Sono passati cinque anni dalla prima volta in cui abbiamo visto Marianne e Connell, intensi, fragili, veri, camminare sul filo teso dell’amore e dell’identità. Persone normali, la miniserie tratta dall’omonimo romanzo di Sally Rooney, è diventata un piccolo fenomeno culturale: acclamata dalla critica, adorata dal pubblico, e capace di raccontare una storia d’amore con un realismo emotivo raro, dove lo spazio tra due persone è carico di silenzi, sguardi e parole non dette. Ora, finalmente, Persone normali 2 è realtà: la seconda stagione uscirà in esclusiva su RaiPlay l’11 aprile 2025.
Nel 2025, una serie come Persone normali appare più attuale che mai. In un’epoca fatta di comunicazioni veloci, relazioni liquide e connessioni virtuali, questa storia ci ricorda quanto sia importante guardarsi davvero, ascoltarsi a fondo, e lasciare che l’amore non sia una via di fuga, ma un luogo dove restare. L’11 aprile, su RaiPlay, torneremo a farci male, e bene, con Marianne e Connell. E forse, in quell’incontro tra ciò che è stato e ciò che potrebbe ancora essere, troveremo un pezzo di noi.
Persone normali 2: tutto quello che sappiamo sulla seconda stagione in arrivo su RaiPlay
Fino a poco tempo fa, la possibilità di una seconda stagione sembrava solo un desiderio accarezzato dai fan. Il romanzo di Sally Rooney, infatti, si concludeva in modo aperto ma definitivo, lasciando intendere che la storia tra Marianne e Connell fosse destinata a restare sospesa nel tempo, come una fotografia un po’ sbiadita. Eppure, proprio quella sospensione ha alimentato l’immaginario collettivo. Cosa sarebbe successo dopo? Si sarebbero ritrovati? Sarebbero riusciti a lasciarsi davvero?
Gli attori stessi, Daisy Edgar-Jones e Paul Mescal, avevano più volte dichiarato la loro disponibilità a riprendere i personaggi, ma solo se il progetto avesse avuto senso narrativo. A distanza di cinque anni, quel momento è arrivato. La seconda stagione non è un semplice sequel: è un nuovo capitolo, maturo, necessario, che si interroga su cosa significa amare davvero dopo aver amato profondamente e perso
Di cosa parlerà la seconda stagione
Ambientata cinque anni dopo gli eventi della prima stagione, Persone normali 2 ci ritrova con Marianne e Connell ormai adulti, ma ancora segnati da ciò che li ha uniti. Marianne vive a Parigi, lavora nel mondo dell’arte contemporanea e sembra aver trovato una sua stabilità, ma la distanza emotiva resta un tratto distintivo delle sue relazioni. Connell, invece, è diventato scrittore e vive a New York: pubblica racconti, tiene lezioni all’università, ma il successo ha un sapore amaro, contaminato dalla malinconia e da un’irrisolta ferita affettiva.
Il punto di partenza è il funerale di un amico comune, che riunisce i due dopo anni di silenzio. Il passato riaffiora come una corrente sotterranea. Il confronto è inevitabile. Il tempo li ha cambiati, ma il desiderio di capire, e forse ricucire, rimane. Il tono della stagione è più maturo, più introspettivo, ma non meno struggente. Le domande che attraversano la serie sono quelle che tanti si pongono crescendo: si può amare due volte la stessa persona? L’intimità che ci ha salvati può anche distruggerci?
Alla regia torna Lenny Abrahamson, già apprezzato nella prima stagione per la capacità di restituire verità anche nei gesti minimi. Lo stile rimane fedele al minimalismo emotivo del debutto, ma si arricchisce di nuove sfumature: Parigi, New York, l’Irlanda non sono solo scenari, ma riflessi interiori dei personaggi. La sceneggiatura è firmata in parte dalla stessa Rooney che alterna dialoghi trattenuti a momenti di pura intensità emotiva, mantenendo quel tono sospeso che ha reso unica Persone normali.
A livello musicale, la colonna sonora gioca ancora un ruolo fondamentale: accanto a brani indie e acustici, compaiono nuove sonorità elettroniche e jazz, che raccontano la crescita e il cambiamento dei protagonisti.
La prima stagione di Persone normali non era solo una storia d’amore: era un’analisi emotiva, sincera e mai giudicante, di due giovani che cercavano di capirsi nel mondo e tra loro. Non c’erano eroi né antagonisti, solo umanità. Con la seconda stagione, quella complessità si espande. I sentimenti non sono più acerbi, ma stratificati. I traumi non sono spariti, ma si sono evoluti. Il racconto è ora una riflessione sull’identità adulta, sulla vulnerabilità che permane anche quando crediamo di essere cresciuti.