L’autunno è la stagione in cui i boschi si tingono di rosso, l’aria si fa più sottile, le tazze fumanti tornano protagoniste e le storie prendono una piega più misteriosa, malinconica, a volte persino gotica.
È il momento perfetto per immergersi tra le pagine di romanzi fantasy che mescolano magia, oscurità e romanticismo, lasciandosi affascinare da mondi incantati e creature ambigue.
Dalla mitologia slava alle rovine medievali, dai vampiri affascinanti agli spiriti in cerca di pace, i libri che ti proponiamo sono perfetti per chi ama le atmosfere sospese e le storie dai toni autunnali. Questi serie di sei titoli fantasy: tra romanzi illustrati, urban fantasy, mitologia rivisitata e graphic novel cult, è l’ideale per accompagnarti fino ad Halloween, quando il confine tra i mondi si assottiglia e ogni storia sembra possibile.
Alcuni ti faranno sorridere, altri ti stringeranno il cuore: tutti, però, ti faranno compagnia nelle giornate più buie.
6 libri fantasy perfetti per l’autunno e la spooky season: vampiri, spiriti, magie oscure e avventure romantiche per lettori in cerca di brividi e incanto.
Che tu preferisca i vampiri romantici, le rusalki tormentate, i demoni delle scuole magiche o le illusioni di un’isola greca fuori dal tempo, questi fantasy ti regaleranno brividi, fascino e riflessioni profonde, il tutto avvolto in atmosfere autunnali perfette per lettori notturni.
La spooky season (termine informale che si riferisce al periodo che precede e culmina con Halloween, indicando la stagione autunnale dedicata a temi “spettrali”, spaventosi o sinistri) non è fatta solo di mostri e paura: è il tempo delle storie che sanno incantare e inquietare, far sorridere e tremare. Scegli il tuo preferito e preparati a vivere un autunno letterario magico e indimenticabile.
“Il Manuale del Mago Modesto per sopravvivere nell’Inghilterra medievale. di Brandon Sanderson
Un cerchio d’erba bruciata, un uomo con tunica e mantello, una memoria svanita, e attorno l’eco di un mondo che profuma di medioevo inglese.
Così si apre “Il Manuale del Mago Modesto per sopravvivere nell’Inghilterra medievale”, l’ultima trovata narrativa di Brandon Sanderson, autore culto del fantasy contemporaneo, qui in una delle sue prove più giocose e sorprendenti.
Siamo lontani dai cicli epici come “Mistborn” o “Stormlight Archive”: questo nuovo romanzo è un esperimento dichiaratamente a metà tra: un’avventura che unisce il gusto per la narrazione fantastica con una riflessione divertita (e mai banale) e sulla costruzione dell’identità, sul senso di disorientamento, e sul rapporto tra realtà e finzione.
Il protagonista, di cui non conosciamo il nome, si risveglia in un paesaggio che sembra uscito da un libro di storia: case col tetto di paglia, fortezze, campi, contadini, superstizioni.
Ma è davvero l’Inghilterra medievale? O è qualcosa di diverso? L’unico indizio in suo possesso è un libro andato distrutto durante il passaggio tra mondi: “Il Manuale del Mago Modesto per sopravvivere nell’Inghilterra medievale”. Un titolo che è già tutto un programma, e che contiene, nei pochi frammenti rimasti, indizi cruciali per sopravvivere in una realtà dove magia, inganno e memoria si confondono.
Sanderson costruisce la narrazione come un labirinto da cui il lettore non vuole uscire: ogni capitolo è un passo nel buio, ogni personaggio è insieme guida e potenziale inganno.
La scelta di un protagonista privo di passato, con la coscienza in frantumi, diventa lo strumento perfetto per una scrittura che ama il rischio, la reinvenzione, l’ironia.
Non è solo fantasy: è anche satira, viaggio interiore, gioco letterario. L’autore si diverte a esplorare gli stereotipi del genere (il viaggiatore del tempo, il “mago riluttante”, i contadini sospettosi, le profezie da decifrare), ma lo fa sempre con un occhio alla struttura narrativa, alternando momenti di pura comicità a riflessioni più profonde sul destino, sul libero arbitrio e sul valore delle storie che raccontiamo, a noi stessi e agli altri, per sopravvivere.
Nella genesi dell’opera c’è una chiave interessante: Sanderson racconta che tutto è nato da un titolo senza storia. “Il Manuale del Mago Modesto per sopravvivere nell’Inghilterra medievale” suonava come una provocazione, un invito a scrivere un romanzo che fosse al tempo stesso manuale di sopravvivenza, diario smarrito, parodia e favola.
