“Scandalo”, uno spettacolo che parla di desiderio femminile

11 Dicembre 2025

Al Teatro Manzoni arriva "Scandalo", la nuova commedia di Ivan Cotroneo con Anna Valle: desiderio, giudizi sociali e tabù raccontati con ironia e lucidità.

“Scandalo”, uno spettacolo che parla di desiderio femminile

Al Teatro Manzoni di Milano sta per andare in scena “Scandalo”, il nuovo spettacolo scritto e diretto da Ivan Cotroneo, con Anna Valle e Gianmarco Saurino nei ruoli principali. È una di quelle storie che basta raccontarne il nucleo per capire che non si tratta di una semplice commedia sentimentale, ma di un dispositivo teatrale che lavora su nervi scoperti: il desiderio femminile, la differenza d’età, il potere del giudizio sociale, i doppi standard ancora saldamente in vigore quando si parla di donne che “osano troppo”. Lo spettacolo sarà in cartellone dal 9 al 21 dicembre 2025, con recite serali alle 20.45 nei feriali, la domenica alle 15.30 e un doppio appuntamento sabato 20 dicembre alle 15.30 e alle 20.45.

La frase che introduce il progetto è una dichiarazione di poetica e, insieme, un atto d’accusa: il desiderio di una donna fa sempre paura. Non se ne parla, porta scompiglio, è considerato eversivo, rivoluzionario, scandaloso. Cotroneo costruisce su questa premessa una commedia brillante che non rinuncia alla leggerezza, ma la usa come lente per osservare ciò che ci ostiniamo a non voler vedere: tabù che crediamo superati, rapporti fra maschile e femminile che sembravano archiviati e invece tornano a tormentarci, un’idea di audacia e spregiudicatezza che la società continua a legittimare per gli uomini ma quasi mai per le donne.

Anna Valle è Laura, una scrittrice di cinquant’anni che il mondo, letterario e non, ha imparato a conoscere prima di tutto come “la sposa bambina” di un grande scrittore molto più anziano di lei. Lui si chiamava Goffredo, era famoso, potente, ingombrante. È morto da poco e ha lasciato dietro di sé una villa sull’Appia Antica, appena fuori Roma, una grande libreria da riordinare e una donna intrappolata in un’identità che non ha mai scelto fino in fondo. Attorno a Laura si muovono la sua editor Giulia, il vicino Roberto, la giovane Maria che vive in casa e l’ombra pesante di un lutto che non le concede né di scrivere né di vivere davvero.

In questo equilibrio sospeso, che è più un congelamento che una pace, fa il suo ingresso Andrea. È giovane, diretto, sfrontato; è il ragazzo che Goffredo, prima di morire, ha assunto per rimettere ordine fra gli scaffali. Dovrebbe essere una presenza di servizio, un aiuto tecnico, una presenza discreta che maneggia libri e cataloghi. Diventa invece la miccia che fa esplodere tutto.

“Scandalo” una villa, una vedova, un ragazzo

“Scandalo” nasce su un interno che è già un mondo: una villa sull’Appia Antica, zona non-luogo sospeso fra città e campagna, memoria del passato e ricchezza borghese contemporanea. Lì, Laura si è ritirata dopo la morte di Goffredo, come in una bolla che la protegge e la immobilizza. È una scrittrice, ma non scrive più; è una donna, ma sembra non vivere più; è una figura nota nel mondo letterario, ma il suo nome, quando viene pronunciato, è quasi sempre accompagnato dal ricordo di lui.

Giulia, l’editor, rappresenta il ponte con l’esterno. È quella che insiste perché Laura riprenda a lavorare, a consegnare pagine, a tornare a essere autrice oltre che vedova. Roberto, il vicino, è una presenza maschile diversa, laterale, forse premurosa, forse invadente, da cui Laura si lascia aiutare quel tanto che basta per non sentirsi del tutto sola. Maria, la ragazza che vive in casa, è una figura di passaggio ma fondamentale: appartiene a un’altra generazione, guarda Laura con un misto di soggezione e lucidità, testimonia quanto le dinamiche di potere e di genere si replichino e si trasformino da un’epoca all’altra.

Quando Andrea varca la soglia, il copione cambia. È stato Goffredo a volerlo lì, per riorganizzare la grande libreria: un gesto che suona come ultima cura per il suo regno di carta. Andrea, però, non è un topo di biblioteca timido e invisibile. È un giovane uomo sicuro, audace, capace di farsi spazio senza chiedere permesso, di guardare Laura come persona e non come reliquia del genio scomparso.

