e i quattro figli cresciuti tra Offenbach e Francoforte, ognuno con la sua ferita: Sevda, la primogenita che ha rinunciato a studiare e a un matrimonio imposto; Hakan, soffocato dal ruolo di figlio maggiore; Peri, ribelle e lucidissima, che contesta la morale dei genitori; Ümit , adolescente perso fra desideri indicibili e il bisogno di appartenere.

Nel tempo sospeso del lutto, il segreto custodito da Emine e Hüseyin per una vita affiora a poco a poco, obbligando tutti a ripercorrere la propria storia, a nominare ciò che era stato taciuto, a scegliere chi essere d’ora in avanti. Aydemir costruisce un romanzo corale che alterna punti di vista e tempi, tenendo insieme intimità domestica e domande più ampie su diaspora, identità, classe, genere e lingua.

La Turchia rimpianta e la Germania mai del tutto “propria” diventano due poli magnetici tra cui si tende la famiglia, in una narrazione capace di passare dal sarcasmo alla tenerezza senza perdere precisione morale. Al centro, la domanda che schiaccia e insieme libera: cosa significa amare quando le eredità culturali e i desideri entrano in rotta di collisione?

Un grande romanzo familiare sulla diaspora turco-tedesca dalla struttura polifonica, che dà voce a generazioni e sensibilità diverse, teso e commovente. Aydemir guarda con ironia e pietà alle crepe dell’amore e delle appartenenze—quelle che, una volta nominate, cambiano per sempre il destino di una famiglia.

“La pulizia etnica della Palestina” di Ilan Pappé

Saggio storico di forte impatto, il libro di Ilan Pappé rilegge l’anno fondativo del conflitto israelo-palestinese. Al 1948, quando nasce lo Stato d’Israele, Pappé affianca la Nakba (“catastrofe”) dei palestinesi: espulsioni di massa, villaggi svuotati, una diaspora destinata a segnare decenni di storia.

Contro la narrazione più diffusa—secondo cui l’esodo sarebbe stato un effetto collaterale della guerra arabo-israeliana—lo storico israeliano, tra i cosiddetti New Historians , sostiene che l’allontanamento della popolazione araba fu progettato e attuato in modo sistematico dalla leadership sionista. A supporto, porta un vasto corpus documentale, inclusi materiali d’archivio militare resi accessibili alla fine degli anni Novanta, che usa per ricostruire decisioni politiche, operazioni sul terreno e la loro eco umanitaria.

Il risultato è un’analisi che non nasconde il proprio punto di vista ma che invita il lettore a confrontarsi con le zone d’ombra dell’anno 1948, con i “fantasmi” che, finché non vengono riconosciuti, rendono più difficile immaginare una pace giusta e duratura.

Pappé affronta il nodo originario del conflitto e racconta del 1948 come un trauma irrisolto per milioni di persone. Un libro controverso, che documentata e anima il dibattito internazionale, adatto a chi cerca una saggistica storica chiara, fondata su archivi, e vuole strumenti per leggere l’attualità del Medio Oriente con maggiore consapevolezza.

“L’ignoranza delle persone colte” di William Hazlitt

Per John Keats una delle poche “cose di cui godere” era il gusto critico di William Hazlitt. Questo libretto ne spiega il perché. Diretto, paradossale, polemico e insieme brillante, Hazlitt raccoglie sette saggi tratti dalla rubrica Table-Talk tenuta sul London Magazine fra il giugno 1820 e il dicembre 1821. Nel solco dell’ essay di Montaigne – discorsivo, personale, capace di fondere filosofia e quotidiano – lo scrittore inglese (amico di Stendhal e dei maggiori poeti romantici) firma pagine di sconcertante attualità, sorrette da un humour tagliente.

Il pezzo che dà il titolo al volume, “Sull’ignoranza delle persone colte”, rovescia luoghi comuni e smaschera le certezze dei sapienti; accanto, ecco il genio incompreso contrapposto all’uomo d’azione, il ritratto dello scrittore elegante (e per questo accusato di “effeminatezza”), la critica ai gruppi di potere – consigli comunali, università – gli svantaggi della superiorità intellettuale, fino alla più universale delle questioni: la paura della morte, con i suoi risvolti tragicomici fra testamenti e lasciti.

