Oggi, 13 Novembre, è la Giornata Mondiale della Gentilezza, un’occasione perfetta per mettere in pausa la frenesia e riscoprire il potere incredibile di un semplice sorriso, di un aiuto inaspettato o di una parola di conforto.
Siamo onesti: chi non sogna una vita più serena, piena di gioia e meno stress?
Spesso, pensiamo alla gentilezza come a qualcosa di “carino” ma superfluo. In realtà, è il motore silenzioso che migliora le nostre giornate e, cosa non da poco, ci rende scientificamente più felici!
Vero è che passiamo le giornate a cercare la “formula magica” per la felicità, ma se vi dicessimo che la chiave di volta non è un qualcosa che dobbiamo fare, bensì come dovremmo trattare gli altri e noi stessi?
Abbiamo selezionato alcuni libri che parlano di benessere, gioia e crescita personale e li useremo come una vera e propria “cassetta degli attrezzi” per capire come la gentilezza possa trasformare la nostra vita in meglio.
Preparatevi a scoprire che il vero segreto per stare bene è spesso nascosto proprio nell’atto di far star bene gli altri. Siete pronti a farvi ispirare?
Libri sulla gentilezza
“Verrà l’alba, starai bene” di Gianluca Gotto
Quando il dolore del passato è troppo, ci si chiude a riccio. È quello che fa Veronica, la protagonista del bellissimo romanzo di Gianluca Gotto, “Verrà l’alba, starai bene“. Trentenne di successo che vive in una delle zone più trendy di Melbourne, Veronica sembra avere tutto: una carriera brillante, un appartamento impeccabile, una vita da workaholic di successo.
Ma dietro la facciata, c’è il vuoto. Intrappolata nel silenzio della sua solitudine, cerca di tenere a bada i ricordi dolorosi attraverso un controllo maniacale su ogni aspetto della sua vita, dall’alimentazione alla minima attività fisica. Fino a quando lo stress e le ossessioni la spingono sull’orlo di una crisi autodistruttiva. Un evento inatteso la costringe a fermarsi, a mollare tutto e a cercare una via di fuga disperata in una terra lontana.
È proprio in questo viaggio, dove incontra un’altra anima smarrita, che inizia il suo percorso di rinascita, un cammino che intreccia i temi della salute mentale, dell’accettazione di sé e, soprattutto, dell’amicizia e della guarigione. Il racconto è arricchito dagli insegnamenti dell’Ayurveda: la scienza della vita che ci insegna a sciogliere i nodi e a stare bene, partendo da noi stessi.
Questo libro ci lancia un messaggio potente in questa Giornata della Gentilezza: il primo atto di bontà deve essere rivolto a chi ci guarda dallo specchio. Quante volte siamo i giudici più severi di noi stessi? Veronica ci mostra che la vera serenità non arriva dal controllo, ma dalla capacità di arrendersi al proprio dolore e di concedersi, come dice l’Ayurveda, meno rigidità, più improvvisazione e spontaneità. Essere gentili non significa solo fare un favore a un amico, ma darsi il permesso di sbagliare, di non essere perfetti e di essere fragili. E, come scopre Veronica, accettare l’aiuto e l’amicizia degli altri è il passo finale per la vera guarigione.
“Canti della Gratitudine” di Franco Arminio
Cosa c’entra la poesia con la Giornata Mondiale della Gentilezza? Moltissimo. I “Canti della Gratitudine” di Franco Arminio, poeta e paesologo, sono un invito a un gesto semplice ma prezioso: fare buon uso delle parole. Il libro è il frutto di anni di ascolto profondo di sé e del mondo, distillando la saggezza raccolta viaggiando tra paesi e aree interne, spesso svuotate dall’emigrazione.
Arminio non si limita a scrivere versi “carini”; la sua è una parola poetica che dispiega una vera forza trasformativa, una sfida all’indifferenza e una forma di resistenza, quasi il più salvifico dei contagi. Il poeta ci invita a inoltrarci nel silenzio dei luoghi che spesso trascuriamo e delle notti in cui ci sentiamo più soli, mostrandoci la vena in cui ancora scorrono parole dense di significato e di luce.
