Le assaggiatrici, romanzo di Rosella Postorino vincitore del Premio Campiello 2018, ha narrazione intensa e claustrofobica, capace di restituire un angolo poco esplorato della Germania nazista: quello delle donne costrette ad assaggiare i pasti destinati a Hitler per verificarne l’eventuale presenza di veleno. Ora questa storia potente e poco conosciuta arriva sul grande schermo grazie al regista Silvio Soldini, che dirige l’omonimo film Le assaggiatrici, in uscita nelle sale italiane il 27 marzo 2025.
Con uno sguardo attento, empatico e mai compiaciuto, Soldini traduce in immagini un dramma interiore e collettivo, femminile e universale, sospeso tra paura, silenzi e coraggio. Il film, una coproduzione internazionale tra Italia, Belgio e Svizzera, si basa su una sceneggiatura firmata dallo stesso regista insieme a Doriana Leondeff, Cristina Comencini, Lucio Ricca, Giulia Calenda e Ilaria Macchia
Le assaggiatrici: dal romanzo al cinema
Alla base di Le assaggiatrici, libro e film, c’è una vicenda realmente accaduta: quella di Margot Wölk, l’unica sopravvissuta di un gruppo di giovani donne reclutate dal regime per proteggere Hitler da eventuali tentativi di avvelenamento. La protagonista del romanzo, Rosa Sauer, è una figura fittizia ispirata a questa storia, ma profondamente umana e credibile: una donna che, travolta dagli eventi della guerra e della dittatura, scopre la propria forza mentre ogni giorno affronta la possibilità della morte.
Nel libro di Postorino, edito da Feltrinelli, la narrazione si sviluppa in prima persona, con una voce che alterna il ricordo e il presente, la paura e l’introspezione. Rosa, vedova di guerra e orfana, si rifugia nella casa dei suoceri in Prussia orientale, ma ben presto viene arruolata dalle SS tra le “protettrici del Führer”. Insieme ad altre nove donne, dovrà mangiare i pasti destinati a Hitler, aspettare un’ora, e poi, se nessuna muore, il cibo sarà ritenuto sicuro.
Quello che Postorino costruisce nel romanzo è un microcosmo femminile oppresso e fragile, ma anche solido, in cui si sviluppano rapporti complicati, rivalità, solidarietà forzata, desideri inconfessabili. L’elemento più interessante è proprio questo sguardo dall’interno, questo raccontare la Storia attraverso i piccoli gesti del quotidiano, dove ogni parola e ogni silenzio pesano come macigni.
Il passaggio dal romanzo alla pellicola si compie nel rispetto dell’atmosfera originaria, ma con una propria autonomia visiva e narrativa. Silvio Soldini, che per la prima volta dirige un film in costume, sceglie un tono sobrio, fatto di inquadrature misurate, dialoghi essenziali e ambientazioni curate nei dettagli. Il tempo della guerra è tutto fuori campo: ciò che conta è quello che accade dentro, nelle esistenze delle donne e nella loro lunga ora di attesa dopo ogni assaggio.
Elisa Schlott è Rosa Sauer, e la sua interpretazione è stata lodata da tutta la critica per la delicatezza e l’intensità con cui restituisce la tensione emotiva del personaggio. Accanto a lei, un cast internazionale con volti noti come Max Riemelt (Sense8), Alma Hasun, Esther Gemsch, Olga Von Luckwald e Jurgen Wink. Ogni attrice, attraverso sfumature e piccoli gesti, contribuisce a dare voce a un coro femminile spezzato e compatto allo stesso tempo.
Il film è stato presentato in anteprima al Bif&st di Bari, dove ha ricevuto lunghi applausi e una calorosa accoglienza. La critica ha sottolineato la capacità del regista di affrontare un tema forte con misura, senza retorica, restituendo l’orrore della guerra e della dittatura attraverso un punto di vista laterale ma potentissimo: quello di chi sopravvive, e di chi è costretto a obbedire per vivere.
I temi e l’eredità
Le assaggiatrici non è solo una storia sul nazismo, ma anche una riflessione profonda sul ruolo delle donne nella Storia. È una narrazione sulla paura, sulla sottomissione e sul desiderio di esistere nonostante tutto. Rosa, come le sue compagne, è vittima di un sistema che ha cancellato il corpo femminile rendendolo uno strumento, eppure riesce a trovare piccoli spazi di libertà nella prigionia. L’amicizia, il tradimento, la fame, il sesso, la nostalgia, l’attesa: sono queste le vere protagoniste della storia.
Il film, come il romanzo, invita a una lettura del passato che non sia solo giudizio, ma anche comprensione e analisi. Non cerca colpevoli tra le donne, non semplifica, ma mostra la complessità di chi vive in tempi impossibili, senza mezzi termini.
Perché vedere il film e leggere il libro
Chi ha letto il romanzo troverà nel film un’estensione visiva fedele e delicata, capace di restituire emozioni con tatto. Chi scopre la storia dal grande schermo sarà spinto, probabilmente, a tornare alle pagine di Postorino per approfondire le dinamiche interne tra le protagoniste e per godere di una scrittura densa, lirica e intensa.
Le assaggiatrici è un’opera importante proprio per la sua capacità di raccontare la guerra da un angolo inedito e per la forza simbolica che racchiude: quella di donne silenziose che ogni giorno sfidano la morte per garantire la vita a chi le opprime.
Un romanzo da leggere. Un film da vedere. Una memoria da non dimenticare.