Oggi parliamo di tre libri in cui la verità non bussa subito alla porta, ma viene a galla lentamente, tre romanzi in cui il dubbio diventa chiave la narrativa e il sospetto il vero motore della storia; quella verità che per molti sembrerà immediata, ma per altri si nasconderà tra le righe e le pagine fino alla fine…
Leggere questi tre libri significa accettare di rimanere nel dubbio per molte ore, vivere il tempo della narrazione in bilico, come un funambolo, finché qualcosa, all’improvviso, non incrina la superficie.
In ognuno di essi, la lentezza della rivelazione è parte integrante dell’effetto narrativo: ci coinvolge, ci spinge a sospettare, a leggere tra le righe; ma può succedere che sfuggano le informazioni e ci si senta semplicemente travolti. La verità si traveste, si nasconde dietro la voce narrante, si buggera del lettore.
3 libri da leggere per restare con il dubbio fino alla fine
È questo che accomuna questi tre diversi libri, il filo conduttore tra un thriller psicologico, un distopico e un memoir fresco di stampa (2025). Il primo ambientato in un manicomio criminale vittoriano, il secondo in un’utopia angosciante della campagna inglese, l’ultimo in Europa nell’eco del nazismo.
“Follia” di Patrick McGrath
Uno dei libri più letti, sempre in classifica, e di certo acquistati non appena un nuovo utente mette piede sul BookTok; quello che d’estate fa il boom delle vendite e d’inverno è consigliato a chiunque. Riassunto brevemente: la passione proibita, il crimine, le diagnosi. Pochi personaggi, una storia intensa, tante domande e contrasti tra i lettori. Ci troviamo fra le mura cupe e impenetrabili di un manicomio criminale della campagna inglese — un’ambientazione difficile da immaginare, che darebbe i brividi a chiunque, ma che i veri fan di American Horror Story hanno più o meno in mente.
Stella Raphael, moglie di uno psichiatra, si innamora perdutamente di Edgar Stark, artista internato per uxoricidio. Questa è la miccia iniziale di “Follia”, quella che tutti i lettori portano avanti come “la follia del romanzo di Patrick McGrath”, dove la voce narrante – quella di un altro psichiatra, osservatore coinvolto – guida da vicino il lettore nella storia d’amore. Molto da vicino, anche troppo da vicino.
“Follia” è il racconto di come il desiderio possa consumare la ragione e di quanto sia labile il confine tra diagnosi clinica e condanna morale. Perché la verità è che in questo romanzo, non si rivela mai tutta in una volta. Chi è il vero folle? Edgar Stark, l’uxoricidia, o Stella? E se anche lo fossero entrambi, come sostiene lo psichiatra, la voce narrante, perché lui è il solo sano? Le valutazioni fredde dello psichiatra sono davvero così fredde?
McGrath ci costringe a chiederci chi sia davvero folle: chi ama fino a smarrirsi o chi osserva con distacco. Il romanzo non dà risposte definitive, ma lascia al lettore un’inquietudine persistente: e se la vera follia fosse guardare senza sentire? E se invece quel sentire ci fosse, e se fosse una gelosia così forte da aver giustificato ogni cosa? Folle, no?
“Non lasciarmi” di Kazuo Ishiguro
Ambientato in un collegio immerso nel verde della campagna inglese, “Non lasciarmi” sembra inizialmente un romanzo di formazione dolce e malinconico. Kathy, Tommy e Ruth crescono insieme ad Hailsham, un istituto apparentemente normale, curati da tutori attenti e istruiti con rigore. Potrebbero essere degli orfani, lo si capisce dalle prime pagine, ma c’è subito qualcosa di sbagliato, che non torna…
Perché i loro disegni sono raccolti con tanto zelo? Perché alcuni adulti li trattano con un misto di riverenza e pietà? Kathy — la narratrice — potrebbe parlare di giochi infantili, tra le righe, eppure man mano che va avanti il libro s’insinua qualcosa di più inquietante.
Kazuo Ishiguro costruisce una storia di tensione sotterranea, dove la rivelazione si fa strada una goccia alla volta. Il lettore comprende, insieme ai protagonisti, l’orribile verità del loro destino solo quando’è troppo tardi: non sono lì per diventare grandi, ma per diventare dei donatori. E se la loro esistenza è già programmata, anche la loro fine è scritta.
Il dolore, però, la disperazione, non sta tanto nella scoperta in sé, quanto più nella consapevolezza graduale, nello sgretolarsi delle illusioni infantili. Chi era innamorato, chi voleva “lavorare da grande” non avrebbe avuto futuro.
A questo libro è ispirato l’omonimo film con Keira Knightley nel ruolo di Ruth, una storia leggermente diversa, ma comunque drammatica che consigliamo di vedere su Disney+.
“Ho sposato un nazista” di Hilde Keller
Se “Follia” e “Non lasciarmi” sono romanzi in cui la verità viene scoperta dentro relazioni opprimenti o mondi fittizi, “ Ho sposato un nazista” racconta una realtà altrettanto incredibile, ma accaduta davvero.
Hilde Keller era una giovane donna alla ricerca di stabilità quando incontrò Heinrich, l’uomo che avrebbe distrutto la sua vita. Ben vestito, affascinante, con un senso dell’ordine che sembrava rassicurante. Senonché, dietro quell’apparenza placida, Heinrich si rivelerà essere un militante neonazista, immerso in una rete clandestina che sogna di far risorgere il Quarto Reich.
Un memoir che racconta la discesa negli inferi di Wilde Keller, il suo amore distruttivo per un uomo che, solo dopo anni di soprusi, riti occulti e raduni in ville europee, la porterà troverà la forza di scappare con le figlie.
La verità, in questo caso, è una presa di coscienza dolorosa e tardiva. La voce di Hilde è quella di una sopravvissuta, ma anche di una testimone che non può più tacere. Raccontare diventa per lei un atto di giustizia, ma anche un modo per liberarsi dalla colpa di non aver visto, di non aver capito prima. È un libro che ci ricorda quanto sia facile cadere nell’illusione, e quanto sia necessario, oggi più che mai, riconoscere i segnali del male anche quando si maschera da amore.