Nel 2025 gli appassionati della musica “di una volta”, del rock degli anni ’70 festeggiano i 50 anni di alcuni album destinati a restare per sempre nella storia (e che forse non hanno età). Nel 1975 negli Stati Uniti, in Gran Bretagna ma anche in Italia grandi gruppi, solisti epici e cantautori hanno pubblicato dei 33 giri cui i più fortunati detengono ancora in formato vinile.
Questi quelli che davvero bisogna non solo festeggiarli ma soprattutto riascoltarli, per intero, almeno una volta.
I 10 album che compiono 50 anni nel 2025
Rimmel – Francesco De Gregori
Era il gennaio del 1975 e l’allora nemmeno 24enne, Francesco De Gregori pubblicava il suo quarto disco, il primo che avrebbe lasciato tra i suoi lavori un segno indelebile nella storia della musica italiana. Un 33 giri che ebbe, inutile dirlo, un grande successo immediato finendo in testa alla hit parade dei più venduti in Italia. Un disco iconico con un mranom iconico, proprio “Rimmel” che dà il titolo all’intero lavoro. Canzone che parla, un po’ come tutto il disco, di emozioni, della fragilità dell’essere umano impegnato a nascondere le proprie debolezze in una società sempre più incentrata verso una figura di persona “forte”.
E di fragilità parla anche un’altra delle canzoni più ascoltate e cantate, “Pezzi di vetro”, la storia di un uomo che travolge tutto e tutti, soprattutto la donna che attira a se, salvo poi scaricarla lasciandola in balia, anche in questo caso, delle proprie fragilità.
Indimenticabile “Buonanotte fiorellino”, canzone d’amore, anzi, canzone che racconta la fine di un amore, e che divide i suoi fans per la forza del testo (da una parte) e la semplicità della musica, a metà tra una ninna-nanna ed una ballata.
Queste le canzoni del disco: Rimmel, Pezzi di Vetro, Il Signor Hood (dedicata a Marco Pannella), Pablo, Buonanotte Fiorellino, Le storie di Ieri, Quattro Cani, Piccola Mela, Piano Bar.
Anidride Carbonica – Lucio Dalla
Restiamo in Italia con uno dei dischi di uno dei più grandi cantautori, per non dire “geni” della musica italiana del XX secolo. “Anidride Carbonica” fu il quinto disco di Lucio Dalla, un 33 giri che colpevolmente viene poco nominato e ricordato ma che dal punto di vista musicale e non solo rappresenta forse uno dei lavori meglio riusciti dal cantautore bolognese. 9 brani in cui, con la collaborazione del poeta e scrittore, Roberto Roversi, bolognese pure lui, Dalla racconta il difficile momento sociale e storico della società degli anni ’70, tra tensioni sociali e soprattutto l’inizio della corsa verso la modernità. Di fatto una società non cieca ma accecata da questa corsa verso qualcosa di effimero che avrebbe portato con se problematiche individuali e sociali pesanti.
Questi i brani dell’album: Anidride Solforosa, La Borsa Valori, Ulisse Coperto di Sale, Carmen Colon, Tu Parlavi una Lingua Meravigliosa, Mela da Scarto, Merlino e l’Ombra, Non Era più Lui, Un Mazzo di Fiori.
Wish You Were Here – Pink Floyd
Inutile dire che qui siamo davanti ad una delle Piramidi della storia della musica. Wish You were Here infatti è, assieme a The Dark Side of the Moon, quanto di meglio i Pink Floyd siano mai riusciti a fare. 5 brani (alcuni della durata superiore ai 10 minuti, in tipico stile anni ’70) tutti scritti da Roger Waters con una dedica speciale a Sud Barret, uscito dal gruppo anni prima per i suoi noti problemi legati alla tossicodipendenza. “Shine on You Crazy Diamond”, colonna portante del 33 giri è infatti un pensiero all’amico perso nei meandri confusi della sua mente (“You reach to the secret too soon…”, hai raggiunto il segreto troppo presto…). C’è poi il brano che dà il titolo all’intero Lp, canzone d’amore che, ammettiamolo, tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo dedicato a qualcuno o qualcuna. Un disco in principio non proprio amato da pubblico e critica ma anni dopo portato come merita in trionfo tra i più grandi di sempre.
Queste le canzoni del disco: Shine on You Crazy Diamond, Welcome to the Machine, Have a Cigar, Wish You Were Here, Shine on You Crazy Diamond (parte 2)
Born to Run – Bruce Springsteen
Ancora oggi ai concerti di Springsteen uno dei brani più attesi dai Fano in tutto il mondo è di sicuro “Born to Run”, canzone che dà il nome all’album più famoso del Boss. Un disco tra ballate, rock puro e qualche spruzzata di immancabile blues con cui Springsteen racconta di fatto la fine del Sogno Americano, che imperava nella cultura globale di allora, dando voce alla crisi di un popolo alle prese con una quotidianità bel lontana dal “dream” ma sempre più vicina alla convivenza con gli incubi della povertà e della crisi sociale.
Born to Sun è quindi un manifesto del linguaggio del Boss che diventa da quel momento una sorta di narratore dell’America vera. Tra i singoli oltre a “Born to Sun” indimenticabili sono Jungleland e Thunder road. Iconica è anche l’immagine della copertina, una foto del boss, chitarra e giubbotto di pelle… che è finita come poster forse in metà delle case degli Stati Uniti di allora.
