2 Saggi che tutti dovrebbero leggere per non rivivere gli orrori del Novecento

9 Settembre 2025

Scopri due saggi essenziali che ogni lettore dovrebbe affrontare per evitare di rivivere gli orrori del Novecento.

2 Saggi che tutti dovrebbero leggere per non rivivere gli orrori del Novecento

La Storia non è mai solo passato. È un monito costante, una bussola che ci aiuta a riconoscere i segnali del presente e a non lasciarci travolgere dagli stessi errori che hanno insanguinato il Novecento. A ricordarcelo sono due saggi straordinari, diversi per approccio ma complementari nell’urgenza: “La mente nazi” di Laurence Rees e “Il libro nero del nazismo” curato da Vasilij Grossman e Il’ja Erenburg.

Questi saggi ci invitano a riflettere su temi attuali e su come la storia possa ripetersi se non siamo vigili.

Il primo esplora il funzionamento psicologico e sociale che permise a uomini comuni di trasformarsi in carnefici, scavando dentro la mentalità che rese possibile il nazismo.

Il secondo raccoglie testimonianze dirette delle vittime dell’Olocausto nei territori dell’Europa orientale, un documento vivo e lancinante, nato dalla resistenza degli intellettuali ebrei sovietici ma soffocato per decenni dalla censura staliniana.

Insieme, questi saggi non solo raccontano, ma ci interrogano: potrebbe accadere ancora? E se sì, come possiamo riconoscerlo in tempo?

Curiosità

Il libro nero non fu solo censurato da Stalin. Molti dei collaboratori del progetto furono arrestati, deportati o giustiziati.

La loro colpa? Avere dato voce all’Olocausto quando il regime preferiva il silenzio.

In La mente nazi, Rees individua dodici segnali d’allarme, dalla disinformazione al culto del capo, che possiamo rintracciare anche nella politica contemporanea.

Grossman autore di Vita e destino, uno dei più grandi romanzi del Novecento, fu anche corrispondente di guerra al seguito dell’Armata Rossa: vide e documentò l’orrore con i propri occhi.

2 saggi 2 moniti diversi per non ricadere negli errori del passato

La mente nazi di Laurence Rees

“ La mente nazi “è il frutto del lavoro di uno dei massimi esperti mondiali della Seconda guerra mondiale. Laurence Rees non si limita a raccontare i fatti: li interroga con la precisione dello storico e la profondità dello psicologo.

La domanda centrale è tanto semplice quanto angosciante: com’è stato possibile? Attraverso dodici “lezioni morali” ricavate da interviste inedite a ex nazisti, documenti e testimonianze, Rees mostra che il Terzo Reich non fu opera di mostri isolati, ma di uomini e donne ordinari, capaci di giustificare l’orrore in nome della disciplina, della paura o del tornaconto personale.

La forza del libro sta nella sua attualità: i meccanismi che permisero al nazismo di prosperare, la disumanizzazione dell’altro, la retorica del nemico interno, il culto del capo carismatico, non appartengono al passato.

Sono semi che, in contesti di crisi economica o sociale, possono tornare a germogliare.

Il libro nero del nazismo: la voce delle vittime

Se Rees ci mostra il volto interiore dei carnefici, “ Il libro nero Il genocidio nazista nei territori sovietici 1941-1945” pubblicato da Mondadori, restituisce invece la voce spezzata delle vittime.

Nato nel 1943 su iniziativa del Comitato ebraico antifascista a Mosca, il progetto fu affidato a due giganti della letteratura russa: Vasilij Grossman e Il’ja Erenburg.

Scrittori, giornalisti e intellettuali ebrei percorsero l’Europa devastata dall’occupazione nazista per raccogliere testimonianze: diari, lettere, racconti dei sopravvissuti dei ghetti e dei campi.

Un mosaico di dolore e resistenza che documenta lo sterminio in tutta la sua crudezza: da Treblinka ad Auschwitz, da Varsavia alla Crimea.

Ma al termine della guerra, lo stesso regime sovietico che aveva favorito la raccolta delle prove considerò il progetto “sospetto”. Stalin temeva che un libro che sottolineava la specificità dello sterminio ebraico potesse incrinare la narrazione ufficiale.

Il volume venne censurato, gli intellettuali coinvolti perseguitati. Una sola copia fu salvata dalla figlia di Erenburg e il libro poté vedere la luce solo decenni dopo, nel 1994, in Germania.

La sua lettura oggi è dirompente: non solo perché restituisce testimonianze dirette e insostituibili, ma perché mostra come anche la memoria può essere vittima della repressione politica.

Due prospettive, un unico messaggio

Questi due saggi, letti insieme, costruiscono un percorso indispensabile. La mente nazi ci fa entrare nei meccanismi che rendono possibile l’orrore, mostrandoci quanto sia fragile la barriera tra normalità e barbarie.

Il libro nero ci mette davanti alle conseguenze di quell’orrore, senza possibilità di distogliere lo sguardo. È come se Rees e Grossman/Erenburg dialogassero a distanza di decenni: il primo indaga il “come” e il “perché”, i secondi gridano il “cosa” e il “quanto”.

Perché leggerli oggi

Viviamo in un’epoca in cui i fantasmi del passato sembrano tornare a bussare: guerre, odio etnico, antisemitismo, manipolazione delle masse.

Leggere La mente nazi e Il libro nero del nazismo significa non solo ricordare, ma imparare a riconoscere i segnali che precedono il baratro.

Questi saggi non offrono consolazione, ma consapevolezza. Ci dicono che l’orrore non si ripete mai identico, ma sempre possibile. E che la memoria, se non diventa azione, rischia di restare sterile.

Il vero insegnamento di questi due libri è che nessuna società è vaccinata contro il male. Sta a noi, come lettori e come cittadini, tenere gli occhi aperti, riconoscere i segnali e impedire che la storia si ripeta.

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