L’idea si è innestata su un altro spunto che lo scrittore coltivava da tempo: un personaggio che si sveglia in un altro tempo senza sapere come ci è finito. Unendo questi due elementi, Sanderson compone un romanzo che gioca con le attese del lettore, le sovverte, le rilancia.
Non offre certezze, ma suggerisce percorsi, in un continuo equilibrio tra scoperta e disorientamento. Un Sanderson diverso, ma non meno efficace.
Chi cerca l’epica cosmica dei romanzi più celebri di Sanderson, qui troverà qualcosa di diverso, ma altrettanto stimolante: un fantasy di confine, dove il cuore della narrazione non è la battaglia tra bene e male, ma la ricerca del senso in un mondo che non ha istruzioni per l’uso.
Il tono è leggero ma mai superficiale, e lo stile, agile, ironico, diretto, conferma la maestria di un autore capace di reinventarsi a ogni nuova uscita.
Sanderson dimostra ancora una volta che il fantasy può essere laboratorio filosofico, viaggio emotivo e riflessione sulla contemporaneità. Anche quando a parlarci è un mago smemorato, senza nome, e con un manuale mezzo bruciato in tasca.
“This Fatal Kiss” di Alicia Jasinska
Amore, maledizioni e riscatto in un dark fantasy queer tra folklore slavo e romanticismo gotico.
Cosa succede quando una creatura maledetta e un cacciatore di spiriti decidono di stringere un’alleanza? In “This Fatal Kiss”, l’autrice ci conduce in una fiaba moderna e queer, sospesa tra magia, desiderio e vendetta.
Ambientato in una cittadina termale popolata da spiriti e turisti, questo romanzo mescola folclore dell’Est Europa, dark romance e una vena ironica che rende la lettura incalzante e sorprendentemente emotiva.
La protagonista, Gisela, è una rusalka, creatura del folclore slavo condannata a infestare il fiume in cui è morta annegata. Ma Gisela non è un mostro: è una giovane donna con un sogno profondo e struggente, quello di tornare nel mondo dei vivi per riabbracciare la famiglia perduta.
Per farlo, ha bisogno solo di una cosa: il bacio di un mortale. Ma la realtà è più complicata. Per la cittadina termale in cui si aggira tra vapori e bagni curativi, Gisela è solo una minaccia da allontanare.
Nessuno la vede per quello che è: una ragazza sospesa tra morte e desiderio.
Ad aiutarla, suo malgrado, arriva Kazik, nipote di una strega e cacciatore di spiriti, pronto a esorcizzarla senza troppe cerimonie. Ma quando l’incantesimo va storto, Gisela coglie l’occasione per ribaltare le carte in tavola: invece di sparire, propone un patto.
Lui la aiuterà a trovare il famoso bacio, lei manterrà il segreto sul fatto che Kazik sta perdendo i suoi poteri magici. Una dinamica tesa, pungente, fatta di botte e risposte sarcastiche, ma anche di una crescente complicità.
Il romanzo si muove su un filo sottilissimo: da una parte c’è l’umorismo nero e il sarcasmo dei dialoghi, dall’altra la malinconia profonda di Gisela, la sua solitudine secolare e il dolore mai elaborato.
L’equilibrio funziona:” This Fatal Kiss” riesce a far sorridere, ma anche a toccare corde delicate.
L’ingresso in scena di Aleksey, ragazzo affascinante e misterioso, connesso in modo ambiguo al passato di Gisela, accende il triangolo romantico che dà anima al romanzo.
Kazik, il cacciatore cinico, si ritrova suo malgrado coinvolto non solo nella missione di Gisela, ma anche nel suo cuore, che batte per la stessa persona.
L’autrice costruisce una tensione queer ricca di sfumature, evitando semplificazioni e giocando con i cliché del romance sovrannaturale per sovvertirli.
Dietro il triangolo amoroso si cela una riflessione profonda sull’identità, sul bisogno di essere visti per quello che si è, e sulla paura, umana e mostruosa, di essere abbandonati.
Un fantasy che parla di emarginazione e speranza al di là delle creature magiche e delle scene da commedia soprannaturale, “This Fatal Kiss” è un romanzo che parla della difficoltà di appartenere, della voglia di essere amati anche quando si è spezzati, o, come Gisela, intrappolati in un corpo che il mondo rifiuta.
Il folklore slavo, con le sue rusalki, streghe e spiriti fluviali, diventa uno specchio per parlare di marginalità, discriminazione e amore incondizionato.
Il tono della scrittura è leggero, ma mai superficiale. I personaggi sono ironici, consapevoli e vulnerabili. L’umorismo è usato come difesa, ma anche come arma di seduzione narrativa. E la narrazione, nonostante l’ambientazione fiabesca, non ha paura di affrontare i temi del dolore, della memoria, della redenzione.
