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Revolutionary Road, quando la famiglia diventa una prigione

Dopo la notte degli Oscar dello scorso 29 febbraio e la tanto agognata vittoria di Leonardo DiCaprio, che ritira la statuetta seguito dallo sguardo fiero dell’amica e attrice Kate Winslet, ecco che provo nostalgia per questo duo di attori che ha dato vita a coppie indimenticabili sul grande schermo.

Ovviamente la più nota è quella di Rose e Jack nel Titanic (1997) di James Cameron, ma credo che grande prova di recitazione l’abbiano data interpretando i coniugi April e Frank nel film Revolutionary Road (2008) di Sam Mendes, che all’epoca delle riprese era sposato con Kate Winslet.

Gli ingredienti per un film eccezionale ci sono tutti: una grande coppia di attori, un regista da Oscar (con American Beauty del 1999) e una storia basata sull’omonimo romanzo di Richard Yates. Non nascondo che il film è molto impegnativo, soprattutto perché tratta temi molto profondi quali la vita di coppia, il matrimonio, la famiglia, i tradimenti, le aspettative sociale, le rinunce personali e l’aborto. Ma l’interpretazione di Leonardo DiCaprio e Kate Winslet di questa coppia tormentata coinvolge lo spettatore nella visione e, lo ammetto, ti spingono a “tifare” per l’una o l’altro.

April e Frank sono la tipica coppia borghese americana degli anni Cinquanta, che vive nella zona residenziale di Revolutionary Road: un bella casa, due figli, il marito che mantiene la famiglia con un impiego in città – e che si concede delle scappatelle con la giovane segretaria – e la moglie che lo accoglie a casa la sera.

L’apparente tranquillità della famiglia è però turbata dai violenti litigi della coppia che si innescano quando April manifesta al marito la sua infelicità per non aver potuto realizzare il suo sogno, ovvero diventare attrice. La donna, relegata al ruolo di casalinga e madre, prova forte nostalgia per la loro giovinezza, quando, da fidanzati, sognavano di realizzare i loro sogni, convinti che niente e nessuno li avrebbe fermati.

April si sente ostaggio delle convenzioni sociali e propone a Frank di lasciare tutto quello che hanno e trasferirsi a Parigi e ricominciare da capo una nuova vita. Frank, disorientato dalla proposta, non riesce a sottrarsi alla felicità della moglie di fronte alla prospettiva di un nuovo inizio in Francia e acconsente a realizzare questa folle idea.

Ma, si sa, la vita riserva sempre delle sorprese e non risparmia nemmeno Frank e April: lui riceve una promozione con prospettive di carriera, mentre lei scopre di essere incinta. Frank cerca di far ragionare la moglie, spiegandole che con un terzo figlio in arrivo non potranno andare a Parigi e sarà necessario per lui continuare a lavorare per mantenere la famiglia.

Dopo l’ennesimo litigio, April sembra finalmente rassegnata a rimanere a Revolutionary Road. La serenità di April è però solo apparente, perché decide di abortire da sola, in casa, e questo ne provocherà la sua morte.

Proprio da questo tragico epilogo lo scrittore Richard Yates inizia a scrivere il suo primo romanzo, appunto Revolutionary Road, nel 1961 e dal quale è tratto il film. In un’intervista, Yates racconta infatti di essersi immaginato la scena di una donna sola e infinitamente triste che si causa un aborto. Da qui, poi, andando a ritroso, ha ricostruito gli eventi che l’hanno spinta sino a quel punto, costruendo con profondità e crudo realismo i personaggi, ed è così che ha scritto il suo romanzo d’esordio.

Yates, la cui scrittura è influenzata da Gustave Flaubert e Francis Scott Fitzgerald, in questo romanzo affronta temi importanti: la famiglia che si smembra (successe anche ai suoi genitori), l’infelicità dei rapporti di coppia logorati, il rancore verso il coniuge per la rinuncia ai propri sogni, la solitudine, la prigionia della donna tra le mura domestiche e gli stereotipi di genere della società americana degli anni Cinquanta.

Il romanzo all’epoca fu molto apprezzato tra i critici letterari ma ebbe un tiepido successo di pubblico, probabilmente per la negatività con cui è descritta la famiglia. È stato di recente riscoperto grazie alla trasposizione cinematografica di Mendes ed è indubbiamente di grande attualità poiché tratta di problemi che esistono oggi come allora.

Valentina Morlacchi 

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