4 libri per entrare in 4 mondi diversi

16 Novembre 2025

4 libri-mondi per un viaggio nell'animo umano: da Cleopatra a Sōseki, fino alle frontiere di Spazzatura. Storie di potere, colpa e identità.

4 libri per entrare in 4 mondi diversi

I libri sono dei mondi che i lettori esplorano pagina dopo pagina, come dei viaggiatori.

In questa selezione ne abbiamo scelti quattro che conducono a porti straordinariamente diversi, uniti da un unico, potente fil rouge: l’indagine profonda e senza filtri dell’animo umano.

Dunque, cosa significa essere umani quando le convenzioni sociali crollano? E come si forgia l’identità di fronte alla storia, alla colpa o all’emarginazione?

Partiremo dalle corti opulente dell’Antico Egitto, dove la regina Cleopatra combatte per trasformarsi da pedina a dominatrice. Ci immergeremo poi nel Giappone della modernità, dove l’immortale Natsume Sōseki svela il tormento dell’onore perduto e l’irruenta purezza contro l’ipocrisia. Infine, atterreremo nella cruda realtà della frontiera messico-americana, dove la dignità fiorisce ai margini della società.

Preparatevi a scoprire quattro libri intensi.

Libri che svelano il “cuore delle cose”

Pronti per interrogarvi sul vostro posto nel mondo?

“Io sono Cleopatra” di Natasha Solomons

Il faraone è morto, e mentre l’Egitto si prepara per gli onori dell’oltretomba, sul trono è attesa la figura di Cleopatra. Cresciuta tra le vaste sale della Grande Biblioteca di Alessandria, la giovane erede ha un sapere immenso e la consapevolezza del suo destino: non vuole essere una tiranna, ma una guida per la sua terra, capace di ascoltare e comprendere. Lei sola è degna di governare, lei che ha studiato il passato, imparato le lingue e abbracciato il culto di Iside e Osiride.

Il cammino verso il potere è però tutt’altro che semplice. Cleopatra è costretta a unirsi in matrimonio con il fratello, il giovane Tolomeo, descritto come arrogante e crudele, un mero strumento nelle mani delle opposte fazioni. Nonostante il disinteresse del fratello e il fermento politico, l’ambizione di Cleopatra è lucida: si punge il dito con uno spillo non per sangue, ma per giuramento, promettendo a se stessa che sarà Regina.

L’Egitto, terra fertile e ricca, è dilaniato dai tumulti interni. Ma la minaccia più grande arriva da oltre il mare: Roma. Tolomeo e i suoi consiglieri vedono la potenza romana come un banchetto cui non si può mancare; Cleopatra, invece, la percepisce come una forza ineluttabile. Sa che la sua unica possibilità di sopravvivenza, per sé e per l’Egitto, è trasformarsi da pedina a giocatore in questa grande scacchiera di potere. Con l’arrivo di Cesare, Cleopatra è pronta a giocare la sua parte, portando una voce “antica e modernissima” in grado di gridare con orgoglio: “Io sono Cleopatra“.

“Il cuore delle cose” di Natsume Sōseki

Il cuore delle cose” – in lingua “Kokoro”, il cui titolo significa letteralmente “cuore, mente, anima” – è un romanzo struggente che cattura il malinconico senso di fine di un’epoca: il passaggio tra le generazioni e il tramonto dell’era Meiji in Giappone. È una storia che indaga la solitudine, il segreto e il complesso legame tra due uomini.

All’inizio del Novecento, un giovane studente, durante una vacanza al mare, incontra un uomo più anziano, enigmatico e schivo, che chiamerà semplicemente Sensei (Maestro). Tra loro nasce subito un vincolo sottile ma profondo, fatto di silenzi, rispetto e domande inesplorate. Sensei vive isolato e porta con sé il peso di un segreto doloroso che lo tormenta da anni, un’ombra del passato che sembra averlo reso incapace di vivere pienamente nel presente.

La verità su questa ferita viene infine svelata nella terza parte del romanzo, attraverso una lunga epistola. Questa lettera non è solo una confessione personale, ma si trasforma in un vero e proprio testamento morale e in un’intima meditazione sulla natura umana, sull’onore, il senso di colpa e, appunto, sul “cuore delle cose”. “Kokoro” è la suprema indagine di Sōseki sul tradimento e sull’isolamento interiore nella modernità.

“Il signorino” di Natsume Sōseki

Scritto di getto nel 1906, “Il signorino” (“Botchan” nel titolo originale) è considerato l’opera più autobiografica di Sōseki e un ritratto indimenticabile di un giovane eroe ribelle e insolito. L’autore esprime la sua personale estraneità alle norme sociali, un “amore-odio” per la cultura occidentale, offrendo una visione del mondo ironica e a tratti amara. È un vero classico moderno che, per la letteratura giapponese, ha la stessa importanza de Il giovane Holden per quella occidentale: l’indagine dell’innocenza in lotta con l’ipocrisia.

Il protagonista cresce con un complesso di inferiorità: il padre gli preferisce apertamente il fratello maggiore, mentre la madre si accorge di lui solo quando combina guai. L’unica persona che lo tratta con un affetto devoto è la domestica Kiyo, che lo chiama affettuosamente Bocchan (“signorino”), termine che descrive un bambino ribelle e viziato, ma che in lui riflette la sua più autentica essenza.

“Il signorino” mantiene nella crescita la sua svagata ingenuità, una sfrontata mancanza di rispetto per l’etichetta e una disarmante sincerità. Da giovane, si ritrova insegnante di matematica in un quartiere di Tokyo, scontrandosi con allievi “zucconi” e colleghi arroganti e ipocriti. Di fronte a questa dilagante ipocrisia, che sembra la norma nel Giappone moderno, il protagonista si rifiuta di arrendersi. Non cessa mai di difendere con irruenza e commovente ingenuità l’antico senso dell’onore, incarnando l’ultima resistenza dell’autenticità contro il cinismo.

“Spazzatura” di Sylvia Aguilar Zéleny

Spazzatura” ci porta in un luogo dove il concetto di confine è fluido e brutale: la linea che separa il lusso di El Paso dalla miseria di Ciudad Juárez. Ma la vera frontiera è la discarica comunale, un luogo di rifiuti e veleni che diventa, paradossalmente, la dimora di chi è stato rigettato dalla società.

Il romanzo è un’opera polifonica che intreccia le vite di tre donne, ognuna costretta a rinegoziare la propria identità ai margini dell’umanità. C’è Alicia, cresciuta tra i detriti e ora leader, simbolo di sopravvivenza; Griselda, la studiosa che cerca di dare un senso accademico a quel mondo; e Reyna, la donna trans che, con la sua “famiglia” di prostitute, trova un senso di appartenenza nel fango.

Zéleny ci pone una domanda scomoda: cosa succede all’io quando la società lo definisce “spazzatura”? Il libro è una narrazione cruda, ma profondamente umana, che mostra come la dignità e la solidarietà possano fiorire persino nel luogo più tossico e disperato.

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