Ci sono autori di cui si parla tantissimo, oggigiorno. Altri, invece, nonostante il valore delle loro opere, passano un po’ in sordina. È così: non tutto ciò che vale ottiene la giusta risonanza, così come alcuni dei prodotti editoriali in voga non sempre corrispondono a un prodotto di alta qualità.
In questo articolo scopriamo dieci libri da leggere per scoprire dieci autori sottovalutati, prendendo spunto dalle risposte che la community di Libreriamo ha dato al nostro quesito posto sui social: “Quale autore ritieni oggi sottovalutato?”.
10 libri da leggere per scoprire 10 autori sottovalutati
“La mente prigioniera” di Czeslaw Milosz
Scritto a Parigi fra il 1951 e il 1952, “La mente prigioniera” è un libro ibrido, che si muove fra il saggio e il romanzo per raccontare come mai nessuno aveva fatto prima, gli orrori perpetrati nel mondo, in particolare in Unione Sovietica, contro gli ebrei e gli oppositori dei regimi al governo. Milosz è stato un importante poeta e scrittore polacco. I suoi libri sono tradotti in italiano da Adelphi.
“Chiedi alla polvere” di John Fante
John Fante è, senza ombra di dubbio, uno degli scrittori più sottovalutati della nostra epoca. Anche quando era in vita i suoi libri non hanno mai riscosso il successo che meritavano. Il suo “Chiedi alla polvere” è un irriverente romanzo di formazione incentrato sul tema del sogno.
Pubblicato per la prima volta nel 1939 è uno dei primi romanzi dello scrittore italo-americano, riscoperto in Italia e in Francia alla fine degli anni Ottanta dopo un lungo periodo di dimenticanza. La saga dello scrittore Arturo Bandini, alter ego dell’autore, giunge in questo romanzo al suo snodo decisivo.
L’ironia sarcastica e irriverente, la comicità di Arturo Bandini si uniscono alla sua natura di sognatore sbandato, che ne fa il prototipo di tutti i sognatori sbandati che hanno popolato la letteratura dopo di lui. Al centro della vicenda è il percorso di Bandini verso la realizzazione delle sue ambizioni artistiche e la sua educazione sentimentale dopo l’incontro con la bella e strana Camilla Lopez.
“I racconti” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Ci spostiamo in Italia con il terzo degli autori che trovate sottovalutato. Giuseppe Tomasi di Lampedusa non ha conosciuto il successo. È solo dopo la morte che il mondo si accorge del suo straordinario romanzo: “Il Gattopardo” è oggi uno dei libri più tradotti al mondo, ed è uno dei più amati e acquistati in Francia. Eppure, in patria sembra non essere così tanto in voga. Noi, oggi, vi suggeriamo di riscoprirlo attraverso i suoi racconti.
Nei due estremi e intensissimi anni della sua vita (1955-1957) Giuseppe Tomasi di Lampedusa mise insieme non solo le otto parti del Gattopardo, ma anche tre racconti e uno scritto di carattere autobiografico.
Solo di recente, però, in seguito al ritrovamento di alcuni manoscritti originali, è stato possibile sottoporre i testi brevi a una rigorosa verifica filologica e, in particolare, è stato possibile ricostruire nella loro interezza i “Ricordi d’infanzia”, che ora acquistano una maggiore corposità.
Il presente volume si apre appunto con i “Ricordi d’infanzia”, scritti nell’estate del 1955, che come spiega Gioacchino Lanza Tomasi nella prefazione “ci schiudono il laboratorio dello scrittore al tempo del suo capolavoro”. Segue “La gioia e la legge”, un breve apologo.
Ma il racconto più celebre della raccolta è “La sirena” (precedentemente con il titolo “Lighea”), scritto dopo una gita lungo la costa meridionale della Sicilia. Al centro della favola, al limite tra il reale e il surreale, spicca il vecchio professor La Ciura, che da giovane conobbe l’amore della Sirena e non potè più gustarne altro. Chiude il libro “I gattini ciechi”, dei tre racconti il più vicino come materia al “Gattopardo”, sebbene fosse nato come capitolo iniziale di un nuovo romanzo del quale ha mantenuto il titolo.
“Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi
Un affascinante antieroe è il protagonista di “Sostiene Pereira”, un classico senza tempo che spesso passa inosservato, soprattutto nelle librerie dei lettori più giovani, per cui invece potrebbe diventare un importante punto fermo.
Agosto 1938. Un momento tragico della storia d’Europa, sullo sfondo del salazarismo portoghese, del fascismo italiano e della guerra civile spagnola, nel racconto di Pereira, un testimone preciso che rievoca il mese cruciale della sua vita.
Chi raccoglie la testimonianza di Pereira, redatta con la logica stringente dei capitoli del romanzo, impeccabilmente aperti e chiusi dalla formula da verbale che ne costituisce il titolo: Sostiene Pereira?
Questo non è detto, ma Pereira, un vecchio giornalista responsabile della pagina culturale del “Lisboa” (mediocre giornale del pomeriggio) affascina il lettore per le sue contraddizioni e per il suo modo di “non” essere un eroe.
“Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati
Ecco un altro classico della letteratura italiano di cui spesso nemmeno ci ricordiamo. Eppure, sono rari i libri attuali e veri come questo.
Ai limiti del deserto, immersa in una sorta di stregata immobilità, sorge la Fortezza Bastiani, ultimo avamposto dell’Impero affacciato sulla frontiera con il grande Nord. È lì che il tenente Drogo consuma la propria esistenza nella vana attesa del nemico invasore. Che arriverà, ma troppo tardi per lui.