“Il gran maestro della scuola demoniaca.” Il graphic novel – Vol. 5
Il quinto volume di “Il gran maestro della scuola demoniaca”, adattamento a fumetti dell’omonimo cult di Mo Xiang Tong Xiu, si inoltra nei territori più tragici e delicati della saga.
Wei Wuxian, protagonista assoluto del racconto, ricorre alla pericolosissima tecnica dell’Immedesimazione per indagare nel passato di Xiao Xingchen.
È una scelta che ha il sapore del martirio, perché lo costringe a vedere, e vivere, una storia fatta di silenzi, illusioni e crudeltà. Nel cuore di questa memoria ritroviamo Xiao Xingchen dopo la sua cecità, in un ritiro volontario in terre remote.
Qui stringe un legame dolce e tenero con A-Qing, una ragazzina vivace e affettuosa. Il loro piccolo rifugio sembra fuori dal tempo, ma l’equilibrio è destinato a spezzarsi con l’arrivo di Xue Yang, figura ambigua e demoniaca che entra nella loro vita fingendo di essere un uomo ferito e vulnerabile.
Attraverso una narrazione visiva sempre più intensa e struggente, il volume esplora il dolore della fiducia tradita, l’ambiguità del perdono e il confine sottilissimo tra compassione e inganno.
I disegni enfatizzano la drammaticità degli sguardi, la tensione emotiva e la crudezza dei ricordi che Wei Wuxian è costretto a vivere sulla propria pelle.
Questo capitolo è, a tutti gli effetti, uno dei più potenti della saga per carica emotiva e costruzione narrativa.
Il gran maestro della scuola demoniaca. Il graphic novel – Vol.6
Il prezzo della verità: vendetta, sacrificio e destino. Se il volume 5 era un’immersione lenta e struggente nel passato, il sesto è la sua inevitabile detonazione.
A-Qing, consapevole della malvagità di Xue Yang, sogna di fuggire con Xiao Xingchen, ma il giovane ex-sacerdote decide di restare. È una scelta che lo porterà dritto al cuore della verità: Xue Yang gli confessa tutto, dalle menzogne costruite con cura al modo in cui lo ha manipolato per anni, costringendolo a compiere atti orribili senza che se ne rendesse conto.
Il confronto finale è inevitabile. Ed è devastante. Le pagine scorrono come una danza mortale, in cui ogni tratto del pennello diventa una ferita, ogni vignetta un’implosione emotiva.
L’autrice riesce a condensare, senza retorica, il dolore della disillusione e la forza tragica dell’amore negato. Non ci sono eroi in questa parte della storia: solo anime ferite che combattono per dare un senso al loro destino.
Wei Wuxian, testimone impotente di questa tragedia, giunge a una conclusione tanto amara quanto definitiva: Xue Yang deve morire. Non per vendetta, ma per giustizia.
Considerazioni generali: Con questi due volumi, Il gran maestro della scuola demoniaca conferma il suo status di opera ibrida, capace di fondere fantasy, tragedia classica e indagine interiore.
L’adattamento grafico continua a rispettare l’anima dell’opera originale, arricchendola con un linguaggio visivo raffinato, maturo e rispettoso delle atmosfere cupe ma poetiche del romanzo.
Le tavole traducono in immagini il senso di perdita, di colpa e di scelta che attraversano ogni riga del testo. La saga si fa sempre più intensa, emotiva e politica: dietro la magia e i demoni, c’è sempre la domanda sulla verità, sull’identità e sulla memoria.
“Il mago” di John Fowles
Dopo cinquant’anni dall’edizione definitiva, “Il mago” di John Fowles torna finalmente in Italia nella sua versione ampliata, quella pubblicata nel 1977 e mai tradotta prima.
Un evento editoriale che riporta sotto i riflettori uno dei romanzi più seducenti, disturbanti e ambiziosi del secondo Novecento inglese.
La storia ha l’impianto di un classico viaggio iniziatico, ma si trasforma presto in qualcosa di molto più profondo, quasi ipnotico. Nicholas Urfe, giovane laureato inglese, fugge da una Londra che gli appare stagnante per accettare un incarico da insegnante su una remota isola greca.
Qui, tra rovine antiche, ulivi, e mare abbagliante, incontra Conchis, un uomo magnetico e sfuggente che lo coinvolge in un gioco psicologico sempre più oscuro.
Teatro, mito, erotismo, guerra e filosofia si intrecciano in un labirinto narrativo che sfida ogni certezza. Fowles costruisce un’opera che rompe le convenzioni del romanzo moderno, contaminandolo con la sperimentazione postmoderna e con le seduzioni del thriller filosofico.
