Perché vedere il film “When Evil Lurks”, il contagio del male

31 Ottobre 2025

In “When Evil Lurks” (2024), il regista argentino Demián Rugna (già autore di "Terrified") ci getta in un incubo rurale dove il male si propaga come un contagio, alimentando una paura che diventa linguaggio collettivo. La comunità collassa perché non crede più nella possibilità di essere salvata. È un'infezione morale

Perché vedere il film "When Evil Lurks", il contagio del male

In “When Evil Lurks” (2024), il regista argentino Demián Rugna (già autore di “Terrified”) ci getta in un incubo rurale dove il male si propaga come un contagio, alimentando una paura che diventa linguaggio collettivo. La comunità collassa perché non crede più nella possibilità di essere salvata. È un’infezione morale e spirituale che distrugge ogni speranza e ogni legame umano.

Il film si apre con una scoperta agghiacciante: due fratelli trovano in campagna la parte inferiore di un corpo umano. Seguendo le tracce, raggiungono una casa isolata dove una famiglia cela un uomo deformato e gonfio, in uno stato di possesso chiamato “il Marcio”. Questo corpo “non muore”, ma fermenta, diventando il paziente zero di un’epidemia silenziosa che si diffonde nella desolata vallata.

L’orrore antropologico: il male come fallimento collettivo

Il primo livello di lettura di “When Evil Lurks” non è demonologico, ma antropologico. Rugna non si interroga sull’origine del male, ma sulla nostra capacità di reagirvi. Il film stabilisce immediatamente una premessa fondamentale: il male vince per abbandono, inerzia e stupidità umana.

L’epidemia, la paura moderna

Ambientato in un mondo che conosce la possessione come noi abbiamo conosciuto le crisi sanitarie globali (Covid-19), Rugna ci mostra il male diffondersi nello stesso modo in cui abbiamo assistito alla pandemia.

“When Evil Lurks” trasforma il contagio in una metafora morale spietata dove l’infezione non uccide subito, ma corrompe lentamente: passa dagli uomini agli animali e ancora dagli animali agli umani, fino a dissolvere ogni senso di confine etico.

La tesi di Rugna

Rugna descrive un’umanità che, pur essendo consapevole della minaccia, convive con il male come con un virus: lo evita, lo nega, ma lo lascia prosperare. Tratta l’orrore soprannaturale come fosse biologico, il demoniaco come una malattia del corpo e dell’anima.

È così che l’epidemia diventa simbolo di un’epoca che ha imparato a convivere con la paura e, soprattutto, con la propria indifferenza. Ogni atto egoistico dei protagonisti (i due fratelli Pedro e Jimi) per salvare sé stessi finisce inevitabilmente per accelerare la diffusione.

Il Bozzolo: la gestazione viscerale del male

L’immagine centrale e più disturbante del film è quel posseduto, gonfio e immobile, abbandonato come una pustola sul letto; un corpo che in realtà è un bozzolo: una crisalide del male in attesa di schiudersi.

Rugna riscrive l’immaginario dell’esorcismo in chiave fisiologica

Non esiste un vero e proprio esorcismo: non c’è spirito da scacciare con preghiere, ma carne da fermare attraverso una violenza pragmatica e disperata.

Il parto Inverso

Il male cresce, matura, cerca un modo per schiudersi, in un processo che l’analisi critica definisce un “parto inverso“. L’orrore non piove dal cielo: nasce da noi, si nutre della nostra inerzia e dei nostri peccati nascosti (la rabbia, la crudeltà), attendendo solo che abbassiamo la guardia.

Il doppia faccia dell’abbandono: istituzioni e regole infrante

La vulnerabilità dei personaggi non è solo spirituale, ma deriva da un totale fallimento delle strutture sociali e religiose.

Il silenzio amaro della Chiesa

Tra i temi più incisivi c’è l’assenza del Sacro e di ogni sostegno istituzionale. Nel mondo di Rugna, la Chiesa esiste solo come fantasma amministrativo: ci sono regole di comportamento, burocrazia da svolgere, tempi amministrativi lunghissimi, e, tuttavia, nessuno osa agire.

L’istituzione si è ritirata dal campo di battaglia, lasciando gli uomini completamente soli di fronte alla possessione.

Il male cresce indisturbato: non perché è intrinsecamente più forte, ma perché abbandonato a se stesso. Non è la punizione divina, ma il vuoto spirituale. Il demonio vince per inerzia.