I suoi versi offrono uno sguardo aperto sulla vita, cantando l’importanza di prestare attenzione al minuscolo, a quelle parti meno evidenti di noi e del mondo. C’è il fardello della famiglia, la fatica di amare e lasciarsi amare, l’orizzonte angoscioso della morte. Eppure, ogni cosa viene riscattata dal potere immenso della gratitudine, che illumina i doni nascosti in ogni singolo giorno.
Questo libro ci ricorda che la gentilezza è, prima di tutto, una questione di attenzione e di linguaggio. I versi di Arminio ci spingono a rallentare, a “ascoltare” davvero il prossimo e a fare della nostra parola un dono, una “sfida all’indifferenza”. La gratitudine è l’atto di gentilezza per eccellenza verso il mondo. Riconoscere il buono che abbiamo, anche nel minuscolo e nel quotidiano, ci rende meno egoisti, più aperti e, di conseguenza, più capaci di fratellanza e meraviglia. Essere grati per ciò che gli altri fanno per noi (e che spesso diamo per scontato) è il passo fondamentale per moltiplicare la gentilezza intorno a noi.
“Le ricette della signora Tokue” di Durian Sukegawa
Qual è la vera ricetta della felicità? Secondo “Le ricette della signora Tokue“, non è una questione di ingredienti complessi, ma di spezie, calore, un pizzico di sale e, soprattutto, di ascolto e confessione. Questo gioiello della letteratura giapponese è una favola moderna sull’amicizia e la libertà, un inno alla cucina che ci insegna a trovare gioia nelle piccole cose, in ciò che è inaspettato.
La storia ruota attorno a Sentarō, un pasticciere in crisi di vocazione che gestisce una piccola bottega di dorayaki, i tipici dolci giapponesi ripieni di azuki (fagioli rossi dolci). La svolta arriva con l’anziana e bizzarra signora Tokue, che risponde al suo annuncio di lavoro. Tokue è un’artista degli azuki e accetta di lavorare con Sentarō nel suo laboratorio.
Il suo segreto? Trattare gli ingredienti con una gentilezza reverenziale, ascoltando la loro “storia” e il tempo che hanno impiegato per arrivare fino a noi. Non si tratta solo di preparare un ripieno perfetto: si tratta di osservare e onorare la vita che c’è in ogni seme, in ogni dettaglio. Dopo aver assaggiato la sua an (la confettura di azuki), Sentarō si convince e, grazie a lei, gli affari raddoppiano. Tokue gli rivela, però, un altro segreto, quello del suo doloroso passato, impartendogli una lezione sulla vita molto più profonda della semplice arte dolciaria.
Il messaggio per la Giornata della Gentilezza è cristallino: dare attenzione è il gesto di cura più grande. La signora Tokue ci insegna a estendere la nostra gentilezza non solo alle persone, ma anche agli oggetti e agli ingredienti, trattandoli come qualcosa di vivo, con rispetto e gratitudine. E, soprattutto, il libro celebra il potere trasformativo dell’ascolto.
Quando Tokue confida il suo passato a Sentarō, l’amicizia si trasforma in un legame profondo. Essere gentili significa anche essere disposti ad ascoltare la storia dell’altro, senza giudizio, con un cuore aperto. È questo l’ingrediente segreto che scioglie i nodi delle preoccupazioni e che ci permette di trovare libertà, gioia e connessione, un dorayaki dopo l’altro.
“Dove si riparano i ricordi” di Jungeun Yun
Vorresti davvero cancellare un ricordo doloroso? È questa la domanda che ti accoglie leggendo “Dove si riparano i ricordi“. Dalla cima di una collina in Corea spunta un luogo apparentemente normale, ma in realtà magico: una lavanderia speciale, gestita da Ji-eun, la proprietaria. In questa lavanderia, più che vestiti, è possibile lavare le macchie che portiamo sul cuore.