Tra loro ci sono ventiquattro anni di differenza. Esattamente gli stessi che separavano Laura da Goffredo. Il cerchio si chiude e, insieme, si deforma. Come un tempo era stata la storia fra una ragazza e un uomo celebre e molto più grande a fare scandalo, ora Laura sa perfettamente quale terremoto scatenerà il solo gesto di avvicinare le labbra a quelle di Andrea. È una consapevolezza che non impedisce il desiderio, ma lo rende ancora più affilato: nulla è ingenuo, nulla è innocente, nulla è fatto “senza sapere”. E proprio per questo, una volta attraversata quella linea, niente potrà essere più come prima.

Il doppio “scandalo”: ieri vittima, oggi colpevole

Il meccanismo drammaturgico che Cotroneo mette in moto ha qualcosa di chirurgico. Laura è stata prima al centro dello scandalo come figura passiva. Da giovanissima, si è legata a un uomo molto più grande, famoso, in posizione di potere. Chi guardava da fuori parlava di lei come di una sposa bambina, qualcuno l’ha compatita, qualcuno l’ha giudicata, quasi tutti l’hanno definita “vittima inconsapevole del proprio desiderio”. Ora, a cinquant’anni, con alle spalle un matrimonio che l’ha definita agli occhi di tutti, il copione si ribalta.

L’uomo non c’è più, il potere non appartiene più a lui, la differenza d’età si gioca al contrario: lei è quella “più grande”, lui è il ragazzo. Eppure, lo scandalo che si annuncia ha lo stesso sapore di un tempo. Cambiano i ruoli, ma il giudizio resta. Una giovane donna con un uomo più vecchio può essere considerata ingenua, manipolata, perfino preda; una donna adulta che desidera e sceglie un uomo più giovane, invece, viene rapidamente etichettata come ridicola, predatrice, patetica.

“Scandalo” mette a nudo questa doppia misura con una lucidità che non ha bisogno di proclami. Basta guardare come gli altri personaggi reagiscono, cosa insinuano, come leggono il rapporto fra Laura e Andrea. L’idea che una donna a cinquant’anni possa provare desiderio e non solo nostalgia, possa mettersi in gioco, rischiare, sbagliare, viene messa alla prova scena dopo scena. Non è tanto l’atto in sé a turbare, quanto la libertà con cui lei lo compie.

Desiderio, manipolazione, consenso: un equilibrio instabile

C’è un altro asse su cui si muove lo spettacolo: quello fra amore e calcolo, fra bisogno e strumentalizzazione. Nella sua nota, Cotroneo parla di una donna di oggi, libera e spregiudicata, che agli occhi degli altri continua a essere vista come vittima, e di un giovane uomo che forse la sta usando, o forse le sta solo dando attenzione e amore.

Il confine è volutamente sfocato. Andrea entra in casa con un contratto, un compito, un ruolo; ma è anche un ragazzo che osserva, studia, domina gli spazi, percepisce il vuoto affettivo di Laura. La loro non è mai una storia semplice da collocare: è un ribaltamento continuo del rapporto di forza. Lei ha l’età, il denaro, la fama; lui ha il corpo giovane, la fame di mondo, l’energia. L’amore, dice Cotroneo, è sempre uno scambio. Qui a essere messi in discussione sono i termini e gli oggetti di quello scambio: cosa si dà, cosa si riceve, cosa si compra, cosa si sacrifica.

Lo spettacolo non offre una morale rassicurante. Non dice chiaramente se Andrea sia un manipolatore, un opportunista o un ragazzo autenticamente innamorato; non decide se Laura sia cieca, disperata o semplicemente coraggiosa. L’ambiguità è il terreno su cui si invitano gli spettatori a camminare. E in quell’ambiguità ognuno porta con sé i propri pregiudizi, le proprie paure, le proprie esperienze: chi tende a proteggere lei, chi a diffidare di lui, chi a chiedersi se, in fondo, non sia la storia stessa a essere “scandalosa” solo perché mette al centro ciò che normalmente si preferisce non dire.

Il mondo letterario come specchio dei nostri tabù

C’è un dettaglio non secondario: Laura è una scrittrice. Il mondo in cui si muove è quello editoriale, un ambiente che dovrebbe essere più abituato di altri a maneggiare storie, desideri, contraddizioni, e che invece spesso replica con puntualità gli stessi moralismi del mondo esterno.

In “Scandalo” il lavoro di scrittura diventa quasi una metafora. Laura non riesce a riprendere in mano la penna, o la tastiera, non trova più la voce. La perdita del marito ha congelato non solo la sua vita affettiva, ma anche quella creativa. Nel momento in cui entra Andrea, le cose cambiano: il corpo si risveglia, la mente ricomincia a funzionare, l’immaginazione si riattiva. Ma ciò che potrebbe nutrire il romanzo rischia di distruggere l’autrice, almeno sul piano dell’immagine pubblica.