Un piccolo classico dell’arguzia morale e letteraria: si legge per il piacere della prosa e per la lucidità con cui, allora come oggi, ci costringe a dubitare di ciò che crediamo di sapere.

“L’annusatrice di libri” di Desy Icardi

Torino, 1957. Adelina ha quattordici anni, una zia ricca e tirchia che la cresce controvoglia e un tormento quotidiano: a scuola non riesce a leggere né a ricordare le lezioni e diventa lo zimbello della classe. Finché, tra gli scaffali polverosi di una biblioteca, scopre un dono inatteso: i libri, per lei, parlano attraverso l’olfatto.

Incenso e pietra umida di cattedrale, gelsomino o sandalo: ogni profumo è una porta sul senso delle pagine. È l’inizio di un’educazione sentimentale e letteraria che, però, attira attenzioni pericolose.

Il padre della compagna Luisella – un affascinante notaio dai traffici opachi – vuole sfruttare il talento di Adelina per decifrare il manoscritto Voynich, “il codice più misterioso del mondo”. Mentre la cospirazione la stringe, il romanzo intreccia al presente la vita della zia Amalia , fra modisterie e palchi del varietà negli anni Trenta, componendo un delizioso bibliomistery di formazione.

Con ironia briosa, rimandi letterari e un’idea narrativa irresistibile, Desy Icardi firma una storia sul potere dei libri e della memoria olfattiva: una fiaba contemporanea per chi crede che leggere sia – prima di tutto – lasciarsi sedurre dai sensi.

“Il rimedio miracoloso” di H. G. Wells

Tra romanzo sociale alla Dickens e satira brillantissima del capitalismo nascente, Il rimedio miracoloso segue l’ascesa e la rovinosa caduta dell’impero costruito dallo zio Edward Ponderevo con un “ricostituente” fasullo, il celebre Tono-Bungay. A raccontare è George Ponderevo , cresciuto in campagna, apprendista farmacista a Wimblehurst e poi travolto dalla Londra edoardiana: campagne pubblicitarie spregiudicate, capitali che si gonfiano come bolle, matrimoni sbagliati e il sogno (modernissimo) del volo con gli alianti.

Nella cronaca di un colossale inganno commerciale, Wells innesta una memoria semiautobiografica , un’educazione sentimentale e una radiografia lucidissima di una società in disfacimento, dove l’illusione vale più della verità e la ricchezza si costruisce sulle parole.

Brillante, divertente e sorprendentemente attuale, è uno dei libri che l’autore considerava i suoi migliori – “capolavoro”, ha scritto il Daily Telegraph – e il ritratto più caustico dell’era delle cure miracolose , della pubblicità e della finanza creativa. Perfetto da riscoprire oggi, quando i miraggi del mercato continuano a cambiare forma ma non sostanza.

“Le ultime confessioni di Sylvia P.” di Lee Kravetz

Un mistery letterario che riaccende – senza mitizzarla – la voce di Sylvia Plath. Kravetz costruisce un romanzo a tre registri che indaga l’origine di un’opera, il prezzo della rivalità e la fragilità dell’identità creativa. Nel 2019 la giovane curatrice d’asta Estee si imbatte in tre quaderni fitti di appunti: potrebbero essere il manoscritto della “Campana di vetro”. L’indagine sull’autenticità la trascina in una rete di coincidenze biografiche e in un confronto con ciò che significa “possedere” una storia.

Sul finire degli anni Cinquanta parla Boston Rhodes – trasparente alter ego di Anne Sexton – che racconta la propria competizione, invidia e fascinazione verso Sylvia: un rapporto fatto di scambi feroci, letture reciproche, serate alcoliche, che illumina i meccanismi del riconoscimento letterario e il lato tossico della gloria. Nel 1953 prende la parola la psichiatra Ruth Barnhouse, che segue Plath dopo il tentato suicidio: tra le due nasce un legame che spinge Sylvia a trasformare dolore e disordine in forma.

Le tre voci si inseguono come un canone, fino a offrire un ritratto insieme intimo e spietato: non un seguito della “Campana di vetro”, ma un romanzo autonomo, avvincente e colto, per chi ama i libri che sfumano il confine fra verità e invenzione e interrogano il mito degli autori.

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