Sei qui: Home » Intrattenimento » Serie TV da vedere per celebrare il Pride Month

Serie TV da vedere per celebrare il Pride Month

Scopri le migliori serie tv da vedere per celebrare il Pride Month e immergerti in storie di amore e diversità. Serie tv.

Giugno è il mese dell’orgoglio LGBTQIA+: un periodo di celebrazione, memoria e rivendicazione, ma anche di narrazione. Perché una parte fondamentale del Pride è raccontare chi siamo, come siamo stati rappresentati, e cosa vogliamo diventare. E quale mezzo migliore della serialità per farlo, in un’epoca in cui le serie TV sono specchio e motore della cultura pop?

Oggi più che mai, le piattaforme streaming offrono storie queer che vanno ben oltre gli stereotipi: racconti d’amore e resistenza, identità e famiglia, corpo e desiderio. Alcune sono militanti, altre intime, altre ancora gioiosamente pop. E tutte meritano di essere viste, non solo da chi si riconosce nella comunità, ma da chiunque voglia comprendere il mondo in cui vive.

7 serie TV da recuperare o scoprire durante il Pride Month, per celebrare l’orgoglio in tutte le sue sfumature

Il Pride Month è una celebrazione, sì, ma anche un richiamo alla responsabilità: guardare storie queer significa scegliere di vedere. Di non voltarsi dall’altra parte. E di partecipare, anche con un semplice clic, a un processo culturale che è fatto di accoglienza, memoria e libertà.

Le serie TV non sono solo intrattenimento. Sono specchi, strumenti, micce accese nei cuori e nelle menti. Le storie che vediamo modellano l’empatia, costruiscono riferimenti, danno nomi e volti a chi spesso è lasciato ai margini.

Queste sette serie raccontano la comunità LGBTQIA+ con amore, rabbia, intelligenza, ironia, sensualità e verità. Guardarle, condividerle, consigliarle è un atto politico e poetico.

Perché l’orgoglio non si celebra solo nelle piazze. Si celebra anche sul divano, con gli occhi lucidi e il cuore aperto. E con lo schermo che, per una volta, riflette davvero la molteplicità del reale.

1. Heartstopper (Netflix)

Non si può parlare di Pride Month senza citare Heartstopper. Tratta dai fumetti di Alice Oseman, questa serie britannica racconta la tenerissima storia tra Charlie, un ragazzo gay introverso e sensibile, e Nick, un giocatore di rugby che scopre pian piano la propria bisessualità.

La forza di Heartstopper sta nella sua semplicità: nessun trauma spettacolarizzato, nessuna tragedia queer, ma un amore che cresce tra insicurezze, coming out e piccoli gesti quotidiani. Una serie che parla di adolescenti senza paternalismi, che mostra l’amicizia queer, la sorellanza trans, la bellezza della libertà di essere sé stessi.

2. It’s a Sin (Prime Video)

Creata da Russell T Davies (già autore di Queer as Folk e Doctor Who), questa miniserie ambientata negli anni ’80 a Londra racconta gli anni della crisi dell’AIDS attraverso un gruppo di giovani amici gay e queer.

It’s a Sin è una vera e propria elegia, che parte con il ritmo frizzante della giovinezza e precipita nella malinconia, nella rabbia, nel lutto. Ma è anche un inno all’amore, alla comunità, alla lotta contro l’oblio. Da vedere con il cuore spalancato.

3. Sex Education (Netflix)

Una delle serie più inclusive e liberatorie degli ultimi anni. Sex Education ha rivoluzionato il modo in cui si parla di sessualità, non solo queer,  mescolando humour britannico, introspezione e una scrittura brillante.

Tra i personaggi più iconici c’è Eric Effiong, giovane gay nigeriano e cristiano, che porta in scena il conflitto tra desiderio e fede, identità e famiglia. Ma non è solo lui: la serie dà spazio a storie lesbiche, trans, non binary, asessuali, sempre con rispetto e profondità.

Un teen drama che è diventato un caso culturale. E giustamente.

4. Pose (Disney+ / FX)

Se volete capire cosa significa ballare per sopravvivere, Pose è la serie da cui partire. Ambientata nella New York degli anni ’80 e ’90, racconta la nascita della cultura ballroom e la comunità afro-latina LGBTQIA+ attraverso le “Houses”, famiglie queer alternative che offrono rifugio a chi è stato escluso dalla società.

Con un cast composto in gran parte da attorə trans (MJ Rodriguez, Indya Moore, Dominique Jackson), Pose è una pietra miliare nella storia della rappresentazione. E un manifesto: per la visibilità, la dignità, la sorellanza, e la bellezza sfacciata di chi non chiede il permesso di esistere.

5. Young Royals (Netflix)

Un principe erede al trono e un ragazzo del popolo si innamorano in un collegio d’élite. Premessa da fan fiction? Forse. Ma Young Royals sorprende per la sua autenticità, per l’alchimia dei protagonisti (Edvin Ryding e Omar Rudberg) e per la delicatezza con cui tratta il conflitto tra amore e dovere.

Non è solo un teen drama: è una riflessione su cosa significa amare quando sei osservato da tutti, su quanto costa scegliere sé stessi. E per il pubblico queer, è un racconto dolce e malinconico su un amore che resiste alla repressione delle aspettative.

6. Sort Of 

Una delle serie più innovative degli ultimi anni. La canadese Sort Of segue Sabi Mehboob, una persona non-binary di origine pakistana che lavora come babysitter in una famiglia canadese borghese.

Tra ironia tagliente e momenti di struggente umanità, la serie esplora il genere, la famiglia, l’amore e la perdita in modo mai scontato. Lə protagonistə Bilal Baig, anche autore della serie, è una delle prime persone non-binary visibili nel panorama televisivo nordamericano. Sort Of è tenera, intelligente, necessaria.

7. The L Word: Generation Q (Sky)

Spin-off della celebre The L Word, Generation Q aggiorna lo storico drama lesbo ai nuovi orizzonti del queer contemporaneo. Il cast mescola personaggi storici e nuove voci, tra cui donne trans, persone non binary, e storie d’amore queer in ogni declinazione.

Nonostante qualche ingenuità, la serie ha il merito di tracciare un ponte generazionale e di offrire visibilità a identità spesso invisibili. Una visione che è anche una festa: per chi si è sentito raccontato troppo poco, o troppo male.

© Riproduzione Riservata