Sei qui: Home » Libri » 12 libri scandalo che hanno scioccato il pubblico e la critica

12 libri scandalo che hanno scioccato il pubblico e la critica

La letteratura oltrepassa spesso i confini imposti da quella che viene considerata la “comune decenza”, addentrandosi in territori su cui il buon costume e le convenzioni sociali vorrebbero far calare un velo di silenzio. Molti sono stati i libri che hanno suscitato scandalo...

Ecco 12 celebri libri che hanno scatenato l’indignazione pubblica per le loro tematiche – più o meno – scioccanti

MILANO – La letteratura oltrepassa spesso i confini imposti da quella che viene considerata la “comune decenza”, addentrandosi in territori su cui il buon costume e le convenzioni sociali vorrebbero far calare un velo di silenzio. Molti sono stati i libri che hanno suscitato scandalo, sono stati censurati e proibiti e hanno procurato più di qualche grattacapo ai loro autori. Ne proponiamo qui una top10 redatta consultando testate e siti internazionali.

 

Alla metà del Settecento risale “Fanny Hill. Memorie di una donna di piacere”, libro erotico dello scrittore britannico John Cleland, che uscì in due parti separate nel 1748 e nel 1749. L’autore, l’editore e lo stampatore furono immediatamente arrestati. Cleland in tribunale disconobbe il romanzo, il libro fu ritirato dalla circolazione e non poté più essere legalmente stampato per oltre un secolo.

Le 120 giornate di Sodoma”, il celebre romanzo incompiuto del Marchese De Sade, fu composto nel 1785 nella prigione della Bastiglia. Vera e propria enciclopedia della perversione, l’opera mette in scena la filosofia del vizio di De Sade, la quale prevede la ribellione contro i perbenisti e gli uomini di chiesa che si ostinano a definire la vera essenza della libertà – composta soprattutto da perversioni sessuali, ma anche da atti come il matricidio, la violenza accanita, la produzione goduriosa di sofferenza – contro natura. Fin dalla sua pubblicazione, “Le 120 giornate di Sodoma” è stato recepito dalla critica e dal pubblico come un ‘catalogo’ di perversioni sessuali. La scrittrice femminista Simone de Beauvoir scrisse nel 1955 un breve saggio in difesa dell’opera sadiana intitolato ‘Dobbiamo bruciare Sade?’, in risposta ad un’iniziativa promossa dal governo francese di censurare l’opera in Francia. Un’altra commentatrice femminista, Andrea Dworkin, condannò l’opera definendola un prodotto pornografico di infimo livello, bollando l’autore di misoginia e basando questa valutazione sul fatto che gli stupri, le torture e le uccisioni sono inflitte da personaggi maschili su vittime prevalentemente (ma non esclusivamente) femminili.

 

Pubblicato per la prima volta nel 1850, “La lettera scarlatta” destò grande clamore per via del suo tema principale, l’adulterio. All’epoca della sua pubblicazione la società statunitense, religiosa e puritana, affibbiava all’adulterio una colpa imperdonabile: la pena più grave inizialmente prevista era la morte. In seguito si decise di ridimensionare la condanna, sostituita da punizioni corporali pubbliche. In seguito si ebbe un ulteriore cambiamento, e si impose alle donne adultere di cucire sul petto delle A rosse da portare tutta la vita, una punizione umiliante ma meno brutale. 

 

Accusato di oscenità per gli espliciti riferimenti sessuali fu “L’amante di Lady Chatterley” (1928), il romanzo più celebre dello scrittore inglese David Herbert Lawrence. Quando morì nel 1930, Lawrence era considerato alla stregua di un autore pornografico che si era fatto numerosi nemici nel corso della sua vita e aveva trascorso la maggior parte di questa in esilio volontario. Lo scrittore non smise di suscitare scandali neppure “dall’al di là”, visto che ancora nel 1960 la casa editrice Penguin venne citata in giudizio per aver pubblicato il suo capolavoro in edizione tascabile. Con la difesa si schierano gli scrittori Edward Morgan Forster e Rebecca West, il cui contributo fu determinante alla vittoria dell’editore. 

 

A Lawrence è “spiritualmente” legata la grande scrittrice statunitense, francese di nascita, Anaïs Nin, che esordì nel 1931 con “D.H. Lawrence. Uno studio non accademico”, dedicato all’autore de “L’amante di Lady Chatterley”. All’epoca Anaïs Nin risiedeva a Parigi, dove si era trasferita nel 1929; qui aveva iniziato a frequentare i maggiori artisti dell’epoca, tra cui Henry Miller, che divenne suo grande amico e con cui ebbe una relazione. Lo stile rude di quest’ultimo ebbe su di lei una grande influenza. Molto amata per la sua scrittura poetica e dal tocco femminile, Anaïs Nin è considerata una delle più grandi autrici erotiche. Negli anni Quaranta gli venne commissionata da un collezionista la scrittura di una serie di racconti incentrati sul sesso, per il quale le versava un corrispettivo di 100 dollari al mese. La scrittrice si fece così maitresse di un insolito “bordello letterario” da cui nacque il libro “Il delta di Venere”, che si spingeva a esplorare temi davvero scioccanti – non solo per l’epoca – come l’incesto, lo stupro e la necrofilia.

