Con “Paternal Leave”, Alissa Jung firma un debutto intenso sulla genitorialità spezzata e ritrovata. In onda il 24 ottobre su Sky Cinema. C’è un momento preciso in cui la vita, in silenzio, ci chiede di guardarci dentro. A volte arriva attraverso le parole di una figlia che non si conosce, altre in una stagione fuori dal tempo, su una spiaggia che sembra custodire tutte le risposte.
È questo lo scenario in cui si muove “Paternal Leave”, il nuovo film scritto e diretto da Alissa Jung, in prima visione venerdì 24 ottobre alle 21:15 su Sky Cinema Uno, disponibile anche in streaming su NOW e on demand. Con Luca Marinelli in uno dei suoi ruoli più misurati e interiori, accanto alla giovane Juli Grabenhenrich, qui al suo esordio come protagonista, “Paternal Leave” è molto più di un film sulla paternità: è un racconto intimo sul peso delle assenze, sul bisogno reciproco di perdono e sulla riscoperta lenta e vulnerabile dei legami familiari.
“Paternal Leave”: la paternità che non ti aspetti nel nuovo film con Luca Marinelli: delicatezza, silenzi e un mare d’inverno
Quando un padre e una figlia si trovano per la prima volta
La storia ha la forza di una carezza improvvisa. Leo ha 15 anni, vive in Germania e sa di avere un padre da qualche parte, in Italia. Non lo ha mai visto, non conosce la sua voce, non sa nulla del suo mondo. Un giorno, decide di partire. Senza preavviso, senza una vera mappa, arriva su una spiaggia deserta in inverno, dove Paolo, il padre biologico, gestisce un chiosco chiuso per la stagione.
L’incontro tra i due è imprevisto, ruvido, disarmante. Paolo resta spiazzato, come se quel passato rimesso in gioco potesse crollargli addosso da un momento all’altro. Leo, inizialmente, vuole solo risposte. Ma presto qualcosa cambia: la rabbia lascia spazio alla curiosità, e dietro la diffidenza affiora il bisogno più profondo, quello di sentirsi parte di una storia comune.
Un legame fatto di silenzi, esitazioni e piccoli gesti
Nel cuore del film c’è la costruzione lenta di un rapporto, raccontata attraverso dialoghi trattenuti, gesti minimi, pause cariche di senso. Nessuno grida. Nessuno risolve. Tutto si gioca nell’invisibile. La spiaggia invernale, spoglia e silenziosa, diventa lo spazio simbolico di un legame da inventare: non c’è il calore estivo, ma una luce fredda che costringe a guardarsi davvero.
Luca Marinelli veste i panni di Paolo con una profondità che ormai gli appartiene. Fragile, trattenuto, pieno di sfumature. Juli Grabenhenrich, invece, è la rivelazione: interpreta Leo con una forza contenuta, una malinconia precisa, senza mai scivolare nella retorica. Tra i due si crea una chimica sottile , che non ha bisogno di parole forti ma di tempi lunghi, come quelli di un perdono che ancora non sa come manifestarsi.
Una riflessione dolente e necessaria sulla genitorialità
Alissa Jung, attrice e regista tedesca qui al suo primo lungometraggio, dimostra una maturità sorprendente nel toccare temi complessi con grazia e sobrietà. “Paternal Leave” è il racconto di un uomo che ha evitato, rimandato, dimenticato, e che ora deve fare i conti con una responsabilità che non ha scelto, ma che lo riguarda nel profondo.
Non c’è facile redenzione. Il film non edulcora la figura paterna, non cerca il lieto fine a ogni costo, ma si interroga su che cosa significa davvero “esserci” per qualcuno, anche quando si arriva tardi. È un invito a rivedere la paternità non solo come funzione biologica, ma come scelta quotidiana, come presenza emotiva.
Un’opera sospesa tra cinema intimista e poesia visiva
Girato in luoghi reali della costa italiana durante l’inverno, “Paternal Leave” si affida a una fotografia morbida, piena di nebbie e riflessi marini. I paesaggi sembrano rispecchiare l’animo dei personaggi: incerti, spogli, in attesa.
L’intera messa in scena lavora per sottrazione: non ci sono spiegazioni didascaliche, ma solo immagini che parlano da sole, e una colonna sonora lieve che accompagna senza invadere.
Il film si inserisce perfettamente nel solco del cinema europeo più intimista, con echi che ricordano i lavori di Mia Hansen-Løve, Lukas Dhont o Claire Denis. Ma ha anche un’impronta tutta personale, femminile, delicata, attenta alle sfumature della vulnerabilità maschile senza scivolare nel giudizio.
Una storia piccola che parla a tutti
Nonostante la semplicità della trama, “Paternal Leave” riesce a toccare corde universali. Perché non parla solo di un padre e una figlia, ma di tutte quelle relazioni interrotte, mai nate o lasciate a metà, che aspettano solo uno spiraglio per rinascere.
Parla di tempo perduto, di identità in cerca di radici, di vite che si sfiorano per la prima volta senza sapere come comportarsi. Il titolo stesso, “congedo paterno”, assume un doppio significato: non è solo il tempo che un padre si prende per stare con un figlio, ma anche il tempo che un uomo dedica a confrontarsi con la parte più fragile e vera di sé stesso.
Una prima da non perdere
“Paternal Leave” andrà in onda venerdì 24 ottobre alle 21:15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e sarà disponibile on demand Per gli abbonati Sky da più di tre anni, grazie a Sky Extra, il film sarà disponibile in anteprima. In un panorama spesso affollato di storie ad alto volume, questa è una pellicola che parla sottovoce, ma che arriva dritta al cuore. Da vedere, rivedere, e forse, condividere con chi pensavamo di non riuscire più ad avvicinare.