La vita è fatta di luci e ombre. A volte le ombre sono tanto presenti da offuscare la nostra serenità. Capita in dei giorni particolari, se ci svegliamo col piede sbagliato, o per interi periodi, che mettono alla prova la nostra capacità di ritrovare la strada giusta. I libri possono aiutarci a star meglio, a recuperare le forze e il coraggio di credere in noi e nella vita. In questo articolo ne scopriamo cinque perfetti da leggere quando ci sentiamo giù di corda.
Cinque libri perfetti per risollevare il morale
“Tutti gli indirizzi perduti” di Laura Imai Messina
Iniziamo con una nuova uscita perfetta per chi ha bisogno di ritrovare del tempo per sé e di ritrovarsi, attraverso una lettura piacevole, in grado di scaldare il cuore. L’ultimo dei libri nati dalla penna di Laura Imai Messina è un inno poetico e romantico alla vita di tutti i giorni, ricca di dolore ma anche di impercettibili cose belle, che dovremmo allenarci a notare di più.
C’è una piccola isola, nel mare interno di Seto, che ha la forma di un’elica e non più di centocinquanta abitanti. Proprio lì, nell’ufficio postale di Awashima, vengono conservate tutte le lettere spedite a un destinatario irraggiungibile: un amore perduto eppure ancora presente, la ragazza che leggeva Kawabata su un autobus a Roma, l’inventore del fon, il giocattolo preferito d’infanzia, il primo bacio che tarda ad arrivare.
Come messaggi in bottiglia, sono parole lasciate andare alla deriva che non aspettano una risposta. Perché scrivere può curare, tenere compagnia, aiutarci a decifrare il mondo, o la nostra stessa anima.
«Tutto il senso dello scrivere queste lettere è, precisamente, scriverle». Un romanzo felice, pieno d’incanto, sulla potenza della scrittura e sulla meraviglia che può nascere dalla fiducia nelle relazioni, anche quelle con gli sconosciuti.
“Fai bei sogni” di Massimo Gramellini
Con “Fai bei sogni”, Massimo Gramellini si è raccontato aprendosi a centinaia di migliaia di lettori che dalla sua storia, presentata con così tanta passione e fiducia nella vita, sono stati ispirati.
“Fai bei sogni” è la storia di un segreto celato in una busta per quarant’anni. La storia di un bambino, e poi di un adulto, che imparerà ad affrontare il dolore più grande, la perdita della mamma, e il mostro più insidioso: il timore di vivere. Fai bei sogni è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa.
Un amore, un lavoro, un tesoro. E rifiutandosi di accettare la realtà finiscono per smarrire se stessi. Come il protagonista di questo romanzo. Uno che cammina sulle punte dei piedi e a testa bassa perché il cielo lo spaventa, e anche la terra. Fai bei sogni è soprattutto un libro sulla verità e sulla paura di conoscerla.
Immergendosi nella sofferenza e superandola, ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti. Massimo Gramellini ha raccolto gli slanci e le ferite di una vita priva del suo appiglio più solido. Una lotta incessante contro la solitudine, l’inadeguatezza e il senso di abbandono, raccontata con passione e delicata ironia.
“La mia famiglia e altri animali” di Gerald Durrell
Se ti senti giù di corda e non vuoi minimamente pensare a ciò che ti fa star male, avrai certamente bisogno di libri che racchiudono una sferzata di ironia, per affrontare la vita con più leggerezza. Il romanzo di Gerald Durrell è davvero perfetto per raggiungere questo obiettivo.
«Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso da ragazzo, con la mia famiglia, nell’isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell’isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro.
Non appena si sono trovati sulla pagina non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato i vari amici a dividere i capitoli con loro»: così Gerald Durrell presenta questo libro, uno dei più universalmente amati che siano apparsi in Inghilterra negli ultimi trent’anni.
