5 libri brevi (sotto le 200 pagine) per cominciare bene la giornata

16 Settembre 2025

Per un buongiorno non basta un caffè: vi consiglia 5 libri brevi (sotto le 200 pagine) da iniziare al mattino e portare con te tutto il giorno. Scoprili quali.

5 libri brevi (sotto le 200 pagine) per cominciare bene la giornata

Libri che accendono la mente

Quanto amiamo i libri brevi? Si cominciano al mattino e, spesso, si riesce a terminarli anche per sera: i veri binge reader ne fanno quasi collezione! Ogni piccolo volume è una storia diversa, un mondo a sé, e considerata la mole ci permette di cercarne la soglia e uscire molto facilmente.

Per cominciare bene la giornata ci vuole il tuffo in un libro

Dunque basta scegliere quello giusto, aprirlo e cominciare a leggere. Oggi abbiamo pensato di proporvi cinque libri brevi sotto le 200 pagine che siamo sicuri vi piaceranno.

L’incanto del Lotto 49” di Thomas Pynchon

È un classico del postmoderno in formato tascabile, lungo poco più di 150 pagine, dal quale è difficile scollarsi. In questo libro, Pynchon costruisce un labirinto senza fine dove s’indaga senza mai trovare una soluzione definitiva, perché l’enigma è l’atto stesso di interpretare il mondo: una “caccia al tesoro” metafisica dove ogni indizio è anche rumore di fondo.

Oedipa Maas, giovane californiana sposata con un deejay, riceve l’incarico di eseguire il testamento di Pierce Inverarity, magnate eccentrico con proprietà sparse ovunque e affari poco limpidi. Da quel momento la realtà si spacca: nei francobolli, nei manifesti, nei bagni dei locali notturni compare un corno postale sbarrato, emblema di un presunto sistema di posta clandestino (il Tristero) che attraverserebbe la storia in segreto, in guerra con i canali ufficiali.

Oedipa segue piste che sembrano barzellette e oracoli: un dramma elisabettiano pieno di allusioni, un ufficio postale alternativo chiamato W.A.S.T.E., la multinazionale aerospaziale Yoyodyne, un’asta di rarità filateliche dove il senso di tutto potrebbe affiorare — o svanire definitivamente.

È così che la trama avanza come un’indagine poliziesca, ma il mistero vero è la nostra fame di significato… Il finale sospeso, ironico e inquieto: il “complotto” potrebbe essere ovunque, oppure solo nella mente di chi osserva e cerca la soluzione del caso.

Meno di zero” di Bret Easton Ellis

Titolo d’esordio di Breat Easron Ellis, questo romanzo è uno specchio della società di metà anni Ottanta. Ellis non cerca una morale tra le pagine, né uno scopo o una vera e propria trama: fa scorrere la penna e porta il suo personaggio tra sole, feste, piscine in una LA dove scorre alcol e cocaina.

Lui si chiama Clay: torna a casa dall’università e rientra in un ecosistema di adolescenti ricchi e svuotati, consumati da un desiderio che non desidera nulla. Ellis scrive a scatti, come una Polaroid: dialoghi asciutti, scene che scivolano senza commenti, un’apatia che diventa lentamente orrore morale. Parla di degrado, racconta le sue vacanze invernali lontano dall’università della East Coast, quando ritrova gli amici del suo giro: Blair, Julian e Rip, sotto la luce perfetta della città.

I giorni scorrono, e man mano che lo fanno Clay scopre l’amico indebitato e sfruttato, i giri di prostituzione, la violenza consumata come intrattenimento: un orrore mostrato e subito archiviato.

Verderame” di Michele Mari

Estate 1969. Michelino, tredici anni, approda nella grande casa dei nonni; a fargli da guida è Felice, custode anziano che perde la memoria. Il ragazzo decide di “rimettere ordine” nei ricordi dell’uomo e, così facendo, scoperchia il proprio immaginario: mostri, leggende, oggetti stregati che odorano di cantina e infanzia.

Mari scrive un romanzo di formazione a tinte gotiche che è anche un romanzo sui poteri della fantasia: il “verderame” del titolo è la patina verde che ricopre il passato e lo rende, insieme, familiare e perturbante.

Notturno cileno” di Roberto Bolaño

Un sacerdote e critico letterario, prossimo alla morte, parla per una notte intera: un monologo senza capitoli, un flusso che mescola difesa, confessione, autoassoluzione, ricordi della cultura cilena e ombre della dittatura.

Sebastián Urrutia Lacroix, ripercorre la propria vita tra salotti letterari e stanze di tortura, mostrando come si possa essere colti e al tempo stesso complici. Tra nomi, aneddoti e vanità, qualcosa lo costringe ad aprire le stanze chiuse del suo passato per varcarne la soglia…

Bolaño scrive una sorta di requiem civile in forma breve: compatto, febbrile, implacabile. La vera indagine non è su un delitto, ma su una responsabilità: che cosa significa “sapere” e voltarsi dall’altra parte? Poche pagine, altissima temperatura morale.

Dissipatio H.G.” di Guido Morselli

Il protagonista decide di togliersi la vita, poi ci ripensa. Quando riemerge, scopre che l’umanità è svanita: città vuote, autostrade deserte, solo lui rimasto a interrogare il mondo. È davvero l’ultimo uomo? O sono gli altri ad essere diventati “la morte”?

Inizia il suo pellegrinaggio: tentativi di comunicare, ipotesi sull’evento, memorie, aforismi, ironie. La trama è un diario di esplorazione dell’ultimo terrestre e, insieme, un trattato narrativo: cosa resta del senso quando la comunità scompare? L’“H.G.” del titolo è un’interrogazione “Homo/Gens?”, “Human Genus?” Che si collega alla trama stessa.

Si legge come un diario di esplorazione e un trattato sull’esistenza: cosa resta del senso quando spariscono gli altri? Un classico inatteso e filosofico.

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