Amedeo Modigliani, pittore e scultore italiano dalla vita breve e tormentata, è una figura che affascina da sempre il mondo dell’arte e del cinema. Bohemien, geniale, maledetto, protagonista della scena parigina nei primi decenni del Novecento, Amedeo Modigliani ha ispirato due film principali: Modigliani, film del 2004 diretto da Mick Davis con Andy García, e Modì, presentato nel 2024 e firmato da Johnny Depp alla regia, con Riccardo Scamarcio nel ruolo del protagonista.
Due visioni molto diverse dello stesso uomo. Ma qual è il film che riesce davvero a catturare lo spirito di Modì?
Qual è il miglior film su Modigliani?
Confronto tra l’opera del 2004 e il nuovo film diretto da Johnny Depp: entrambi i film hanno i loro meriti e le loro debolezze. Amedeo Modigliani del 2004 è pensato per un pubblico che ama le storie d’amore tormentate, i duelli artistici e le grandi passioni. È spettacolare, commovente, visivamente affascinante, ma rischia di semplificare troppo una figura complessa come quella di Modì.
Modì del 2024, invece, è un film più maturo, più sottile, forse meno immediatamente emozionante, ma più profondo. Racconta l’artista non come mito ma come uomo: fragile, indeciso, inquieto, immerso in una Parigi che lo accoglie e lo respinge.
La scelta finale dipende dal tipo di esperienza che cerchiamo: se vogliamo emozionarci e lasciarci trascinare dal dramma, il film del 2004 è ancora efficace. Ma se vogliamo comprendere meglio l’uomo dietro il pennello, l’artista che dipingeva anime prima ancora che volti, allora il film di Johnny Depp è quello che riesce davvero a restituirci l’essenza di Amedeo Modigliani.
Modigliani (2004): il genio romantico tra dramma e rivalità
Il primo grande tentativo cinematografico di raccontare la vita dell’artista arriva nel 2004 con Modigliani, un film diretto da Mick Davis e interpretato da Andy García. La pellicola si concentra sulla Parigi degli anni Venti e costruisce un racconto romanzato della rivalità tra Modigliani e Pablo Picasso, affiancando alla componente artistica una narrazione tragica e appassionata della relazione tra Modì e Jeanne Hébuterne.
Il tono è decisamente melodrammatico: Andy García interpreta un Modigliani tormentato, eccessivo, quasi eroico nella sua autodistruzione. Il film tende a mitizzare i conflitti, enfatizzando la competizione con Picasso (che nella realtà non fu così accesa) e trasformando la storia d’amore con Jeanne in un racconto quasi operistico.
Dal punto di vista visivo, l’opera è ricca di suggestioni: luci calde, atmosfere fumose, inquadrature pittoriche. Tuttavia, la rappresentazione del processo creativo è ridotta al minimo, in favore di una narrazione centrata sul tormento interiore e sul dramma personale. Il risultato è un film emozionale, ma non sempre fedele alla realtà storica.
Modì (2024): Johnny Depp dirige l’artista dalla prospettiva più intima
A vent’anni di distanza, Johnny Depp si misura con lo stesso mito, portando in scena un Modigliani molto diverso. Il film Modì si basa su una pièce teatrale di Dennis McIntyre e sceglie una struttura compatta: tre giorni nella vita dell’artista, a Parigi, durante la Prima Guerra Mondiale. Tre giorni che diventano vertigine, riflessione, resa dei conti.
Riccardo Scamarcio interpreta un Modì più introspettivo e meno idealizzato: l’attenzione è tutta sulla sua interiorità, sulle sue relazioni con altri artisti (come Maurice Utrillo e Chaïm Soutine), sulla sua fragilità psicofisica, sull’urgenza creativa che lo consuma. Accanto a lui, un cast internazionale con nomi di peso come Al Pacino nel ruolo del collezionista d’arte Maurice Gangnat e Antonia Desplat nei panni della poetessa Beatrice Hastings.
Depp, alla sua seconda regia, sceglie un registro più raffinato: niente enfasi melodrammatica, ma un racconto che scorre come un fiume sotterraneo, tra poesia e malinconia. La regia gioca con luci, silenzi e dettagli d’epoca, mentre la sceneggiatura cerca di restituire non solo il contesto storico ma anche il respiro creativo dell’artista.
Due Modigliani a confronto: quale funziona meglio?
I due film presentano due volti molto diversi dello stesso uomo: uno più romanzato e spettacolare, l’altro più intimo e umanizzato.
Aderenza storica:
Il film del 2004 prende diverse libertà narrative, esagerando alcuni aspetti della vita dell’artista per ragioni drammatiche. Modì del 2024, pur ispirandosi a una pièce teatrale, cerca invece di restare più vicino alla verità storica, concentrandosi su un arco temporale limitato ma significativo.
Stile narrativo:
Mick Davis sceglie una struttura biografica classica, incentrata su grandi eventi e conflitti, mentre Johnny Depp adotta un approccio più teatrale, quasi da camera, focalizzandosi sulla psicologia del personaggio.
Interpretazione del protagonista:
Andy García regala un Modigliani intenso ma a tratti sopra le righe, quasi mitologico. Scamarcio lavora invece sulla sottrazione, costruendo un Modì più umano, vulnerabile, meno “maledetto” e più reale.
Regia e atmosfera:
La regia di Davis punta sul pathos e sulla ricostruzione visiva della Parigi bohémien, mentre quella di Depp si fa più intima e sensoriale, con una forte attenzione all’ambiente, ai ritmi interiori, alle luci che filtrano attraverso i vetri degli atelier.