Che in Italia si legge poco è risaputo. Più esattamente secondo i dati del Centro per il libro e la lettura nel trimestre ottobre-dicembre 2010 solo un terzo della popolazione di età superiore ai quattordici anni ha letto e comprato almeno un libro all’anno e gli acquirenti sono in prevalenza laureati o diplomati che risiedono tra il Nord e il Centro Italia e hanno un profilo giovane (25-34 anni).
I “lettori forti”, quelli cioè che leggono almeno 12 libri all’anno rappresentano il 5% della popolazione. Ciò significa che nonostante la progressiva alfabetizzazione del nostro Paese, i lettori sono in diminuzione, negli ultimi anni. Del loro calo e della crisi dell’editoria molto è stato scritto sui giornali e detto in tivù adducendo come principale causa la crisi economica. E’ logico che in un periodo economico difficile, le famiglie taglino in primo luogo le spese culturali ma verosimilmente i motivi economici non bastano a spiegare il fenomeno del progressivo calo dei lettori, ci sono motivazioni più profonde.
Probabilmente allora è giusto pensare che nel nostro Paese – a differenza di quelli nordici – manchi una capillare educazione alla lettura che, a parere degli esperti, nasce fin da piccoli – addirittura in età prescolastica – nelle famiglie e nelle scuole. Per avere dei “lettori forti”, insomma, bisogna educarli fin dalla tenera età, offrendo loro in lettura libri adatti all’età e alle capacità di comprensione, diversamente la lettura sarà considerata un obbligo scolastico, non un piacere e con la crescita i giovani smetteranno di leggere.
Fondamentale, pertanto, resta sapere educare alla lettura. Normalmente, è un buon lettore chi ha avuto come iniziatore alla lettura un genitore che prima di addormentarsi ha letto al proprio figlio un libro o un buon maestro o un buon insegnante che ha saputo appassionare i suoi allievi. Oggi, invece, nelle scuole purtroppo si legge poco e male. Come avvicinare i ragazzi alla lettura in un mondo sollecitato da una quantità di stimoli (televisione, computer, tablet, cellulari, ecc.), che troppo spesso distolgono da una concentrazione che la lettura esige da loro e arriva sempre più debole? Ecco perché gli adulti in primo luogo devono impedire a ogni costo che i giovani odino la lettura fin dai tempi scolastici, al contrario devono saper trasmettere l’amore per i libri alle nuove generazioni. E se per invertire l’attuale tendenza si ricominciasse anche dalla scuola? “Leggere a scuola” vuol essere appunto un contributo concreto a favorire l’amore per la lettura nell’età scolastica.
16 gennaio 2014
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