5 romanzi lunghi da leggere almeno una volta nella vita

3 Novembre 2024

Contano fra le 600 e le 2000 pagine. Sono talmente belli che, una volta intrapresa la lettura di ciascuno di essi, risulta impossibile staccarsene. Ecco cinque meravigliosi romanzi lunghi da leggere almeno una volta nella vita.

5 romanzi lunghi da leggere almeno una volta nella vita

Fra i lettori esistono due scuole di pensiero: c’è chi ama i romanzi estesi, che si leggono investendo molto tempo e restando per diversi giorni sulla stessa storia, e c’è chi, invece, preferisce letture brevi, che condensano la loro trama in pochi giorni di impegno e permettono di immergersi subito in altri libri.

Per quanto spaventosi per via della loro mole, i romanzi lunghi nascondono perle incommensurabili. Sono lunghi più di cinquecento pagine alcuni dei classici della letteratura mondiale, per esempio, ma anche alcune delle uscite più amate di recente. La mole di un libro non dovrebbe decretare la sua pesantezza, o la sua difficoltà.

Semplicemente, occorre impegnare del tempo in più per la sua lettura. Ma, se guardiamo alla questione con uno sguardo diverso, leggere un romanzo esteso può significare anche affezionarsi di più ai suoi personaggi, immergersi di più nella sua storia, scoprire con più accuratezza lo stile e il pensiero del suo autore.

Se stai valutando l’idea di impegnare il tuo autunno con una lettura importante, continua a leggere il nostro articolo: di seguito ti suggeriamo cinque romanzi lunghi da leggere una volta nella vita.

5 romanzi lunghi da leggere una volta nella vita

Una vita come tante” di Hanya Yanagihara

Si estende per oltre mille pagine uno dei romanzi più amati al mondo negli ultimi tempi: si chiama “Una vita come tante”, ed è profondo e liberatorio come poche altre letture. Non fatevi spaventare dalla sua lunghezza: probabilmente sarete anche un po’ dispiaciuti quando sarete costretti a metterlo da parte alla fine della lettura.

In una New York fervida e sontuosa vivono quattro ragazzi, ex compagni di college, che da sempre sono stati vicini l’uno all’altro. Si sono trasferiti nella metropoli da una cittadina del New England, e all’inizio sono sostenuti solo dalla loro amicizia e dall’ambizione. Willem, dall’animo gentile, vuole fare l’attore.

JB, scaltro e a volte crudele, insegue un accesso al mondo dell’arte. Malcolm è un architetto frustrato in uno studio prestigioso. Jude, avvocato brillante e di enigmatica riservatezza, è il loro centro di gravità.

Nei suoi riguardi l’affetto e la solidarietà prendono una piega differente, per lui i ragazzi hanno una cura particolare, una sensibilità speciale e tormentata, perché la sua vita sempre oscilla tra la luce del riscatto e il baratro dell’autodistruzione.

Intorno a Jude, al suo passato, alla sua lotta per conquistarsi un futuro, si plasmano campi di forze e tensioni, lealtà e tradimenti, sogni e disperazione. E la sua storia diventa una disamina, magnifica e perturbante, della crudeltà umana e del potere taumaturgico dell’amicizia.

Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust

Uno dei romanzi più lunghi di sempre, ma anche uno dei più belli. Se si ha il coraggio di intraprendere la lettura della Recherche di Marcel Proust, non si torna indietro: lo scrittore francese condensa la nostra vita interiore nella sua magnifica opera. Riflette sul tempo, sulla memoria, sull’amore, sui legami…

lo fa con uno stile inconfondibile che è reso magistralmente dalla recente nuova traduzione di Giovanni Raboni. E, a proposito, se lo ritenete opportuno per approfondire la lettura, troverete in commercio anche un prezioso libretto-guida che, curato dallo stesso traduttore dell’opera, aiuta a riflettere sui temi del romanzo.

Usciti a partire dal 1913, i sette libri che compongono, in un tutto unitario, la “Recherche” – colossale romanzo-mondo frutto di quindici anni di gestazione – esplorano una moltitudine di temi: il senso del tempo, la memoria, il sogno, l’abitudine, il desiderio. E poi ancora la gelosia, il rapporto tra arte e realtà, l’interagire di rituali ed emozioni.

Memorabili i personaggi che il lettore incontra fra queste pagine, dal Narratore, figura dai fortissimi tratti autobiografici, alle donne da lui amate, Gilberte e Albertine, fino a Odette e Swann, Bloch, Françoise, il barone di Charlus e la duchessa di Guermantes.

Attorno al tema della memoria involontaria, le cosiddette “intermittenze del cuore” della celeberrima scena della madeleine, vive tutta la società francese dei decenni a cavallo del Novecento, quelli della vita di Proust, dalla sconfitta di Sedan agli anni delle avanguardie, passando per l’affaire Dreyfus e la Grande Guerra.