Pubblicato nel 1940, “Il deserto dei Tartari” è “il libro della vita” di Dino Buzzati: nell’esistenza sospesa di Giovanni Drogo, infatti, i riti di un’aristocrazia militare decadente si mischiano a gerarchia, obbedienza e alla cieca osservanza di regolamenti superati e anacronistici.
La sua storia è una «sintesi della sorte dell’uomo sulla Terra», il racconto «del destino dell’uomo medio» in attesa di «un’ora di gloria che continua ad allontanarsi», finché, ormai vecchio, si accorgerà «che questa sua aspirazione è andata buca».
“Tra il silenzio e il tuono” di Roberto Vecchioni
Fra gli autori contemporanei che ritenete sottovalutati figura anche Roberto Vecchioni, importante cantautore, insegnante di lettere e scrittore, per l’appunto. Il suo nuovo libro, intitolato “Tra il silenzio e il tuono”, un originale e profondo romanzo epistolare.
C’è un’età della vita in cui si può trovare una voce pura: una voce tra il silenzio e il tuono. Non c’è un altro modo per parlare di sé, forse, quando guardarsi indietro, e dentro, è lo stesso movimento. E tutto, proprio tutto – le gioie, i dolori, la scoperta dell’amore come quella della morte – è in noi con la stessa forza.
Attraverso le lettere di un ragazzo che cresce e di un misterioso nonno, Roberto Vecchioni ha scritto il suo romanzo più intimo e struggente. Questo è un romanzo fatto di lettere, ma non è un romanzo epistolare come gli altri. Si alternano due voci: da una parte c’è lui, Roberto Vecchioni, che racconta a un fantomatico nonno alcuni degli episodi più significativi della sua vita.
Li riporta in presa diretta, proprio mentre gli accadono, a dieci, quindici, trenta, ottant’anni. Infanzia, amicizie, studi, canzoni, dolori, amori. Sconfitte e vittorie. Il nonno, dal canto suo, non gli risponde mai: forse non ce n’è bisogno, forse conosce Roberto fin troppo bene.
“Fosca” di Igino Ugo Tarchetti
Anche Igino Ugo Tarchetti, che con le sue opere ha contribuito ad arricchire il movimento della Scapigliatura, è fra gli autori più sottovalutati. Per scoprirlo, suggeriamo di leggere il suo visionario “Fosca”.
“Fosca” pare anticipare le atmosfere del romanzo psicologico del Novecento e del Decadentismo. Opera psicologica fine, di una sottigliezza immateriale e folgorante, sviluppa la propria vicenda sulle figure di Fosca e Giorgio, lei brutta ma sensibile e acculturata, lui già impegnato sentimentalmente con Clara.
Fosca si innamora di Giorgio, e pare un amore privo di possibilità, così che la donna si lascia pian piano morire, consumata dal rifiuto. Ma al contempo Giorgio finisce col subire il suo fascino magnetico e viene presto risucchiato da un sentimento morboso nei suoi confronti.
“I Viceré” di Federico De Roberto
Fra i libri nati nel contesto del Verismo, “I Viceré” è il più sconosciuto e sottovalutato, ma ha un valore inestimabile.
I Viceré è il romanzo più celebre di Federico De Roberto, ambientato sullo sfondo delle vicende del risorgimento meridionale, qui narrate attraverso la storia di una nobile famiglia catanese, quella degli Uzeda di Francalanza, discendente da antichi Viceré spagnolidella Sicilia ai tempi di Carlo V.
“Senilità” di Italo Svevo
Ritenete che anche Italo Svevo sia un grande autore oggi sottovalutato. Per riscoprirlo, vi suggeriamo il suo “Senilità”.
A trentacinque anni Emilio Brentani vive un’esistenza grigia accanto alla sorella Amalia, una donna semplice e buona, ma non più giovane né bella finché incontra Angiolina una vitale e “facile” popolana con cui intreccia una relazione. Emilio attribuisce a questo rapporto un significato che l’indole morale della ragazza non sa sostenere.
L’amico Balli viene coinvolto nella vicenda e Angiolina ne diventa l’amante. Amalia se ne innamora nascostamente; quando il suo sentimento viene scoperto, sentendosi frustrata e derisa si stordisce con l’etere e ne muore. Emilio, completamente vinto dalle vicende, rinuncia a sentirsi vivo e sceglie “la senilità”, rinunciando così anche alle emozioni e ai sentimenti.
“Génie la matta” di Inès Cagnati
Infine, Inès Cagnati, scrittrice francese, figlia di contadini italiani immigrati, che ci ha regalato libri di inaudita bellezza. “Génie la matta” è uno dei più intensi.
Questo romanzo è la storia dell’amore, lancinante e assoluto, di una figlia, Marie, nata da uno stupro, per la madre, Eugénie detta Génie, che, ripudiata dalla famiglia e respinta dalla comunità dopo che ha generato una bastarda, si è murata nel silenzio e nella lontananza.
Una madre che sa dirle soltanto: «Non starmi sempre tra i piedi», che raramente la abbraccia; una che tutti, in paese, bollano come matta e sfruttano facendola lavorare nei campi e nelle fattorie in cambio di un po’ di frutta, di un pezzo di carne. Ma l’amore di Marie è impavido, indefettibile – va oltre il tempo.
Con una scrittura di assoluto nitore, laconica e bruciante, a tratti intensamente lirica, Cagnati ci racconta una vicenda in cui, sullo sfondo di una terra aspra e inclemente, si intrecciano brutalità e tenerezza, strazio e rancore, lutto e incantamento, riuscendo a raggiungere un’essenzialità trasognata che sembra dissolvere la tragicità degli eventi.