“L’uomo di mondo” Goldoni e l’arte di diventare uomini di mondo

10 Dicembre 2025

Marsilio ripropone L’uomo di mondo di Carlo Goldoni in un’edizione filologica che ricostruisce storia, varianti e fortuna di una delle sue prime commedie. Un libro fondamentale per capire la nascita del teatro moderno.

"L'uomo di mondo" Goldoni e l’arte di diventare uomini di mondo

Tra le opere meno note ma più rivelatrici del percorso di Carlo Goldoni, “L’uomo di mondo” occupa un posto speciale. Pubblicata solo nel 1757, pur essendo la prima commedia messa in scena dal drammaturgo veneziano nel 1738-1739, la pièce rappresenta un raro documento delle origini della riforma teatrale goldoniana.

Marsilio la riporta oggi in libreria in un’edizione accuratissima curata da Daniele Musto, che illumina la storia complessa della tradizione testuale, le varianti, gli interventi dell’autore e, soprattutto, la fisionomia mutevole di un testo nato in un contesto teatrale ancora dominato dall’improvvisazione.

Si tratta di un titolo prezioso per chi studia la storia del teatro italiano, per chi ama Goldoni oltre le commedie più celebri e per chi vuole comprendere come nasca e si trasformi un’opera scenica in dialogo costante con gli attori, il pubblico e la società veneziana del Settecento.

Carlo Goldoni (1707-1793) è uno dei più grandi drammaturghi italiani e il principale artefice della riforma del teatro comico nel Settecento. Nato a Venezia, cresciuto tra tribunali, salotti borghesi e palcoscenici cittadini, Goldoni rivoluzionò la commedia dell’arte eliminando le maschere fisse, l’improvvisazione e gli intrecci stereotipati per sostituirli con personaggi più realistici, dialoghi scritti e trame ispirate alla vita quotidiana.

Le sue opere: da La locandiera a I rusteghi, da Il servitore di due padroni a La bottega del caffè, raccontano con ironia e precisione la società veneziana, i suoi difetti e le sue virtù, anticipando il teatro moderno.

Elegantemente in bilico tra satira e profondità psicologica, Goldoni ha portato sulla scena una nuova idea di umanità, fatta di individui complessi, contraddittori e sorprendentemente attuali ancora oggi.

La prima commedia goldoniana e la sua rinascita critica

L’edizione Marsilio de “L’uomo di mondo” è più di una ripubblicazione: è una chiave per entrare nel laboratorio creativo di Carlo Goldoni, in quel momento fragile e febbrile in cui la commedia dell’arte stava per essere riscritta dalle fondamenta. Curata con rigore e sensibilità, l’opera restituisce al lettore la complessità del testo, la sua storia e il suo rapporto con una città che viveva di teatro. Un’occasione preziosa per scoprire un Goldoni diverso, giovane e rivoluzionario, e per capire come nasce davvero un “uomo di mondo” nel palcoscenico della letteratura italiana.

Il libro

La genesi de “L’uomo di mondo” affonda le radici nel carnevale veneziano del 1738-1739, quando la compagnia di Giuseppe Imer porta sul palco del Teatro San Samuele la prima commedia scritta da Carlo Goldoni: Momolo cortesan. È il ritratto brillante e insieme pungente di un giovane mercante attratto più dalle taverne, dal vino, dalle risse e dalle donne che dagli affari, un personaggio tipico della Venezia d’allora, sospeso tra rispettabilità borghese e disordine bohémien.

L’opera nasce in un contesto teatrale ancora dominato dalla tradizione dell’improvvisazione: solo la parte del protagonista è scritta, il resto è affidato agli attori, alle maschere, alla dinamica pulsante del palcoscenico. Nonostante il successo immediato, la pièce non viene pubblicata fino al 1757, quando trova spazio nell’ultimo tomo dell’edizione fiorentina Paperini con un titolo nuovo, L’uomo di mondo.

È proprio questa storia intricata, fatta di varianti, revisioni, manoscritti assenti, edizioni settecentesche in conflitto tra loro, che rende l’opera un caso testuale affascinante. L’edizione Marsilio affronta finalmente la questione con criteri filologici rigorosi: analizza le stampe volute da Goldoni lungo tutta la sua vita, ricostruisce la stratificazione delle versioni e restituisce una mappa precisa dell’evoluzione del testo.

Il volume non si limita a ripubblicare la commedia: la incastona all’interno della dinamica viva dell’interpretazione teatrale, mostrando come l’opera, una volta consegnata agli attori, continui un proprio percorso indipendente, modellata dalle esigenze sceniche, dalle consuetudini della città e dalle fortune alterne della stagione teatrale veneziana.

Il commento mette in luce i legami con il teatro cittadino dei secoli XVII-XVIII, con la tradizione “bulesca” e con il primo nucleo della riforma goldoniana, che da qui avrebbe preso la spinta definitiva verso il teatro moderno.

Ne emerge l’immagine di un Goldoni giovane, coraggioso, ancora immerso nella vitalità contraddittoria della commedia dell’arte ma già intenzionato a superarla attraverso una nuova idea di personaggio: non più maschera fissa, ma individuo credibile, riconoscibile, dotato di psicologia e destino narrativo. “L’uomo di mondo” è l’inizio di questa trasformazione.

© Riproduzione Riservata