Sei qui: Home » Istruzione » L’inaugurazione dell’anno scolastico e le attuali criticità per il buon funzionamento della scuola

L’inaugurazione dell’anno scolastico e le attuali criticità per il buon funzionamento della scuola

Evidentemente il governo in carica attribuisce all’insegnamento scolastico e, più in generale, ai problemi scolastici una primaria importanza se il Presidente del Consiglio si è esposto in prima persona...

Evidentemente il governo in carica attribuisce all’insegnamento scolastico e, più in generale, ai problemi scolastici una primaria importanza se il Presidente del Consiglio si è esposto in prima persona e ha inaugurato l’apertura dell’anno scolastico 2014-15 all’istituto “Don Pino Puglisi” di Palermo e alcuni ministri hanno fatto altrettanto in varie località d’Italia.

Nel capoluogo siciliano il Presidente Renzi ha fatto delle promesse precise: il superamento del precariato dal prossimo anno e l’introduzione del merito per la carriera dei docenti, fattori che preludono a un miglioramento qualitativo dell’insegnamento. Ma da sole queste misure non bastano a un salto di qualità del livello culturale.

Vero è che linea di principio si sta facendo una passo avanti rispetto all’odierna,  attualmente però  ci sono delle criticità per il buon funzionamento della scuola: il blocco delle carriere dei docenti, dei presidi vincitori di concorso in attesa dell’assegnazione della sede, i precari che annunciano scioperi nei prossimi mesi perché premono per l’immissione in ruolo. Tuttavia bisogna ricordare che la  meritocrazia autentica nel settore scolastico non si introduce solo facendo passare di ruolo i precari o dando una manciata di soldi in più ai docenti di ruolo; più concretamente si concretizza attraverso un profondo processo di qualificazione professionale.

Intendiamoci, il primo passo decisivo in tal senso è l’eliminazione del precariato e l’introduzione del merito da conseguirsi non attraverso la maturazione dei crediti – come è stato affermato più volte dal ministro della Pubblica Istruzione-cioè più precisamente mediante la frequentazione di estemporanei corsi di aggiornamento, né semplicemente potenziando l’insegnamento della geografia, della storia dell’arte o dell’informatica.

Certo, ambiare la progressione della carriera dei docenti attraverso il merito e non più gli scatti di anzianità, come avviene tuttora, può essere un valido sistema per miglioramenti didattici parziali. Il problema vero dell’istruzione in Italia è che occorre prendere coscienza che in un contesto culturale globalizzato e altamente competitivo dipende sostanzialmente dalla qualità dell’insegnamento (sull’argomento all’estero ci si muove proprio in tale direzione).

Perciò, in primo luogo è indispensabile ridisegnare il ruolo della cultura oggi, e quindi stabilire – come avviene nei paesi più evoluti – il valore della trasmissione della cultura e del sapere alle nuove generazioni. Ovviamente ciò richiede la ridefinizione del ruolo, della figura dell’insegnate e la centralità dell’istituzione scolastica. In parole povere in Italia deve ancora maturare la convinzione che la spesa pubblica non può essere contenuta come avviene oggigiorno perché è considerata improduttiva; al contrario dal grado dell’istruzione dipende lo sviluppo di una nazione.

Ma la rivalutazione del ruolo dell’insegnante passa anche un altro elemento importante: l’alleanza tra le famiglie e la scuola, attualmente spesso in conflitto. Se non maturerà questa consapevolezza sarà impossibile rivalutare il ruolo dell’insegnate – spesso contestata, denigrata – e quindi della centralità della stessa scuola. La sua sclerotica situazione presente, infatti, è lo specchio della mentalità delle relazioni sociali.

Cultura, valori, sapere e collaborazione scuola-famiglia, invece, sono gli elementi fondamentali da trasmettere agli studenti di ogni ordine e grado dell’istruzione. Perché cos’è il sapere se non il patrimonio conoscitivo di chi ci ha preceduto? E tocca proprio agli insegnanti raccogliere le esperienze del passato – intese quali strumenti utili – e trasmetterle alle nuove generazioni per affrontare adeguatamente le sfide che saranno chiamate a vivere come esseri umani.

Restando per ora al concreto, le uniche novità nel campo scolastico se ci saranno si vedranno dal prossimo anno 2015. Nella loro attesa, il solo consiglio che si può dare agli studenti delle elementari, delle medie e delle superiori è di studiare con impegno costante perché – nonostante le apparenze di segno contrario – lo studio è essenziale nella società e nel mondo del lavoro, il quale richiede competenze professionali sempre più elevate. Quanto ai docenti, auguro loro un buon anno scolastico e li invito – sebbene le gratificazioni economiche e non siano avare – a continuare a insegnare con passione perché hanno una grande responsabilità: da loro dipende l’avvenire delle future generazioni.

Giuseppe Sangregorio

16 settembre 2014

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione Riservata