Giugno è il mese della soglia. Ci conduce, passo dopo passo, fuori dalla primavera e dentro l’estate, come una porta che si apre su giorni più lunghi, cieli più limpidi e attese che sanno di libertà. Porta con sé il profumo di erba tagliata, il suono dei temporali improvvisi e la luce dorata che indugia sulle cose prima di svanire.
Per molti, è il tempo della fine della scuola, dell’inizio di qualcosa di nuovo: un’estate da scoprire, un viaggio da intraprendere, un angolo di silenzio in cui ascoltarsi davvero. È il mese in cui ci si scrolla di dosso la fretta e si torna a respirare con calma, a camminare senza meta, a osservare il mondo con occhi più aperti.
Quattro libri per accompagnare il mese di giugno
Per celebrare questo momento sospeso tra chiusura e rinascita, tra addii e nuove partenze, abbiamo scelto quattro libri che risuonano profondamente con le atmosfere di giugno. Quattro voci diverse, quattro estati da leggere, per entrare nel ritmo lento e profondo di giugno.
“Divorare il cielo” di Paolo Giordano
Il primo libro che vi suggeriamo per accompagnare il mese di giugno è un bellissimo romanzo di formazione di Paolo Giordano, ambientato dopo la fine della scuola in Puglia.
Le estati a Speziale per Teresa non passano mai. Giornate infinite a guardare la nonna che legge gialli e suo padre, lontano dall’ufficio e dalla moglie, che torna a essere misterioso e vitale come la Puglia in cui è nato. Poi un giorno li vede. Sono «quelli della masseria», molte leggende li accompagnano, vivono in una specie di comune, non vanno a scuola ma sanno moltissime cose.
Credono in Dio, nella terra, nella reincarnazione. Tre fratelli ma non di sangue, ciascuno con un padre manchevole, inestricabilmente legati l’uno all’altro, carichi di bramosia per quello che non hanno mai avuto. A poco a poco, per Teresa, quell’angolo di campagna diventa l’unico posto al mondo…
“Il libro dell’estate” di Tove Jansson
“Il libro dell’estate” di Tove Jansson racconta con tenerezza il legame tra generazioni immerso nella bellezza essenziale di un’isola.
In una minuscola isola del Golfo di Finlandia, una bambina curiosa e la sua anziana nonna trascorrono l’estate immerse nella natura, nei silenzi e nei piccoli rituali quotidiani. “Il libro dell’estate” è un romanzo fatto di episodi lievi e poetici, in cui si intrecciano l’infanzia e la vecchiaia, la libertà e l’attaccamento, il gioco e la riflessione.
Mentre esplorano la costa, costruiscono barche o discutono del senso della vita, la bambina Sofia e sua nonna danno voce a un dialogo tenero, ironico e profondo, che tocca con delicatezza temi universali: il passare del tempo, la perdita, l’amore per la natura.
“La calda estate del Pestifero” di Giovannino Guareschi
“La calda estate del Pestifero” di Giovannino Guareschi ci riporta alle avventure spensierate dell’infanzia. Un romanzo ironico e caldo perfetto da leggere a giugno.
Gigino il Pestifero e la sua ghenga vivono in una grande città, ma non quella del centro affollato di macchine e tram. Vivono in periferia, dove è tutto cemento e asfalto, e questa è l’estate più calda che si ricordi. Per sfuggire all’afa l’unica soluzione è allora andare in campeggio: a mezzi e soldi poi si penserà.
E infatti le avventure di Gigino e compagni li conducono in un’immensa villa abbandonata, splendido quanto insperato ostello per delle vacanze improvvisate. Ma le cose non sempre filano lisce fino in fondo: così, quando in piena notte strani rumori rompono la quiete della montagna, Gigino e i suoi si trovano a essere testimoni di malefatte impossibili da ignorare. Che fare?
“Il ragazzo selvatico” di Paolo Cognetti
Infine, “Il ragazzo selvatico” di Paolo Cognetti: un diario solitario e potente tra le montagne, perfetto per gli amanti della natura.
Trent’anni, un inverno difficile e la sensazione di non andare da nessuna parte: “mi sentivo senza forze, sperduto e sfiduciato. Soprattutto non scrivevo, che per me è come non dormire o non mangiare”. Nasce da qui la decisione di lasciare Milano per trasferirsi in una baita di montagna a duemila metri, nella speranza di fare i conti con il passato e ricominciare a scrivere.
Mi sentivo senza forze, sperduto e sfiduciato. Soprattutto non scrivevo, che per me è come non dormire o non mangiare? Nasce da qui la decisione di lasciare Milano per trasferirsi in una baita di montagna a duemila metri, nella speranza di fare i conti con il passato e ricominciare a scrivere.