L’anno che verrà di Lucio Dalla: le parole per augurare davvero il meglio a chi ami

31 Dicembre 2025

A Capodanno cerchi le parole giuste gli auguri ai tuoi amici veri? "L'anno che verrà" di Lucio Dalla è il testo ideale per dire "ci sono" a chi ami.

L'anno che verrà di Lucio Dalla: le parole per augurare davvero il meglio a chi ami

A quasi cinquant’anni dalla sua nascita, L’anno che verrà di Lucio Dalla continua a tornare puntuale in occasione del Capodanno. Non come un rituale rassicurante, ma come una domanda aperta. Più che una profezia, la canzone del cantautore bolognese è un esercizio di lucidità. E forse è proprio per questo che continua a parlarci.

Ogni fine anno il linguaggio degli auguri si riempie di promesse. Si augura felicità, cambiamento, svolte improvvise. Il futuro viene caricato di aspettative come se il tempo, da solo, avesse il potere di trasformare le cose. In questo coro di parole rassicuranti, ce n’è una che continua a distinguersi per sobrietà e verità.

Il testo della canzone di Dalla non offre illusioni. Offre una postura. Non indica cosa succederà, ma come stare dentro l’attesa. Ed è per questo che, ancora oggi, funziona come uno degli auguri più onesti che ci si possa scambiare.

Scritta nel 1978, in un’Italia segnata dalla paura e dall’incertezza, erano gli Anni di Piombo, questa canzone oggi sembra aver perso ogni collocazione temporale precisa. Non parla di un anno specifico, ma di una condizione umana che si ripresenta ogni volta che il futuro appare fragile.

L’anno che verrà di Lucio Dalla

Caro amico, ti scrivo, così mi distraggo un po’
E siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò
Da quando sei partito c’è una grande novità
L’anno vecchio è finito, ormai
Ma qualcosa ancora qui non va

Si esce poco la sera, compreso quando è festa
E c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra
E si sta senza parlare per intere settimane
E a quelli che hanno niente da dire
Del tempo ne rimane

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
Porterà una trasformazione
E tutti quanti stiamo già aspettando

Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno
Ogni Cristo scenderà dalla croce
Anche gli uccelli faranno ritorno
Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno
Anche i muti potranno parlare
Mentre i sordi già lo fanno

E si farà l’amore, ognuno come gli va
Anche i preti potranno sposarsi
Ma soltanto a una certa età
E senza grandi disturbi qualcuno sparirà
Saranno forse i troppo furbi
E i cretini di ogni età

Vedi, caro amico, cosa ti scrivo e ti dico
E come sono contento
Di essere qui in questo momento
Vedi, vedi, vedi, vedi

Vedi, caro amico, cosa si deve inventare
Per poter riderci sopra
Per continuare a sperare

E se quest’anno poi passasse in un istante
Vedi, amico mio, come diventa importante
Che in questo istante ci sia anch’io

L’anno che sta arrivando tra un anno passerà
Io mi sto preparando, è questa la novità

Fonte: Musixmatch
Compositori: Lucio Dalla
Testo di L’anno che verrà © Universal Music Publishing Ricordi Srl., Bmg Ariola Musica Spa

L’anno che verrà: un augurio che chiede presenza, non promesse

La lettera di Lucio Dalla nasce per orientare. E lo fa a partire da una esperienza concreta, non da un’astrazione. L’anno che verrà viene scritta negli ultimi giorni del 1978, in uno dei momenti più tesi e inquieti della storia italiana recente. Sono gli Anni di Piombo. La violenza politica segna la quotidianità, la paura entra nelle case, il futuro appare fragile e incerto.

La prima bozza prende forma a Monghidoro, nella casa di Giuseppe Rossetti, pittore e amico fraterno di Dalla, detenuto per motivi politici. La distanza evocata nel testo non è simbolica, ma reale. Nella notte di Capodanno, mentre il calendario cambia e la retorica degli auguri prende spazio, Lucio sceglie di restare nei pressi del carcere della Dozza, a Bologna, per far sentire la propria presenza all’amico recluso. È da questo gesto silenzioso che nasce la lettera.