E anche in questo suo essere specchio dei tempi e del tempo sta il miracolo irripetibile, o quanto meno irripetuto, della “Recherche”.

Viaggio al termine della notte” di Louis-Ferdinand Céline

In Italia non è uno dei romanzi francesi più letti. Spaventa per diverse ragioni, il capolavoro di Céline: la sua estensione in primis, che supera le cinquecento pagine.

Ma anche la lingua e lo stile utilizzati dall’autore, che mescola registri diversissimi fra loro per ottenere una lingua nuova ed esprimere concetti oggettivamente forti: Céline non era esattamente un filantropo. Schivo, dalle idee estreme e spesso ciniche e controverse, ci ha regalato un romanzo incredibile che, servendosi di ironia e grottesco, racconta il mondo del Novecento.

L’anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l’ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell’Africa coloniale, la New York della «folla solitaria», le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale.

Totalmente nuovo nel panorama francese ed europeo è stato poi il modo insieme realistico e visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha saputo trasfigurare questa materia incandescente. Per lui, in principio, è l’emozione, il sentimento della vita: di qui l’invenzione di un linguaggio che ha tutta l’immediatezza del «parlato» quotidiano, capace di dar voce, tra sarcasmi e pietà, alla tragicommedia di un secolo.

Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del Novecento: è in realtà un’opera potentemente comica, esilarante, in cui lo spettacolo dell’abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell’incubo.

La Valle dell’Eden” di John Steinbeck

Sono ottocento pagine che non pesano, quelle che compongono “La Valle dell’Eden”. Il capolavoro di John Steinbeck è un concentrato di umanità capace di commuovere chiunque si approcci alla sua lettura. Fra i romanzi dell’autore statunitense, questo è il più ricco di citazioni bibliche.

Lo adorerete se vi piacciono i libri con una trama lineare, che racconta la storia dei suoi personaggi seguendoli da vicino in tutti i loro aspetti.

Nel paese di Nod, a est de] giardino dell’Eden, dove la progenie di Caino andò a vivere secondo la leggenda biblica e che nel romanzo di John Steinbeck corrisponde simbolicamente alla valle percorsa dal fiume Salinas nella California settentrionale, si intrecciano le storie di due famiglie, gli Hamilton e i Trask.

Protagonisti della saga, che va dalla Guerra civile alla Prima guerra mondiale, da una parte il vecchio Samuel Hamilton, immigrato dall’Irlanda; e, dall’altra, Cyrus Trask insieme ai figli Adam e Charles, e ai nipoti Aron e Caleb, gemelli nati dalla misteriosa Cathy Ames, reincarnazione di Eva e di Satana allo stesso tempo, emblema del male nel mondo, con il quale tutti nel corso della lunga vicenda devono misurarsi.

Pubblicato negli Stati Uniti nel 1952 e ora riproposto nella nuova traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini, “La valle dell’Eden” è il romanzo in cui Steinbeck ha creato i suoi personaggi più affascinanti e ha esplorato più a fondo i suoi temi ricorrenti: il mistero dell’identità, l’ineffabilità dell’amore e le conseguenze tragiche della mancanza d’affetto.

Guerra e pace” di Lev Tolstoj

Come non citare, infine, uno dei romanzi più significativi di tutti i tempi, che spesso non viene calcolato dai lettori soltanto per via della sua estensione?

Non precludetevi la possibilità di scoprire uno dei libri che amerete di più nella vostra esperienza di lettori. Un suggerimento in più: se temete di fare confusione fra i personaggi per via dei numerosi nomi e diminutivi utilizzati dagli scrittori russi, munitevi di carta e penna per creare il vostro personale schema da consultare al bisogno.

Meditata a partire dal 1863, più volte rivista e riscritta fino alla versione del 1886, “Guerra e pace” è l’opera più nota di Tolstòj e una delle più lette e amate della letteratura universale.

In queste pagine di altissima scrittura, in cui spiccano le celeberrime figure della contessina Natàsha Rostòva e del principe Andréj Bolkònskij, si narrano le vicende di due famiglie dell’aristocrazia russa, i Bolkònskij e i Rostòv appunto, sullo sfondo della Russia patriarcale e contadina devastata dalle guerre e dall’invasione di Napoleone, ma ancor più sconvolta dall’influsso, borghese e civilissimo, dell’Europa occidentale.

Della Grande Russia di inizio Ottocento “Guerra e pace” è infatti insieme il magnifico epos e la struggente elegia. Un capolavoro che esce dagli angusti confini del romanzo, per ampliarsi e trasformarsi al di là di ogni definizione di genere, e diventare di volta in volta romanzo storico, cronaca familiare, trattato storiografico, pamphlet, testo filosofico.

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