5 libri studiati a scuola da rileggere da adulti

23 Ottobre 2024

Fra i libri studiati e letti nelle antologie scolastiche ci sono alcuni dei capolavori della letteratura mondiale. Leggerli da adulti, senza pregiudizi, può rivelarsi un’esperienza senza eguali. Ecco 5 libri letti a scuola da riscoprire.

5 libri studiati a scuola da rileggere da adulti

A scuola li abbiamo letti e studiati nelle antologie, sono stati oggetto delle nostre interrogazioni… Poi, magari, non abbiamo più avuto né il coraggio né la voglia di riprenderli per rileggerli senza costrizioni. In questo articolo vi suggeriamo cinque libri letti a scuola a cui dare una seconda chance da adulti. Scopriamoli insieme.

5 libri letti a scuola a cui dare una seconda chance

I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni

Non si poteva incominciare in altro modo. “I Promessi Sposi” è uno di quei libri che, passando di mano in mano ad ogni studente italiano, è stato studiato e analizzato, ma probabilmente da pochi riletto in libertà, in età adulta. Eppure, si tratta di un’opera straordinaria, di un capolavoro che ha tanto da insegnare – in termini di stile e di morale – anche a noi, oggi.

La redazione definitiva dei Promessi sposi uscì tra il 1840 e il 1842. Un romanzo per più aspetti “scandaloso”: in primo luogo per la lingua nuova in cui è scritto, mossa e varia come mosse e varie sono le occasioni della trama, cui il linguaggio si piega senza mai rompere la propria sostanziale unità.

“Scandaloso” è poi tutto il romanzo, con la sua pretesa di far assurgere a protagonisti personaggi anonimi che da sempre la storia trascura e dimentica.

“Scandaloso” infine, questo romanzo cattolico, anche per quella sua maniera di esaminare il mondo ecclesiastico senza indulgenze, di scoprire e rivelare il male anche nei conventi e di dimostrare che un prelato è davvero alto non quando ricopre un’alta carica o discende da una famiglia illustre, ma quando questi privilegi sono messi al servizio degli altri.

La coscienza di Zeno” di Italo Svevo

Di questo libro, in molti conoscono soltanto la genesi dell’opera, la sua risonanza nella cultura del tempo e il famoso capitolo della sigaretta di Zeno. “La coscienza di Zeno” è un grande classico da riscoprire nella sua interezza, un libro che merita una rilettura da adulti, scevri da pregiudizi e impegni scolastici che ne minino la godibilità.

“La coscienza di Zeno” (1923), uno dei capolavori della letteratura europea del Novecento, è la tragicomica vicenda di un “inetto a vivere”, che, su sollecitazione del proprio psicanalista, ripercorre le tappe della sua oscillante e inconcludente esistenza punteggiata dai ripetuti, e inutili, tentativi di smettere di fumare.

Zeno Cosini è una specie di marionetta tirata da fili che, quanto più indaga, tanto più gli sfuggono. È schiacciato da un destino che sembra ineluttabile: desideroso dell’Ordine, è sommerso dal Caos; alla infantile ricerca di certezze, si ritrova compiaciuto funambolo sul filo oscillante della catastrofe personale e familiare.

Odissea” di Omero

Fra i poemi epici più straordinari presenti nel nostro canone letterario c’è l’Odissea di Omero, una lettura che tutti gli amanti dei libri dovrebbero intraprendere almeno una volta nella vita: perché dal mito di Odisseo si è sviluppata una serie infinita di opere, e anche oggi esso non cessa di infondere ispirazione in chi ama l’arte del narrare.

«La radice dell’Odissea è un albero d’olivo», ha scritto Paul Claudel. Su quest’albero radicato nella terra, Odisseo ha costruito il suo letto nuziale, al centro della casa, nel cuore del suo regno. È il perno intorno a cui ruota la sua vita, il punto di partenza che coincide con la meta. L’Odisseo di Omero è un guerriero che non ama le battaglie, un navigatore che non ama il mare.

Il suo lungo viaggio di ritorno è un’avventura di dolore e di angoscia, la vera guerra è quella che combatte in patria, tra le mura della sua casa: per ricomporre gli affetti e restaurare il dominio, per poter vivere e invecchiare in prosperità e in pace.

I Miserabili” di Victor Hugo

Terminiamo la nostra operazione di riscoperta con due libri tanto belli quanto sottovalutati dai lettori italiani. “I Miserabili” è il capolavoro con cui abbiamo imparato a conoscere la produzione di Victor Hugo. Probabilmente ne conosciamo a grandi linee trama e personaggi principali. Ma questa storia ha molto da raccontare, sia dal punto di vista storico-sociale, sia da quello umano.

Esaltato come lo “Shakespeare del romanzo”, paragonato a Omero da un rivale come Dostoevskij, artefice, secondo Rimbaud, di un linguaggio simile per intensità a quello della poesia, Victor Hugo è ritenuto tra i più grandi scrittori in prosa della sua generazione.

Nei Miserabili, pubblicato nel 1862, il vasto affresco della società parigina si costruisce attorno a una trama di base da detective story, incentrata sul rapporto tra Jean Valjean, ex carcerato, e Javert, il poliziotto che lo insegue.

Accanto una folla di figure, ora comprimarie come Cosetta, la bambina salvata e adottata da Valjean, e Mario, il giovane che si innamorerà di lei, ora più defilate, volti e nomi dell’immensa folla dei miserabili che popolano i bassifondi di Parigi.

Sullo sfondo i grandi avvenimenti della storia, sempre intrecciati ai fatti e ai fantasmi della vita individuale, dalla battaglia di Waterloo ai combattimenti sulle barricate durante i moti del 1832.

Controcorrente” di Joris-Karl Huysmans

Infine, “Controcorrente”, uno di quei libri che tutti abbiamo citato nelle interrogazioni dedicate al decadentismo e a Gabriele D’Annunzio, ma che probabilmente in pochi abbiamo letto. Vale la pena di riscoprirlo, ve lo assicuriamo.

Autentico romanzo manifesto del decadentismo, “Controcorrente”, pubblicato nel 1884, segna la transizione dal realismo ottocentesco alla complessità e alle inquietudini della cultura del Novecento. Il protagonista, rifiutando l’insostenibile mediocrità del mondo contemporaneo, si ritira in una sorta di squisita clausura, popolata di sogni, profumi esotici e artificiose bellezze.

Ma al suo splendido e ossessivo isolamento sarà costretto a rinunciare a causa della stessa nevrosi che lo aveva spinto a preferire alla realtà il sogno della realtà. «Perché questo nevrotico – scriveva Maupassant recensendo il libro – mi appare come un uomo che, se esistesse, sarebbe il solo uomo intelligente, saggio, veramente idealista e poeta dell’universo?»

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