Ma il lettore avrà il piacere di scoprirvi anche qualcos’altro: la storia di un Paradiso Terrestre, e di un ragazzo che vi scorrazza instancabile, curioso di scoprire la vita (che per lui, futuro illustre zoologo, è soprattutto la natura e gli animali), passando anche attraverso avventure, tensioni, turbamenti, tutti però stemperati in una atmosfera di tale felicità che il lettore ne viene fin dalle prime pagine contagiato.
“Perdonare la notte” di Federico Pichetto
Fra i libri che ti suggeriamo quando ci si sente giù di corda c’è un titolo emozionante e profondo adatto a chi predilige le letture corali, in particolare a tutti coloro che hanno bisogno di acquistare consapevolezza e di attraversare le difficoltà che stanno vivendo. Si intitola “Perdonare la notte”, ed è uscito qualche mese fa in libreria.
Il genere letterario di queste pagine è decisamente articolato: si tratta di narrazioni sotto forma di intervista, inserite in un contesto quasi da racconto deduttivo, con una trama che si svela alla fine e lascia il lettore interpellato nel profondo, come se avesse letto un saggio sulle questioni importanti della vita.
Una parola descrive in modo efficace l’intento dell’autore: squadernare, cioè tirare fuori dal quaderno i sentimenti, i dolori e i tabù che altrimenti non avrebbero uno spazio dove poter respirare.
Squadernare significa anche accettare il fatto di non risolvere alcuna questione, ma tentare di stimolare il pensiero con paradossi e situazioni surreali che evidenzino e amplifichino le tematiche messe sul tappeto, cioè le notti che improvvisamente assalgono la nostra vita: un lutto, un tradimento, una malattia o un amore che finisce… notti dolorose che però ci hanno forgiato e riuscire ad abbracciarle, ad amarle e a perdonarle è la condizione per riprendere possesso di un pezzo di noi stessi che ci hanno portato via.
“Ci sono mani che odorano di buono” di Sara Gambazza
Terminiamo la nostra carrellata di libri da leggere quando ci sentiamo giù con il romanzo d’esordio di Sara Gambazza, un tripudio di emozioni e di delicatezza che ci insegna a guardare alla vita con l’amore che essa merita, anche quando ci sembra impossibile farlo. Il segreto sta nel “prendersi cura”.
Un pomeriggio d’inverno, freddo da spezzare le ossa, Bina si ritrova sola. Ha ottantatré anni e aspetta suo nipote al parco del Cinghio, un quartiere da cui è meglio tenersi alla larga ai margini di una cittadina perbene. Marta, che di anni ne ha venticinque, e che al Cinghio è cresciuta imparando che il mondo è storto e non lo si può aggiustare, la osserva dalla finestra: la vede farsi rigida su una panchina sfondata, il naso gocciolante, un berretto rosa calato sugli occhi spauriti.
Decide di offrirle un tetto per la notte. Poi per la notte dopo e per quella dopo ancora. Marta finisce così per prendersi cura di Bina, e intorno a lei, a proteggere quaranta chili di ossa e grinze, si stringono gli abitanti dell’intera palazzina. Poche strade più in là, Fabio viene preso a pugni: ha sgarrato con la persona sbagliata ed è nei guai, grossi guai.
Fabio è il nipote di Bina e, mentre Marta prepara il letto per la nonna, lui bussa alla porta di Genny, un’ex prostituta in grado di raccogliere i cocci altrui senza fare domande. Bina e Fabio vivono giorni sospesi, in un luogo duro e sconosciuto, nell’attesa che qualcosa accada. Qualcosa accadrà. E il destino rimescolerà il mazzo, distribuendo ai giocatori nuove carte.
Quei giorni freddi si faranno via via più caldi dentro le palazzine di appartamenti rattoppati: tra coperte rimboccate, il rumore del caffè che sale nella moka, il profumo del sugo e una carezza sulla fronte, Marta, Bina, Fabio e Genny scopriranno che dietro ogni abbandono, nascosti sotto ogni solitudine, sopravvivono sempre la forza di amare e il bisogno di prendersi cura l’uno dell’altro.