Ami la narrativa straniera? Ti piace essere sempre sul pezzo? Ecco quattro libri appena usciti o in uscita nelle librerie italiane nei prossimi giorni che nei paesi di provenienza sono già degli autentici casi editoriali.
Quattro casi editoriali internazionali appena arrivati in Italia
Dalla Nuova Zelanda all’Algeria, dalla Pechino degli anni ’90 alla periferia danese: i quattro libri che scopriamo insieme oggi sono già dei casi editoriali all’estero.
“Il nido” di Catherine Chidgey
Siamo in Nuova Zelanda, dove questo romanzo poetico ed emozionante ha rapito il cuore dei lettori. Iniziamo il nostro viaggio alla scoperta dei quattro casi editoriali appena arrivati in Italia con “Il nido” di Catherine Chidgey, un’opera che ha una narratrice d’eccezione.
Tama, una giovane gazza, è solo un pulcino indifeso quando viene salvato da Marnie, e in quel momento sarebbe potuta finire la sua storia. «Se mi tiene sveglio», minaccia Rob, il marito di Marnie, «gli dovrò torcere il collo». Ma con l’arrivo di Tama si presentano nuove possibilità per il futuro della coppia.
La gazza sa parlare e la sua fama cresce rapidamente. Fuori, tra i pini, suo padre lo avverte della malvagità degli esseri umani, mentre dentro casa Marnie gli confida le violenze subite nel suo matrimonio. Più Tama osserva, più il mondo animale e quello umano si somigliano, in tutta la loro incertezza, speranza, brutalità e incomprensibilità.
“Nessun altro posto dove andare” di Thomas Korsgaard
Ci spostiamo in Danimarca con un altro caso editoriale che ha incantato i lettori nordici anche per la straordinaria maturità del suo autore, esordiente a soli ventun anni.
Il mondo di Tue, un ragazzino di dodici anni, sta dentro una fattoria in fondo a una strada sterrata. Vive con i genitori e due fratelli, nel campo attorno alla casa ci sono otto cani, mucche e carcasse di animali. Sul soffitto sopra il suo letto c’è una stella fosforescente appiccicata con la gomma da masticare.
Il padre sembra più affezionato ai suoi cani che al resto della famiglia. La madre gioca d’azzardo e parla poco, anche se ha una voce bellissima. I soldi scarseggiano, eppure con l’allevamento, la vendita di denti d’oro e il furto di cavi di rame riescono a sopravvivere. Basta spostarsi di poco da Copenaghen, dal cuore dell’Europa più ricca e confortevole, e tutto cambia.
Nel panorama perfetto e opulento si insinua la malinconia e l’incuria, i bambini sono abbandonati a loro stessi, i loro parenti distratti e spossati, i lavori umili e faticosi. Eppure negli occhi di Tue, nel timbro del suo racconto, fiorisce l’innocenza, lo stupore, si fa strada una stralunata speranza, una tenacia che sfocia nella comicità.
“Urì” di Kamel Daoud
In ambiente francofono, fra i romanzi più letti e amati dell’anno c’è sicuramente “Urì” di Kamel Daoud, che ha vinto il prestigioso Prix Goncourt e che arriva in Italia grazie a La Nave di Teseo.
Alba è una ragazza di Orano, in Algeria, ha degli occhi magnifici, è proprietaria di un salone di bellezza, si veste con jeans e abiti non tradizionali, fuma in pubblico e osa, persino, mostrare dei tatuaggi. È una giovane libera, indipendente e moderna che si sente sempre più a disagio nella svolta reazionaria e tradizionalista della società algerina.
Ma Alba è, anche, una sopravvissuta, sfuggita miracolosamente al massacro della sua famiglia quando aveva solo cinque anni, durante la guerra civile che sconvolse il paese negli anni novanta. Sul suo corpo, porta ancora le tracce di quella terribile esperienza: una cicatrice sul collo, una cannula per respirare e le corde vocali completamente distrutte la rendono non soltanto muta, ma anche, suo malgrado, un simbolo di quel periodo di violenza che l’Algeria vuole a tutti i costi dimenticare.
Da qualche tempo Alba ha scoperto di essere incinta e ha già deciso di abortire, però, quella creatura che le cresce in grembo è l’unica che può sentire la sua voce. Che può ascoltare la sua lingua interiore e la sua storia, ed è a lei che la ragazza la racconta, condividendo le sue paure e i suoi traumi, fino a decidere di affrontare il passato e quella tragedia che le ha segnato la vita.
“Più gentile della solitudine” di Li Yiyun
Infine, la memoria, la perdita, la fragilità di cui siamo impastati… In un romanzo intenso che si muove fra passato e presente, Li Yiyun racconta uno spaccato della storia recente della Cina.
Dopo i drammatici eventi di piazza Tienanmen, nella Pechino degli anni ’90, Moran, Ruyu e Boyang diventano amici, legati da un rapporto profondo ma venato di gelosia. Un giorno un misterioso avvenimento li sconvolge: Shaoai, studentessa universitaria e dissidente, viene avvelenata, e la sua salute rimane compromessa.
A distanza di anni, i tre amici vivono vite separate: Moran fa la ricercatrice in una sperduta azienda farmaceutica del Massachusetts e ha lasciato il marito; anche Ruyu si è trasferita negli Stati Uniti e lavora per ricche signore californiane senza mai stringere alcun vero legame; Boyang invece è rimasto a Pechino, è un immobiliarista di successo e lotta con la sua incapacità di amare.
Quando vengono a sapere che Shaoai ha perso la vita, sono costretti a confrontarsi con segreti mai confessati: cos’è successo davvero alla loro amica? E soprattutto, chi tra loro porta la responsabilità di quella tragedia?