 

Un altro libro che non può mancare nella nostra top ten è proprio un titolo dell’amico e amante di Anaïs Nin: parliamo di Henry Miller e del suo “Tropico del cancro”. Si alternano qui capitoli scritti nella forma del flusso di coscienza ad altri narrativi, dove si fa riferimento a esperienze dell’autore, o di suoi amici e colleghi, con descrizioni esplicite degli incontri sessuali. Pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1934, il libro uscì negli Stati Uniti solamente nel 1961: l’autore fu processato per oscenità.

 

Sempre per i suoi contenuti sessuali espliciti, il poema “Urlo” dello statunitense Allen Ginsberg diede grandissimo scandalo. Letto per la prima volta nella Six Gallery di San Francisco, pubblicato nel 1956 e dedicato a Carl Solomon, un amico di Ginsberg conosciuto in un istituto psichiatrico, il poema racconta in uno stile allucinato le esperienze del poeta e della comunità di artisti, drogati e pazienti psichiatrici cui si era unito. La pubblicazione del poema, considerato una delle voci più rappresentative della beat generation, scatenò un processo per oscenità a carico dell’editore Lawrence Ferlinghetti, che fu poi assolto perché il giudice dichiarò l’opera “di importanza sociale riedificante”.

 

Per il suo riferimento alla pedofilia fece invece scalpore “Lolita”, il capolavoro di Vladimir Nabokov, sebbene qui non vi fosse alcuna descrizione esplicita. Diversi editori lo rifiutarono, tentando di imporre all’autore pesanti tagli che lui non volle mai adoperare. Alla fine il romanzo vide la luce nel 1955 a Parigi, pubblicato dall’Olympia Press. 

 

Altro argomento scottante, da cui uno scrittore farebbe meglio tenersi alla larga per non bruciarsi, è la religione. Molti i libri proibiti nel corso della storia, molti gli autori finiti sul rogo perché accusati di eresia. Nella storia recente, l’autore indiano naturalizzato britannico Salman Rushdie ha pubblicato “I versi satanici” (1988), storia fantastica che però contiene chiare allusioni alla figura Maometto. Nella comunità musulmana sono insorti in molti contro questo testo, apertamente accusato di blasfemia. Ci sono state violente proteste e l’autore ha ricevuto addirittura minacce di morte. L’Ayatollah iraniano Khomeini, nel 1989, decretò che Rushdie dovesse essere punito con la morte. Lo scrittore dovette rifugiarsi in Gran Bretagna e vivere sotto protezione per salvarsi. Attualmente, il libro è proibito in Venezuela; negli Stati Uniti, due grandi catene rifiutano di venderlo.

 

A volte tutto quello che si chiede ai libri è di edulcorare la realtà, di offrire una via di fuga. Ma la letteratura ha anche il compito di metterci in faccia verità crude, come la violenza, la guerra, la disperazione. È il caso di “Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini” di Kurt Vonnegut, in cui lo scrittore statunitense racconta della sua prigionia in Germania nel secondo conflitto mondiale e del bombardamento di Dresda. Il libro, pubblicato nel 1969, finì nella lista nera dell’American Library Association.

 

Per i contenuti violenti fece scalpore anche “American Psycho” (1991) di Brett Easton Ellis: il romanzo racconta la storia di Patrick Bateman, ragazzo benestante che vive in un mondo attraente e superficiale: trascorre le notti nei locali di Manhattan, fa uso di alcol e cocaina e diventa un violento omicida. Negli Stati Uniti il libro è proibito ai minori di 18 anni e in Canada ha cominciato a circolare da poco.

 

Infine, nella nostra lista citiamo un libro in cui si parla di uno dei grandi demoni dei nostri tempi, l’eroina. Si tratta del “Pasto nudo” dello scrittore statunitense William S. Burroughs, in cui l’autore racconta la storia, semi-autobiografica, della sua dipendenza dalla droga. Pubblicato per la prima volta in Francia dall’Olympia Press nel 1959, fu bandito da Boston e da Los Angeles e scatenò uno dei più recenti processi per oscenità negli Stati Uniti, sia a causa del suo contenuto, sia del linguaggio utilizzato.

 

2 giugno 2015

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione Riservata