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Lo stato della scuola italiana, tra problematiche e fattori di crescita

E’ a macchia di leopardo il bilancio dell’odierna scuola italiana: ci sono dei miglioramenti qualitativi ma permangono molti fattori negativi...

E’ a macchia di leopardo il bilancio dell’odierna scuola italiana: ci sono dei miglioramenti qualitativi ma permangono molti fattori negativi, alcuni dei quali nuovi e preoccupanti. E’ quanto emerge dal rapporto Ocse 2014 appena pubblicato. Nelle oltre 500 pagine, il documento prende in considerazione le varie problematiche del settore.

ASPETTI POSITIVI – Sono in aumento i diplomati: nel trascorso quattordicennio due ragazzi su tre hanno conseguito il diploma di scuola superiore mentre nel 2000  solo il 59% dei 25-34enni era diplomato. Nello stesso periodo i laureati sono aumentati del doppio anche se nell’ambito dei Paesi dell’Ocse il loro numero resta basso. In particolare, negli ultimi 15 sono aumentate le donne laureate che sono sempre più presenti in alcuni settori come ingegneria, un tempo considerata appannaggio maschile(4 su 10 sono donne, 2 su 10 in Germania).

ASPETTI NEGATIVI – L’Italia invece è quart’ultima nelle classifiche dei Paesi Ocse per numero di diplomati. Per contro, resta ancora alto il numero degli insegnanti della superiore e media rispetto a quelli dei paesi Ocse. Attualmente in Italia ci sono 12 studenti per ogni insegnante dalle elementari alle medie, mentre negli altri paesi la media è di 15 studenti per insegnante. Dal rapporto Ocse emerge un aumento dei Neet, cioè dei giovani inattivi: dal 2008 al 2012 la percentuale è salita dal 19,2% al 24,6. Ciò vuol dire che nel passaggio dalla scuola al mondo del lavoro un ragazzo su 3 di 20-24 anni è inattivo. Cresce, infatti, il fenomeno della dispersione scolastica. Uno studente su 5  abbandona la scuola prima dei 16 anni(più 7,7 rispetto al 2008).

Per quanto riguarda l’università sono da rilevare due fenomeni: il giudizio sostanzialmente negativo sugli standard dell’insegnamento della Matematica e sulle capacità di lettura dei laureati italiani tra i 24 e i 34 anni  che raggiungono appena il livello di competenze di un diplomato finlandese,  giapponese o dei Paesi Bassi e il calo delle iscrizioni. Nel 2012 il numero degli iscritti all’università è stato del 47%, contro il 56% del 2005, un dato in controtendenza rispetto agli altri paesi dell’Ocse nei quali mediamente 6 studenti su 10 continuano gli studi. Infine, una parola sui costi. Dal 1995 al 2011 la spesa per studente nella scuola primaria, secondaria nel nostro Paese è diminuita del 4%. Dal 2008 i finanziamenti statali destinati all’istruzione sono diminuiti: il 9% rispetto al 13% dei Paesi Ocse. Come conseguenza c’è da registrare l’attuale blocco degli scatti di carriera degli insegnanti. L’Ocse sottolinea, infine, che la mancanza di assunzioni in passato si è tradotto in un invecchiamento del corpo docente. Non resta da sperare che la riforma del Ministro della Pubblica Istruzione in carica che abolisce il precariato a partire dall’anno scolastico 2015-2016, apra le porte ai giovani abilitati con assunzioni per concorso.

Giuseppe Sangregorio

15 settembre 2014

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