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10 libri capaci di cambiare la vita di un lettore

Nei libri è possibile trovare significati profondi, risposte alle nostre domande, una via da seguire. Una lettura è capace di arricchire una vita, talvolta arriva addirittura a cambiarla. Abbiamo chiesto ai lettori di Libreriamo quale libro ha più influenzato le loro vite. Ecco le 10 risposte più belle...

MILANO – Nei libri è possibile trovare significati profondi, risposte alle nostre domande, una via da seguire. Una lettura è capace di arricchire una vita, talvolta arriva addirittura a cambiarla. Abbiamo chiesto ai lettori di Libreriamo quale libro ha più influenzato le loro vite. Ecco le 10 risposte più belle.

 

“Mi ha restituito il coraggio di guardare nella profondità della mia anima e delle mie emozioni e la capacità di mettermi a nudo…”

(Che tu sia per me il coltello di David Grossman – Angelica Grisoni)

 

“Interessante scoprire attraverso l’analisi delle favole quanto c’è di reale in ogni donna in tutte le sue tappe di vita.”

(Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés – Paola Giuliani)

 

“Con le grandi lezioni di vita che ci hanno dato, di certo mi hanno davvero arricchita e consigliata. Sono dei grandi amici. In effetti, tutti i libri che ho letto mi hanno dato qualcosa.”

(Harry Potter e Il Piccolo Principe – Letizia Giacalone)

 

“Nel momento più disperato, strappato dalla vita che sognava, con la tenacia nell’apprendere e con la pazienza nell’attuare grandi rivincite… Torna a riprendersi i suoi sogni… La vita a volta ti riserva brutte sorprese, ma non devi mai mollare, per quanto dura sia la prova. Potrai, se vorrai, tornare a guardare il sole!”

(Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas – Anna Otto Felix)

 

“Anno scolastico 1973/74, quale momento non ricordo. Ricordo però che la Sig.na Pincelli, ieratica single ante litteram e per me, che oggi insegno lettere, vero modello di riferimento, ci fece leggere il romanzo di Tomasi di Lampedusa nell’edizione scolastica ridotta per le scuole medie. Non ricordo la casa editrice, ma erano libri stranamente quadrati, che molti di voi ricorderanno. Comunque… arrivati al punto in cui il Principe di Salina ricorda i momenti importanti della sua vita e nell’enumerarli non va oltre le dita di una mano, la Sig.na Pincelli ferma la lettura e comincia un lungo discorso sul valore del vivere e, non so come, scatena un film horror nella mia mente. Alla fine della lezione io ero terrorizzata di morire senza ricordi. Da allora vivo collezionandoli, vanno ben oltre le dita di una mano: ho qualche rimorso, ma nessun rimpianto.”

(Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa – Francesca Casotti)

 

“Il primo che abbia letto con consapevolezza, in terza o quarta elementare. Allora ho capito che tra me e i libri sarebbe stato amore eterno.”

(La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe – Luigia Torrusio)

 

“Nel suo estremismo mi ha aperto gli occhi come nessuno mai! Libro che andrebbe studiato nelle scuole e che tutti dovrebbero leggere!”

(1984 di George Orwell – Tina De Rosa)

 

“Mi ricorda ogni momento che ho tutto: dignità, libertà, autonomia, serenità, amori, affetti, cose, cibo… ho tutto.

(Se questo è un uomo di Primo Levi – Carla Agosti)

 

“Ho incominciato a capire tante cose sulla vita attraverso questo libro (letto a 19 anni). Da quel momento si è conclusa una fase della mia vita e del mio pensiero; é iniziata la ‘maturità’, con tutti i suoi magnifici dolori e le passioni.”

(Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello – Imma Cassano)

 

“Una sera d’agosto del 1982. Mi trovavo in vacanza in un paesino sperduto della Sicilia. Il caldo era infernale. Di dormire non se ne parlava. Allora presi un libro e cominciai a leggerlo, un po’ distrattamente. Dopo solo poche righe catturò la mia attenzione. Sentivo di trovarmi di fronte a un’autentica epifania. In quel villaggio, fatto di argilla e canna selvatica, si poteva leggere la storia del mondo; l’alba e il tramonto della vita. L’infanzia dell’uomo e la sua fine. Continuai a leggere per ore. La fantasia di Cervantes si fondeva col realismo di Dostoevskij. Ogni azione della miriade dei personaggi assumeva una valenza epica. Il tutto ricordava i grandi miti dell’antichità. La forza fisica, il vigore sessuale, la durata della vita: tutto era sproporzionato, esagerato. Realismo magico: mai ossimoro fu più appropriato. In quel microcosmo isolato dal mondo, dove solo degli zingari arrivati da lontano portavano qualche barlume del mondo “moderno”, il tempo non procedeva rettilineo, ma in maniera circolare. Si avvitava su se stesso. Ecco allora che la morte non era una vera morte, che vivi e morti potevano convivere, dialogare come fosse la cosa più naturale del mondo. Creando così un effetto straniante, dove le cose più assurde finivano col sembrare perfettamente logiche. E poi i nomi: per generazioni e generazioni, tutti i personaggi con gli stessi nomi, in una girandola da far impazzire anche il lettore più attento. Un escamotage per dirci che il mondo altro non è che un gioco di specchi allineati che riflettono sempre la stessa immagine. All’infinito. E forse qui sta il segreto del titolo: la solitudine del girare a vuoto, del tornare sempre al punto di partenza, per l’eternità. Non so se veramente un libro possa cambiare la nostra vita: di sicuro certi libri riescono a farci capire i motivi per cui vale la pena di vivere. ‘Cent’anni di solitudine’ è uno di questi.”

(Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez – Alberto Zeni)

 

 

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