Queste le canzoni del disco: Thunder Road, Tenth Avenue Freeze-Out, Night, Backstreets, Born to Run, She’s the one, Meeting Across the River, Jungleland
A Night at the Opera – Queen
Basta dire che questo è l’album dei Queen che contiene “Bohemian Rapsody” per definire capolavoro “A Night at the Opera”, disco epico, il primo in cui i Queen, ormai band di successo, si sono sentiti liberi di sfogare tutto il loro talento, la loro creatività musicale. Un mix di musiche differenti, stili vari, vocalità uniche in cui Freddy Mercury e Brian May hanno superato limiti e coinfini del mercato musicale dell’epoca, regalando così ai fan ed alla musica stessa un 33 giri indimenticabile.
Queste le canzoni del disco: Death on two Legs, Lazing on a Sunday Afternoon, I’m in love with my car, You’re My Best Friend, ’39, Sweet Lady, Seaside Rendezvous, The Prophet’s Song, Love of my Life, Good Company, Bohemian Rapsody, God Save the Queen
One of these nights – Eagles
Se c’è un gruppo Americano DOC sono gli Eagles; se poi c’è un disco degli Eagles davvero Americano, beh, questo senza dubbio è “One of These Nights”. Le chitarre della band infatti in questo album riescono a fondere in maniera totale e perfetta il rock, il country, il blues, un pizzico di pop e le atmosfere uniche del midwest del paese, come non gli era riuscito prima. Sono in molti infatti a ritenere che questo sia l’unico album del gruppo fatto non solo di singoli, anche di grande successo, ma slegati tra loro, quanto di canzoni che compongono un percorso unico. Certo, poi non è che i singoli non manchino, basti pensare a Take it to the Limit ed abbiamo detto molto.
Queste le canzoni del disco: One of These Nights, Too Many Hands, Hollywood Waltz, Journey of the Sorcerer, Lyin’ Eyes, Take it to the Limit, Visions, After the Thrill is Gone, I Wish you Peace
Young Americans – David Bowie
Disco epico, disco controverso, disco del cambiamento. Tutto questo in un disco che Bowie registrò in poche settimane preso tra una tappa del suo tour di presentazione dell’albume precedente. Ma erano i giorni del cambiamento, giorni di fermento sociale negli Stati Uniti (tra la fine della guerra in Vietnam e lo scandalo Watergate). Bowie con questo album lascia la fase “glam” e si lancia in quella blues (evidentissimo in “Fame”, canzone creata con la collaborazione di John Lennon). Un nuovo Bowie, genio assoluto alle prese con le sue mille facce e mille talenti.
Un disco “Plastic Blues” come disse lo stesso Bowie.
Queste le canzoni dell’album: Young Americans, Win, Fascination, Right, Somebody up There Likes Me, Across the Universe, Can You Hear Me, Fame
Hearts – America
Difficile credere che uno dei migliori dischi di quell’anno, composto da 12 brani, possa durare solo 36 minuti, ma tant’è. In un mondo musicale dove band offrivano canzoni anche da 12 minuti gli America ebbero la forza di restare nella loro “confort zone”: canzoni brevi, melodie molto orecchiabili, semplici, voci inconfondibili, insomma il classico porto sicuro, il 33 giri da mettere sul giradischi con la puntina che non ti avrebbe mai tradito.
Queste le canzoni del disco: Daisy Jane, Half a Man, Midnight, Bell Tree, Old Virginia, Peolple in the Valley, Company, Woman Tonight, The Story of a Teenager, Sister Golden Hair, Tomorrow, Seasons
Blood on tracks – Bob Dylan
Dal titolo si capisce subito come questo disco di Bob Dylan sia uno dei più “oscuri” della sua carriera; ma, attenzione. Oscuro non significa cupo, triste, brutto, pesante, anzi. Tra le 10 canzoni romantiche e per certi versi anche tristi c’è infatti qualche attimo di brio. Una verve in realtà inserita dopo una prima registrazione delle canzoni che, all’ascolto, lo stesso menestrello della musica Usa aveva trovato troppo triste.
C’è un’altra storia che divide esperti ed appassionati su questo 33 giri. Secondo i più infatti si trattava di un disco per certi versi autobiografico, dove Dylan aveva riversato molti dei suoi dolori e problemi personali. Secondo lo stesso cantautore in realtà l’album fu invece una rilettura di alcuni racconti di Anton Checov.
Queste le canzoni del disco: Tangled Up in Blue, Simple Twist of Fate, You’re a big Girl Now, Idiot Wind, You’re Gonna Make me Lonesome When You Go, Meet Me in the Morning, Lily Rosemary and the Jack of Hearts, If You See Her Say Hello, Shelter from the Storm, Buckets of Rain.
Atlantic Crossing – Rod Stewart
Non ce ne abbia lo scozzese più famoso della storia della musica ma se dici Rod Stewart a 9 appassionati di musica su 10 viene alla mente immediatamente “Sailing”, brano epico che in realtà è piuttosto lontano dalla verve, la forza e la capacità artistica pop di Stewart. E se dici “Sailing” allora devi ascoltare l’intero album che lo contiene (tra l’altro come ultimo singolo…): Atlantic Crossing.
10 canzoni, cui ne sono state aggiunte altre tre nelle ristampe dei decenni seguenti, in cui Rod Stewart con la sua voce inconfondibile racconta una fase delicata della sua vita, o forse sarebbe meglio definire “decisiva”, dal punto di vista musicale. Furono i giorni del suo trasferimento dalla Scozia agli Stati Uniti, alla ricerca di sonorità magari meno Rock ma di sicuro più commerciali; un cambio che fu decisivo per lanciarlo nell’Olimpo della Musica di quello e dei decenni a venire.
Queste le canzoni del disco: Three Time Loser, Alright for an Hour, All in the name of Rock, Drift Away, Stone Cold Sober, I don’t want to Talk About it, It’s Not the Spotlight, This Old Heart of Mine, Still Love You, Sailing