La trama, in apparenza lineare, è continuamente disturbata da inganni, false piste. Il lettore, come Nicholas, è intrappolato in un gioco di specchi in cui tutto è ambiguo, reversibile, e nessuna verità è definitiva.
Un gioco divino, un esperimento letterario Non a caso, il titolo originario pensato da Fowles era “The Godgame”: ciò che accade sull’isola è un esperimento sul libero arbitrio, sulla manipolazione, sul potere narrativo.
Conchis è un demiurgo, un “mago” che plasma il destino altrui, un burattinaio colto e crudele, che costringe Nicholas (e noi lettori) a interrogarci sul significato dell’identità, sul ruolo del caso e della volontà, sull’etica della finzione.
La scrittura di Fowles è raffinata e densa, ma mai gratuita: ogni scena, spesso teatrale, volutamente ambigua, è un invito a riflettere sul nostro modo di leggere, di osservare, di desiderare.
Il mago non racconta una storia: la decostruisce, mettendo in crisi il rapporto tra realtà e illusione, tra autore e lettore. Un classico che parla ancora al presente.
Questo nuovo volume pubblicato nel 2025 ha il merito di restituirci l’autore nella sua versione definitiva, riveduta e voluta da lui stesso.
Un testo che parla anche al lettore contemporaneo, intrappolato tra avatar, identità multiple e mondi sempre più ambigui. Nicholas Urfe è, in fondo, l’archetipo dell’uomo moderno: troppo cinico per credere in qualcosa, troppo fragile per affrontare il vuoto.
E il viaggio sull’isola, tra seduzioni visive e torture emotive, è un percorso di disvelamento e distruzione, in cui la vera posta in gioco è la possibilità di conoscersi davvero. O di accettare di non poterlo mai fare del tutto.
“Il mio coinquilino è un vampiro” di Jenna Levine
In un mercato editoriale sempre più affollato da vampiri tormentati e relazioni al limite del tossico, “Il mio coinquilino è un vampiro” di Jenna Levine si distingue per leggerezza, ironia e un romanticismo dolce ma consapevole.
Un romanzo che mescola con disinvoltura atmosfere da commedia romantica e suggestioni gotiche, restituendo una storia che diverte senza prendersi troppo sul serio.
Cassie Greenberg è una giovane artista in difficoltà economica che si ritrova sull’orlo dello sfratto, finché non trova un’offerta impossibile da rifiutare: un appartamento spazioso in un quartiere perfetto di Chicago, a un prezzo sorprendentemente basso.
L’unica condizione? Dividere la casa con uno sconosciuto molto riservato. Frederick J. Fitzwilliam, il misterioso coinquilino, è tanto affascinante quanto strano.
Parla come se vivesse nell’Ottocento, dorme durante il giorno, esce solo di notte e comunica con Cassie lasciandole biglietti eleganti in giro per casa. È gentile, affettuoso, educato e inspiegabilmente sexy.
Quando Cassie scopre delle sacche di sangue nel frigorifero, il mistero si dissolve: Frederick è un vampiro, e la convivenza prenderà una piega inaspettata.
Tra romance e soprannaturale: un equilibrio riuscito. Jenna Levine costruisce una narrazione leggera ma ben calibrata, che gioca con i cliché del romance e dell’urban fantasy senza mai cadere nel ridicolo.
La dinamica tra i due protagonisti è ben sviluppata, con un tono da slow-burn che privilegia il dialogo, la crescita reciproca e una chimica sempre più evidente.
Cassie è una protagonista moderna, autonoma e brillante, con sogni concreti e una carriera artistica precaria ma appassionata. Frederick, invece, è un vampiro atipico: non cupo, non manipolatore, ma pieno di scrupoli, sarcasmo e vulnerabilità.
La loro relazione cresce lentamente, tra conversazioni notturne e gesti piccoli ma significativi, in un’ambientazione urbana viva e contemporanea.
Il fascino dell’equilibrio: romanticismo, ironia e un pizzico di sangue Il punto di forza del romanzo sta proprio nell’equilibrio: Il mio coinquilino è un vampiro non è un dark romance, né un horror travestito da love story, ma una commedia romantica con una vena soprannaturale, che riflette su temi come il rispetto reciproco, la fiducia e l’accettazione della diversità, senza perdere leggerezza.
Certo, il romanzo non manca di qualche ingenuità o semplificazione, ma è parte del suo charme: è pensato per chi cerca una lettura piacevole, romantica e divertente, con una punta di originalità. La componente fantasy è più di un semplice pretesto narrativo: diventa un modo per parlare di alterità, desiderio e relazione, con uno stile fresco e accessibile.