Povertà e critica sociale

La decisione di ambientare l’orrore nella campagna argentina non è casuale: Rugna sceglie una terra povera, isolata, dimenticata, come matrice del male. In questo scenario di precarietà materiale e abbandono istituzionale, l’orrore diventa una forma di critica sociale. La povertà, qui, non è solo condizione economica ma vulnerabilità ontologica: dove l’aiuto non arriva, il male mette radici.

Le case cadenti, le strade deserte, i campi senza luce elettrica raccontano un Paese in cui la sopravvivenza è già una forma di resistenza. E quando l’infezione demoniaca si diffonde, la comunità non ha gli strumenti — morali, sanitari, religiosi — per reagire.

Rugna mostra un sistema che preferisce voltarsi dall’altra parte, un insieme di istituzioni (civili e religiose) che scelgono la distanza per non contaminarsi. L’indifferenza diventa così il vero incubatore del male: la Chiesa si ritira, lo Stato tace, e gli uomini restano soli.

In questo contesto, il demoniaco non è tanto un castigo quanto una conseguenza: nasce dal vuoto lasciato da chi avrebbe dovuto proteggere. L’orrore, allora, non esplode contro la povertà, ma cresce dentro di essa, come un linguaggio naturale del dolore. E ciò che il film suggerisce, tra le righe, è che la vera possessione non è quella del corpo, ma quella di un’intera società che ha smesso di sentirsi responsabile dei suoi ultimi.

Il fallimento delle 7 regole e dei “pulitori”

Il tentativo umano di arginare l’epidemia è rappresentato dalle figure dei “pulitori” (o eliminatori) e dal loro manuale di sopravvivenza, composto da 7 Regole (es. non toccare il posseduto, non usare l’elettricità, non nominare il demonio, non sparare al Marcio).

Sono linee guida nate dall’esperienza, quasi superstizioni tecniche, che promettono un controllo razionale sull’orrore.

Ma proprio qui si annida la tragedia: le regole falliscono, una dopo l’altra. I protagonisti le conoscono, eppure le infrangono per paura, ignoranza o istinto. In Rugna, la disobbedienza non è solo errore umano: è parte del meccanismo del male. Ogni gesto impulsivo, ogni tentativo di normalizzare la minaccia, diventa un’arma nelle mani del contagio stesso.

L’illusione del controllo si sfalda progressivamente. Il regista ci mostra come, di fronte a un orrore primordiale e irrazionale, nessun protocollo possa funzionare: la logica, la superstizione, persino la fede diventano strumenti fragili e inadeguati. Il caos non è semplice disordine, ma la risposta naturale dell’uomo davanti all’incomprensibile.

Persino le incoerenze dei personaggi — i loro movimenti erratici, le decisioni contraddittorie — non sono difetti di sceneggiatura, ma parte della costruzione del panico: Rugna trasforma la confusione in linguaggio, mostrando come l’essere umano, messo di fronte all’assoluto, si riveli incapace di restare lucido.

In questo senso, “When Evil Lurks” diventa una riflessione crudele e tagliente sull’inganno del controllo: la convinzione che bastino regole, leggi o rituali per contenere ciò che, per sua natura, rifiuta ogni forma di limite.

Lo stile di Rugna: body horror e crudeltà senza compromessi

Il successo visivo e l’impatto di “When Evil Lurks” derivano dallo stile unico del regista.

Body Horror e immagini senza tabù

Il film si appoggia pesantemente al Body Horror, mostrando la possessione come una disgustosa degenerazione fisica: carne tumefatta, bubboni, pus, sudiciume.

Rugna non teme di infrangere i tabù più radicati dell’horror classico: la violenza non è mai gratuita, ma serve a sottolineare la totale mancanza di speranza. La morte e la corruzione di bambini, donne e animali non sono elementi di shock fine a sé stesso, ma atti che stabiliscono immediatamente che in questo mondo non esiste alcuna forma di salvezza o innocenza. Il male è uguale per tutti.

La transizione da Terrified

“When Evil Lurks” segna una netta evoluzione rispetto al precedente successo di Rugna, “Terrified”, che si evolve dallo jump scare alla desolazione.

Se “Terrified” era più un horror-splatter serrato e pieno di jump scare brutali in un contesto urbano, “When Evil Lurks” è più lento, viscerale, suggestivo, intellettuale e basato sulla desolazione ambientale.

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