Al via “The Twisted Tale of Amanda Knox”, la discussa serie Tv di Disney+ sull’omicidio di Meredith Kercer

20 Agosto 2025

Cosa sapere prima di vedere la serie tv Disney+, "The Twisted Tale of Amanda Knox" su una delle protagoniste dell'omicidio di Meredith Kercher

amanda Knox

Scatta il 20 agosto il via alla mini serie Tv “The Twisted Tale of Amanda Knox” (il titolo americano, traducibile con “La storia contorta, o il racconto alternativo di Amanda Knox) che Disney+ ha dedicato all’omicidio di Meredith Kercher, la 21enne inglese trovata morta nella casa dove viveva con altre ragazze a Perugia.

Un caso di cronaca nera capace di appassionare gli italiani al punto di dividerli tra colpevolisti ed innocentisti, soprattutto per quanto riguarda la figura più contorta di tutta la storia: Amanda Knox.

Ed è proprio attorno ad Amanda Knox, la texana dal viso pulito e al suo fidanzato, Raffaele Sollecito, che ruota attorno questa serie prodotta (udite, udite) dalla nota Monica Lewinsky, la stagista della Casa Bianca finita al centro dello scandalo internazionale anni fa per la sua relazione con l’allora Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. L’accanimento mediatico quindi è il vero “succo” di questa vicenda e di questa serie.

La serie Tv su Amanda Knox

Partiamo dalle cose certe: la serie tv “The Twisted Tale of Amanda Knox” sarà un successo; una facile previsione legata ad alcuni elementi già chiari ancor prima di aver visto le prime scene. A cominciare dal caso, una vicenda che appassionò gli italiani diventati (diciamo la verità…) non solo amanti della cronaca nera ma un poco “guardoni”, attirati dallo scavare nella vita di famiglie e persone cosiddette “normali” ma che una volta finite al centro del frullatore mediatico, possono regalare sorprese di ogni tipo.

A questo va aggiunto che la produttrice K.J. Steinberg da quasi vent’anni è una delle protagoniste del mondo delle serie tv, all’epoca del suo esordio non ancora esploso. Sono opera sua infatti “This is Us”, “State of Mind”, “Gossip Girl”, “Mistresses” ed altre produzioni. Insomma, tutti gli ingredienti necessari sono a disposizione.

Si tratta quindi di non scivolare nella banalità, nella scarsa qualità della produzione, nella pochezza degli attori ed in altri errori simili ed il gioco è fatto.

Cominciamo con gli attori: Grace Van Patten è una Amanda perfetta, credibile senza mai arrivare all’eccessiva caricatura di gesti ed atteggiamenti, senza mai passare per essere la “Mantide Religiosa” che più di uno ha pensato fosse. Giuseppe De Domenico poi, è perfetto nei panni di Raffaele Sollecito, i panni cioè di quello che (nella serie come nella vicenda di cronaca) non è il personaggio centrale, ma un comprimario (forse come lo era anche nel rapporto di coppia…) sovrastata dalla figura e dalla personalità di Amanda.

La miglior interpretazione però è quella di Francesco Acquaroli, che interpreta il Pubblico Ministero titolare dell’inchiesta Giuliano Mignini; perfetto nel vestire i panni del magistrato duro, deciso, senza paura, ma che non nasconde il suo volto umano.

C’è però un esercizio mentale obbligatorio da fare quando ci si mette davanti al piccolo schermo per la prima o una delle successive puntate. Bisogna evitare del tutto di pensare che quella che viene raccontata sia “LA” verità. Si tratta infatti pur sempre di “UNA” verità quella di una delle protagoniste, forse la principale ma pur sempre una delle tante possibili e narrabili.

Si tratta da quel punto di vista del punto di vista di Amanda Knox (nel trailer ufficiale non a caso lei stessa afferma che: “molti credono di conoscere la mia storia… finalmente adesso tocca a me raccontarla”, ed è anche difficile pensare che la serie possa in qualche maniera far cambiare l’opinione di chi è colpevolista nei suoi confronti.

La serie piuttosto va vista con uno sguardo superiore, potremmo dire “elevato”. Uno sguardo sulla società, sulla sua voglia di cronaca, forse di sangue. Sull’attrazione verso le luci della ribalta di persone fino al giorno prima dell’omicidio di Meredith del tutto sconosciute.

Alla fine il giudizio è quindi positivo, il prodotto godibile senza troppa fatica e, per gli appassionati del caso o di cronaca nera, una serie da non perdere.

L’omicidio di Meredith Kercher. Storia e processo

Il 1 novembre 2007 Meredith Kercher, studentessa inglese a Perugia per l’Erasmus, viene trovata morta con la gola tagliata nella camera della sua casa dove viveva assieme ad altre ragazze, un’americana, Amanda Knox, e due italiane che però quella notte erano fuori casa. La giovane texana, 20 anni e studentessa di letteratura, finisce subito al centro dell’inchiesta assieme al suo ragazzo, Raffaele Sollecito.

Contro di loro diversi indizi, ma in realtà poche prove concrete.

Famoso il video girato da una telecamera interna di un negozio di biancheria intima in cui i due vennero ripresi il giorno dopo la morte di Meredith in atteggiamenti intimi…

Il primo fermato è Rudy Guede, ivoriano, 21 anni, che passò la notte dell’omicidio con la vittima. Il 21enne lasciò subito l’Italia dopo l’omicidio e venne fermato in Germania due settimane dopo quando il suo dna venne ritrovato ed identificato dalla scientifica.

Il processo nei suoi confronti fu rapido, celebrato con il rito abbreviato, e si chiuse con la condanna a 16 anni di carcere; Guede oggi è un uomo libero dopo 14 anni di reclusione. L’ivoriano però spiegò di non essere stato solo quella sera e quella notte nella casa del delitto, chiamando in causa Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

I due finirono al centro di un lungo processo, a cui vanno aggiunti 4 anni di carcere (preventivo). L’assoluzione definitiva per Amanda Knox e Raffaele sollecito arrivò nel 2015 al termine di un caso che divise l’opinione pubblica tra colpevolisti ed innocentisti.

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