Cosa si può scrivere e cosa no? Quali storie sono considerate legittime, quali sconvenienti? Una scrittrice cinquantenne che racconta il proprio desiderio per un uomo più giovane viene letta come un’autrice libera o come qualcuno che sfrutta il romanzo per giustificare le proprie scelte? E ancora: chi decide che cosa è decoroso? Il mondo letterario, che spesso fa della libertà una bandiera, diventa qui un tribunale come gli altri, con i suoi sguardi, i suoi pettegolezzi, le sue sentenze non richieste.

Il palcoscenico, in questo senso, è un doppio rovesciato della pagina. Quello che Laura non osa scrivere, lo spettatore lo vede accadere davanti a sé, senza filtri, senza cornici di genere. E forse la domanda sotterranea che attraversa lo spettacolo è proprio questa: quanta verità possiamo tollerare quando riguarda il desiderio di una donna, e quanta preferiamo sentirla raccontata solo negli spazi sicuri della fiction, magari con altri nomi e altri volti?

La firma di Ivan Cotroneo: una commedia brillante e spietata

“Scandalo” arriva dopo il successo teatrale di “Amanti”, altro testo scritto e diretto da Ivan Cotroneo, e conferma la sua inclinazione a usare la commedia non come via di fuga, ma come strumento di indagine. L’autore e regista, noto anche per il suo lavoro al cinema e in televisione, ama muoversi sul confine fra leggerezza e ferocia: le battute fanno ridere, ma spesso colpiscono con precisione chirurgica i luoghi comuni, le ipocrisie, i meccanismi invisibili che regolano le relazioni.

Qui il gioco è particolarmente delicato. Parlare di sesso, amore, scambi di potere, senza cadere nel compiacimento o nel moralismo, significa trovare una lingua che sappia essere insieme divertente e lucida. Cotroneo promette un testo divertente e lucidamente spietato su ciò che si può dire e non dire, fare e non fare, scrivere e non scrivere. La scelta di raccontare una donna di oggi, formalmente libera ma ancora intrappolata nello sguardo altrui, si inserisce in un discorso più ampio sulla rappresentazione del femminile nel nostro immaginario.

La struttura della commedia permette di alternare dialoghi serrati, momenti di intimità, scene corali in cui il giudizio sociale entra in casa come una corrente d’aria fredda. Il ritmo, sostenuto dalla scrittura, si appoggia poi sull’interpretazione degli attori, chiamati a restituire personaggi che non sono mai solo “tipi” ma persone in carne e ossa, con la loro quota di ridicolo e di verità.

Il cast e l’allestimento

Il cuore dello spettacolo sono i corpi in scena. Anna Valle porta a Laura una combinazione di eleganza e fragilità, forza e esitazione, che ben si presta a raccontare una donna costretta a rimettere in discussione l’immagine che il mondo ha costruito su di lei. Gianmarco Saurino dà vita ad Andrea, questo giovane uomo insieme diretto e enigmatico, che deve essere credibile come oggetto di desiderio, possibile manipolatore, specchio delle aspettative altrui. Accanto a loro, Orsetta De’ Rossi, Angelo Tanzi e Matilde Pacella incarnano le figure che circondano la coppia, osservano, giudicano, intervengono, rappresentano quel “mondo esterno” che non resta mai davvero fuori dalla porta.

L’allestimento lavora sullo spazio della villa come su un personaggio aggiuntivo. Le scene di Monica Sironi costruiscono un interno che è allo stesso tempo rifugio e prigione, luogo di memoria e palcoscenico del nuovo scandalo. I costumi di Alberto Moretti contribuiscono a disegnare gerarchie, appartenenze, contrasti fra generazioni e ruoli sociali. Il disegno luci di Cesare Accetta articola il passaggio fra momenti più intimi e altri più esposti, fra il non detto e ciò che esplode alla luce del giorno. Le musiche originali di Gabriele Roberto accompagnano la storia senza sovrastarla, sottolineando talvolta le zone di sospensione, altre volte i punti di rottura.

Date, orari, biglietti

“Scandalo” andrà in scena al Teatro Manzoni di Milano dal 9 al 21 dicembre 2025. Le rappresentazioni feriali avranno inizio alle 20.45, mentre la domenica il sipario si alzerà alle 15.30. Sabato 20 dicembre è previsto un doppio spettacolo, con una recita pomeridiana alle 15.30 e una serale alle 20.45, pensato per accogliere un pubblico ancora più ampio in un periodo dell’anno già carico di appuntamenti culturali e sociali.

I biglietti sono proposti in diverse fasce di prezzo: il settore Prestige a 37 euro, la Poltronissima a 34 euro, la Poltrona a 26 euro; per gli spettatori under 26 è disponibile una Poltronissima dedicata a 18 euro. L’acquisto è possibile presso la biglietteria del Teatro Manzoni, online attraverso il sito ufficiale del teatro, telefonicamente al numero 027636901 e tramite il circuito TicketOne.

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