Questo contesto è decisivo per comprendere il senso dell’augurio. L’anno che verrà non affida il cambiamento al tempo che passa, ma alla qualità della presenza umana. Il futuro, nel testo, non è una promessa da attendere, ma uno spazio da abitare con lucidità, responsabilità e creatività.

“Caro amico ti scrivo”: l’augurio nasce da una relazione reale

Il testo di Lucio Dalla si apre con una formula semplice, quasi dimessa. Una semplice lettera che esordisce, e non poteva essere tale, con “Caro amico ti scrivo”. Non un proclama, non un messaggio collettivo. Lucio Dalla sceglie di scrivere a qualcuno, perché il futuro non riguarda mai un’astrazione, ma una persona concreta. L’augurio, qui, nasce dalla relazione e dalla vicinanza possibile, anche quando la distanza è imposta.

Questa scelta stabilisce subito il tono del brano. Parlare del futuro significa prima di tutto restare in relazione, non isolarsi nell’attesa. Offrendo una panoramica dello stile di vita che si vive:

Si esce poco la sera

Questa frase restituisce una fotografia precisa del clima emotivo collettivo. Non è solo un riferimento agli Anni di Piombo. È una condizione che ritorna ogni volta che la paura restringe gli spazi e modifica le abitudini. La vita si fa prudente, il mondo sembra più piccolo.

Lucio Dalla inserisce questa consapevolezza dentro l’augurio. Prima di parlare del domani, invita a guardare il presente per quello che è. Ogni augurio autentico parte da qui.

Le promesse del futuro e il loro limite

Nella parte centrale del testo, le promesse si accumulano e diventano volutamente sproporzionate. La trasformazione viene annunciata, il cambiamento rimandato, il futuro caricato di aspettative. È il linguaggio tipico dei momenti di passaggio: qualcuno promette, tutti aspettano.

Dalla mette in scena questo meccanismo per mostrarne il limite. Il futuro annunciato resta sempre esterno. Il tempo che passa non produce da solo alcuna svolta. La canzone invita a riconoscere questo scarto tra promessa e realtà. La risposta viene affidata all’inventiva.

Cosa si deve inventare per poter riderci sopra

A un certo punto il testo compie una svolta decisiva. Di fronte alla paura e alla chiusura, emerge l’invenzione. Ridere, creare, immaginare diventano strumenti per attraversare la difficoltà senza esserne travolti.

Qui l’augurio prende forma concreta. La speranza non nasce dall’ottimismo, ma dalla capacità di trovare nuovi modi di stare nel mondo quando il contesto lo rende difficile.

“Che in questo istante ci sia anch’io”: la responsabilità della presenza

Nel passaggio conclusivo della canzone, Lucio Dalla porta tutto sull’istante presente. Dopo aver attraversato l’attesa, le promesse, le paure e l’invenzione, il centro dell’augurio diventa l’esserci. Non domani, non quando le condizioni saranno migliori, ma ora.

Vedi, amico mio, come diventa importante
che in questo istante ci sia anch’io

Queste parole affermano una responsabilità semplice e radicale. Il tempo acquista senso solo se qualcuno decide di abitarlo. Essere presenti significa partecipare alla propria vita, alle relazioni, al mondo condiviso, senza ritirarsi nell’attesa o delegare al futuro ciò che riguarda il presente.

Per il nuovo anno, questo messaggio risuona con forza particolare. In un tempo che invita alla distrazione o alla rinuncia, l’esserci diventa un atto consapevole.

“Io mi sto preparando, ed è questa la novità”: l’augurio finale

Subito dopo, il testo compie l’ultimo movimento. L’esserci non resta un’intenzione astratta, ma si traduce in una postura attiva.

Io mi sto preparando, ed è questa la novità

Prepararsi non significa prevedere il futuro né controllarlo. Significa coltivare la capacità di restare presenti dentro l’incertezza. Prepararsi vuol dire affinare lo sguardo, rafforzare l’attenzione, allenare la responsabilità personale mentre il tempo scorre.

In questa chiusura, L’anno che verrà consegna il suo augurio più autentico. L’anno nuovo passerà, come tutti gli altri. La novità non sta nel calendario, ma nella disponibilità a esserci davvero, pronti ad abitare il tempo che viene.

Questo è l’augurio che Lucio Dalla affida a chi ascolta. Ed è l’augurio più serio che ci si possa scambiare oggi.

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