3 libri brevi sotto le 200 pagine da leggere per ritrovare senso e leggerezza

4 Settembre 2025

Dal Giappone contemporaneo al freddo Nord, 3 libri sotto le 200 pagine: poco volume nella tua libreria per un messaggio che resterà nel cuore. Scopri i titoli.

3 libri brevi sotto le 200 pagine da leggere per ritrovare senso e leggerezza

Vi abbiamo consigliato libri appena usciti, classici e storie sotto le 100 pagine per un buongiorno coi fiocchi, ma qualcuno di voi avrà certamente voglia di una lettura un po’ più consistente, un romanzo da portare con sé almeno fino a sera — o, perché no, fino a notte inoltrata se si è un nottambulo.

Libri brevi, ma sostanziosi: meno di 200 pagine

Un buon libro sotto le 200 pagine può diventare il compagno ideale una giornata libera dal lavoro dedicata al binge reading, un weekend, in un viaggio in treno… vi basterà solo scegliere quale.

Questi tre titoli riusciranno a offrirvi tre prospettive diverse sul crescere, perdersi e ritrovare un senso: dal Giappone contemporaneo alla narrativa scandinava, passando per un classico della letteratura giovanile, vi troverete a vagare tra vita, morte, amore e disperazione con una forza che spesso manca a libri tre volte più lunghi.

Il mio idolo in fiamme” di Rin Usami

Vincitore del Premio Akutagawa 2021, questo romanzo breve è stato un piccolo caso editoriale internazionale, tradotto in oltre quindici paesi.

Protagonista è Akari, una liceale di sedici anni senza amici e legami profondi, la cui vita ruota intorno a un’unica “colonna” emotiva: il suo idolo, Masaki. Non riesce a integrarsi a scuola tanto quanto a casa, sente di avere difficoltà di apprendimento e vive in una sorta di isolamento emotivo. La sua vera linfa vitale è la dedizione totale al cantante che adora, seguito con un’ossessione che colma ogni vuoto.

Ma quando Masaki si trova coinvolto in uno scandalo ed è costretto a ritirarsi dalle scene, la vita di Akari crolla. Senza la sua “colonna”, la ragazza precipita in una depressione profonda, incapace di immaginare un futuro possibile. Nella disperazione cerca persino di rintracciare la casa di Masaki, ma la realtà la costringe a confrontarsi con il caos della sua esistenza: la sua stanza, ridotta a un cumulo di disordine, diventa il simbolo del suo vuoto interiore.

La scrittura di Usami è minimalista ma incisiva, capace di raccontare con precisione la fragilità adolescenziale, l’ossessione per le celebrità e la difficoltà di costruire un senso di sé al di fuori delle passioni travolgenti.

È un romanzo che parla di fandom, ma in realtà scava più a fondo: racconta cosa accade quando il nostro equilibrio dipende interamente da qualcun altro, e quanto sia necessario, pur con fatica, imparare a costruire le proprie fondamenta per non crollare al minimo colpo di vento.

Niente” di Janne Teller

Un libro che ha fatto molto discutere sin dalla sua uscita, spesso paragonato a “Il signore delle mosche” per la sua brutalità e la sua capacità di scavare nel lato oscuro dell’infanzia.

Pierre Anthon, tredici anni, un giorno dichiara: “Se niente ha senso, è meglio non far niente piuttosto che qualcosa” e si arrampica su un albero, deciso a non scendere più. Le sue parole minano l’intera classe, spingendo i compagni a provare a dimostrargli che la vita ha significato. Per farlo decidono di raccogliere oggetti che “contano davvero”, sacrificando uno a testa qualcosa di prezioso.

All’inizio il gioco sembra innocente: un paio di scarpe, un libro, una collezione di francobolli. Ma ben presto l’esperimento degenera in una spirale oscura: un criceto sacrificato, ciocche di capelli tagliate a forza, simboli religiosi profanati, reliquie di morti profanate, perfino un dito mozzato.

Ogni richiesta diventa più estrema della precedente, mentre la legge del branco si impone e gli adulti restano assenti, incapaci di intervenire.

Il risultato è un romanzo breve ma devastante che affronta il tema del senso della vita con crudezza, mostrando quanto il bisogno di significato possa trasformarsi in fanatismo e violenza. Niente non è una lettura facile: mette a disagio, turba, ma costringe a interrogarsi sul confine tra gioco e crudeltà, tra ricerca del senso e follia collettiva.

È il tipico libro che, una volta finito, si discute e si rilegge alla luce di nuove domande. Breve, sì, ma impossibile da dimenticare.

Il libro dell’estate” di Tove Jansson

Pubblicato nel 1972 dalla creatrice dei Mumin, Il libro dell’estate è un piccolo gioiello della letteratura nordica.

La storia si svolge su un’isola dell’arcipelago finlandese, dove una bambina, Sofia, passa l’estate con la nonna anziana e il padre. La madre non c’è, e l’assenza si avverte come un silenzio costante, mai detto ma sempre presente. L’isola diventa un microcosmo in cui ogni cosa – il vento, le maree, le tempeste, le visite occasionali – diventa occasione di dialogo e scoperta.

Sofia e la nonna vivono un rapporto intenso, fatto di confidenze, litigi, scoperte. La nonna, ironica e disincantata, insegna alla nipote a guardare il mondo con realismo ma anche con meraviglia, accettandone i limiti e le contraddizioni. Parlano della vita e della morte, della fede e del dubbio, dei desideri e delle paure, intrecciando la quotidianità con riflessioni universali.

Con uno stile sobrio e cristallino, Jansson riesce a trasformare un’estate apparentemente ordinaria in un’allegoria della vita stessa: crescere e invecchiare, affrontare la perdita e trovare conforto nei legami, accettare che nulla è eterno e proprio per questo prezioso. È un libro che sembra semplice ma che lascia un’eco profonda, un invito a guardare le piccole cose come parte del grande mistero dell’esistenza.

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