Oggi il sistema educativo italiano assomiglia sempre più ad una giungla, dove i docenti precari sono trattati come carne da macello e i concorsi pubblici sembrano una rappresentazione del miglior teatro dell’assurdo, dando vita ad un circo che neanche Federico Fellini avrebbe immaginato nei suoi sogni più bizzarri. E intanto, i docenti pagano il prezzo di tutto questo.
La situazione dei docenti precari
L’odissea dei docenti precari italiani sembra non avere fine. Nonostante le promesse e i proclami di riforma, la realtà resta amara e insostenibile per chi cerca di costruirsi una carriera nell’insegnamento.
Tra concorsi banditi ma mai avviati e disuguaglianze tra le varie classi di concorso, la situazione appare sempre più caotica e ingiusta.
È ora di riformare questo sistema marcio e obsoleto. Snellite le procedure concorsuali, uniformate i criteri di assunzione e garantite pari opportunità a tutti.
Restituite dignità e speranza a chi, ogni giorno, nonostante tutto, continua a insegnare con passione e dedizione. Perché diciamocelo chiaramente: senza i docenti questo paese è destinato a rimanere un circo perpetuo, senza futuro e senza speranza.
Concorsi in sospeso e odissee regionali
Partiamo dal primo atto della tragedia: concorsi banditi ma mai iniziati. Ci sono classi di concorso e regioni dove i concorsi sono diventati leggende metropolitane, qualcosa di cui si sente parlare ma che nessuno ha mai visto davvero.
Nel frattempo, migliaia di docenti aspettano, con le vite in sospeso, senza sapere se e quando potranno finalmente stabilizzarsi. Un bel gioco di prestigio, no?
Uno dei principali problemi riguarda i concorsi pubblici per l’assunzione dei docenti. In alcune regioni e per certe classi di concorso, questi concorsi non sono ancora partiti, nonostante siano stati banditi tempo fa.
Questa attesa infinita genera frustrazione e incertezza tra i candidati, che vedono i loro sogni e aspirazioni professionali continuamente rimandati.
Migrazioni forzate e spese assurde
Ma il dramma non finisce qui. Molti docenti (di cui molti a tempo determinato) che hanno presentato domanda in una regione sono stati poi convocati a sostenere le prove in una regione diversa.
Questo comporta ulteriori costi di spostamento e soggiorno, che pesano enormemente sulle tasche già vuote dei precari.
Per molti docenti, queste spese extra sono semplicemente insostenibili. La precarietà economica rende impossibile sostenere ulteriori costi, costringendo molti a rinunciare ai concorsi.
Questa situazione crea una discriminazione di fatto: solo chi ha risorse economiche sufficienti può permettersi di partecipare, mentre chi è già in difficoltà economiche vede sfumare l’opportunità di una stabilizzazione.
Viaggi lunghi, spese di alloggio e di vitto, oltre alla lontananza dagli affetti familiari, si sommano ai già numerosi sacrifici che i docenti devono affrontare quotidianamente.
Molti insegnanti fanno domanda in una regione e poi, come per magia, si ritrovano a dover sostenere le prove in una regione diversa
Ma cosa importa ai signori del ministero? Loro se ne stanno comodamente seduti dietro le loro scrivanie, mentre i docenti fanno i pendolari da un capo all’altro del paese, come moderni Ulisse senza neanche un’Itaca ad attenderli.
La trappola dei costi
E poi, chi paga tutto questo? Ovviamente, i docenti stessi, che con stipendi da fame devono pure tirare fuori soldi per spostamenti e soggiorni.
Non tutti possono permetterselo, e così chi è già in difficoltà economiche si trova a dover rinunciare a partecipare ai concorsi.
Una bella selezione naturale all’insegna del “chi ha soldi va avanti, chi non li ha si arrangia”.
Complimenti per la meritocrazia!
L’Europa che non c’è
E mentre noi ci crogioliamo nella nostra inefficienza, il resto d’Europa va avanti. In molti paesi europei, i processi di selezione sono più semplici, equi e trasparenti.
In Italia, invece, siamo fermi al medioevo burocratico, con procedure complicate e spesso incomprensibili. Siamo molto indietro rispetto all’Europa, c’è poco da dire.
L’iniquità dell’Articolo 59
Come se non bastasse, ad aggravare ulteriormente la situazione, vi è l’iniquità introdotta dall’articolo 59.
Questo prevede l’assunzione a tempo indeterminato per i docenti di sostegno direttamente dalle GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze) senza la necessità di un concorso.
Una misura che, se da un lato risponde all’esigenza di coprire rapidamente i posti vacanti nel sostegno, dall’altro crea una palese disuguaglianza nei confronti degli insegnanti delle altre classi di concorso.
Questi ultimi, infatti, devono ancora affrontare concorsi spesso complicati e dispendiosi. Una bella lezione di uguaglianza e giustizia, non c’è che dire.
Il bisogno di una riforma
È evidente che il sistema di assunzione dei docenti in Italia necessita di una riforma profonda e strutturale.
È inaccettabile che i docenti precari debbano affrontare tali disagi e discriminazioni in un paese che si proclama moderno e avanzato.
Occorre un intervento urgente per snellire le procedure concorsuali, uniformare i criteri di assunzione e garantire pari opportunità a tutti i candidati.
Solo così si potrà ridare dignità e speranza a migliaia di docenti che ogni giorno, nonostante tutto, continuano a svolgere con passione e dedizione il loro prezioso lavoro.