Ji-eun accoglie chiunque entri e, davanti a una tazza di tè fumante, pone la stessa, cruciale domanda: hai un ricordo che vuoi cancellare? La risposta è sempre la stessa: per farlo, bisogna prima avere il coraggio di dare voce a quella sensazione, a quel sentimento che non si riesce a dimenticare.
Attraverso le storie dei clienti, come Jae-ha che rivive l’abbandono infantile o Yeon-hee che non supera una relazione passata, scopriamo una verità inaspettata: la felicità non si ritrova eliminando i brutti ricordi. Le cicatrici che le esperienze ci lasciano non sono da cancellare, ma sono parte di noi. Con il tempo, quelle ferite possono far sbocciare i fiori, trasformandoci in persone più forti, serene e consapevoli. Tornare a credere nella magia dell’amore e smettere di nascondersi in un passato che non si può cambiare: questo significa accettare il dolore e guarire.
Questo romanzo coreano ci regala una chiusura meravigliosa per la nostra Giornata della Gentilezza: la gentilezza è accettazione e vulnerabilità. Significa non nascondere le proprie ferite, come fa Ji-eun con i suoi clienti, ma accettarle come la “tavolozza più bella del mondo”. Quando sorridiamo nonostante gli abiti che portiamo siano macchiati, stiamo compiendo un atto di profonda onestà verso noi stessi.
Essere gentili verso gli altri, in questo contesto, significa offrire un luogo sicuro, come la lavanderia di Ji-eun, dove le persone possano parlare del loro dolore senza timore di essere giudicate. È il coraggio di amare e di vivere pienamente nonostante gli errori commessi, un gesto di profonda clemenza che dobbiamo a noi stessi e a chi ci sta accanto.
“Piccoli consigli inutili” di Stine Pilgraad
Qual è il segreto per fare amicizia in un nuovo posto e, soprattutto, cosa si fa per essere davvero felici? A queste domande, Stine Pilgaard prova a rispondere con un libro pungente e spassosissimo: “Piccoli consigli inutili“. La protagonista è Dolph, che si trasferisce con il marito e il figlio nella Jutland occidentale, in Danimarca.
Dolph è un’insegnante di scrittura creativa e, nel suo nuovo lavoro, si ritrova a curare una rubrica di consigli per il giornale locale, dove le arrivano in forma anonima le domande più disparate su crucci e dilemmi esistenziali. Lei, però, non è certo la persona più adatta per distribuire saggezza: è impacciata, la sua vita è una strada tortuosa e lei non è brava né a usare la macchina (si iscrive a scuola guida) né a interagire in modo “fluido” con gli altri.
Il suo problema principale è la schietta e sincera inibizione: a Velling, il posto dove si è trasferita, ci sono norme di conversazione precise, e parlare per frasi brevi è la prima forma di cortesia. La missione più difficile per lei è non travolgere le persone con fiumi di parole e confessioni non richieste. Dolph, con precisione chirurgica, mette a nudo se stessa e gli altri, illuminando con ironia i vizi e le debolezze dell’essere umano.
Questo romanzo ironico ci offre un punto di vista inatteso sulla gentilezza: a volte, la cortesia è questione di misura e rispetto degli spazi. Dolph ci insegna che non sempre riversare tutto se stessi sugli altri è un atto di onestà; a volte, è solo una mancanza di tatto.
La vera gentilezza, soprattutto quando si è in un nuovo contesto o si interagisce con persone sconosciute, sta nel rispetto delle regole sociali implicite (come parlare per frasi brevi o non essere invadenti) e nell’imparare a esercitare l’arte della discrezione. Essere gentili significa anche accettare che non tutti desiderano flussi di confessioni inaspettate. La schiettezza di Dolph, pur essendo imbarazzante, ci ricorda che l’essere umano è imperfetto, ma proprio nell’accettazione delle nostre e altrui debolezze (i “piccoli consigli inutili” che ci diamo) troviamo il modo più onesto per relazionarci.
