5 motivi per leggere “A occhi aperti” di Ingeborg Bachmann

23 Luglio 2025

Scopri cinque motivi per cui dovresti leggere "A occhi aperti" di Ingeborg Bachmann e immergerti nella sua straordinaria scrittura. "A occhi aperti".

5 motivi per leggere "A occhi aperti" di Ingeborg Bachmann

C’è chi scrive per raccontare. Chi scrive per analizzare. E poi c’è chi scrive perché non ha altra scelta: perché solo scrivendo esiste davvero. In questa categoria radicale, necessaria, senza concessioni, rientra Ingeborg Bachmann.

E A occhi aperti, pubblicato da Adelphi, è il libro che forse più di tutti la racconta senza veli: non in forma di romanzo, ma di pensiero vivo . Un’autrice che ha fatto del dolore un’arte Bachmann, che da sempre ha messo a nudo il dolore dell’essere donna, dell’essere pensante, dell’essere libera in un mondo che lo impedisce, ci lascia in questo volume una raccolta di riflessioni che sono lame e carezze allo stesso tempo.

Parla di Kafka, Musil, Sylvia Plath, Thomas Bernhard, autori che come lei hanno fatto della letteratura uno specchio tagliente e insostenibile, ma ogni volta che li nomina, sembra parlare anche di sé.

Come quando dice: «Io esisto soltanto quando scrivo, quando non scrivo non sono niente». Una dichiarazione estrema, totalizzante, che non è posa né teatralità. È la verità di chi ha messo la propria sopravvivenza nella parola scritta.

Curiosità su Ingeborg Bachmann, tra amore, ferite e rivoluzione

Ebbe una relazione tormentata con Paul Celan, il poeta sopravvissuto ai campi di sterminio. I due si scrissero lettere che oggi sono tra i carteggi amorosi più intensi della letteratura del Novecento.

Fu anche filosofa: scrisse una tesi su Heidegger e Nietzsche, e fu amica di autori come Thomas Bernhard e Max Frisch.

Morì tragicamente a Roma nel 1973, in circostanze mai del tutto chiarite, in seguito a un incendio.

La sua scrittura ha influenzato generazioni di autrici tedesche, tra cui Elfriede Jelinek, Herta Müller e Jenny Erpenbeck.

Il titolo del libro A occhi aperti richiama una delle sue più celebri affermazioni: «Non si può scrivere a occhi chiusi».

“A occhi aperti” Un libro assolutamente da leggere

A occhi aperti non è solo una raccolta di saggi. È un’opera che ci interroga, ci colpisce, ci chiede conto del nostro modo di leggere, di vivere, di pensare. Ingeborg Bachmann ci accompagna nel buio per mostrarci che l’unico modo per attraversarlo è tenere gli occhi aperti. Anche se fa male. Anche se si rischia di vedere troppo.

Roma, Wittgenstein, Maria Callas: frammenti di un’identità nomade

C’è anche una Roma intima e inattesa in queste pagine, la città che per Bachmann «le ha insegnato ad andare d’accordo con gli altri»,  forse perché le ha mostrato che si può abitare un luogo senza rinunciare alla propria solitudine. E ci sono la musica di Maria Callas, l’austera perfezione del Tractatus di Wittgenstein, la voce temibile e libera di Gombrowicz.

Ogni saggio, ogni frammento, sembra tenere insieme un dialogo con il mondo e uno con sé stessa. Emerge un pensiero filosofico, poetico, letterario, femminile, ma mai accomodante. Bachmann non cerca la riconciliazione, ma la verità, anche se è scomoda, dolorosa, impossibile da dire.

Perché leggerlo oggi?

Per scoprire una voce necessaria,  Ingeborg Bachmann è stata ed è una delle voci più lucide e profonde del Novecento europeo. Questo libro è una porta d’ingresso perfetta anche per chi non l’ha mai letta.

Perché mescola generi e forma in modo radicale: Poesia, autobiografia, critica letteraria, filosofia convivono senza confini. È un libro impossibile da incasellare, come lo era la sua autrice.

Per la potenza delle sue idee. Che si parli di amore, guerra, linguaggio o scrittura, ogni pagina è un invito a guardare il mondo senza filtri. A occhi aperti, appunto.

Per l’originalità dello sguardo. Raramente una scrittrice ha saputo essere così tagliente e così umana allo stesso tempo. Nessuna retorica, nessuna indulgenza. Solo parole precise e necessarie.

Perché ci parla dell’oggi. Le riflessioni sul linguaggio, sulla letteratura come responsabilità, sulla figura pubblica dell’intellettuale risuonano con forza anche nel nostro presente, segnato da crisi e parole vuote.

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