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La fossa delle Marianne: il film che racconta la profondità del dolore e la luce della rinascita

Scopri "La fossa delle Marianne", il film tratto dall'omonimo romanzo di Jasmin Schreiber che esplora la forza delle donne e la paura di essere se stesse in un viaggio emozionante.

La fossa delle Marianne, il nuovo film di Eileen Byrne tratto dall’omonimo romanzo di Jasmin Schreiber, sta facendo parlare di sé per il modo in cui racconta le fragilità femminili, la solitudine, la maternità e il senso di inadeguatezza.

Ambientato tra Roma e una misteriosa clinica dove ci si rifugia per guarire dalla paura, il film gioca fin dal titolo con un doppio livello: quello reale, la famosa fossa oceanica, il punto più profondo della Terra, e quello simbolico, legato alle paure sommerse che ci abitano.

La fossa delle Marianne: il film al cinema dal 24 Aprile

La Fossa delle Marianne è il debutto nel lungometraggio della regista e sceneggiatrice Eileen Byrne, che firma un delicato e struggente road movie tratto dall’omonimo romanzo di Jasmin Schreiber, biologa e scrittrice tedesca tra le voci più interessanti della narrativa contemporanea (il libro è edito in Italia da Alphabeta Verlag). Presentato in anteprima italiana il 12 aprile come film di chiusura del Bolzano Film Festival, il film ha già conquistato il pubblico internazionale, vincendo un premio al San Diego International Film Festival 2024. Alcune delle sue scene più poetiche sono state girate tra le montagne e i paesaggi luminosi dell’Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia, con uno sguardo particolare sulla città di Trieste, meta simbolica e geografica del racconto.

Protagonisti di questa storia sono Paula, interpretata dalla giovane e talentuosa Luna Wedler (“Storia di mia moglie”), e Helmut, affidato al veterano del cinema tedesco Edgar Selge (“The Experiment”): una coppia improbabile quanto irresistibile. Lei è una ragazza devastata dalla perdita del fratello, lui un anziano eccentrico che una notte, nel silenzio di un cimitero, sta tentando di dissotterrare l’urna della moglie per portarla con sé in Italia. È proprio lì che si incontrano. Da quel momento, tra una fuga rocambolesca e confessioni inaspettate, nascerà un viaggio fatto di dolore e risate, confronto e complicità, che li condurrà fino a Trieste, e forse oltre, verso una nuova apertura alla vita.

La Fossa delle Marianne è una storia luminosa e malinconica insieme, un racconto di primavera che parla di lutto e rinascita, con il passo lieve della tragicommedia.

«Ciò che mi ha colpito, già dopo poche pagine, è la capacità con cui Jasmin Schreiber riesce a muoversi sul sottile confine tra tragedia e commedia», ha raccontato la regista. «Era la lingua che da tempo cercavo nei romanzi e nelle sceneggiature. Volevo restituire al cinema quella stessa delicatezza, rimanendo fedele all’essenza dei personaggi e al loro fragile equilibrio tra umorismo e dolore. Spero davvero di esserci riuscita».

Un film che sa emozionare e far sorridere, con due protagonisti diversi in tutto, ma uniti dalla stessa, profonda, voglia di ricominciare.

Di cosa parla il romanzo?

Paula è una giovane biologa marina che ha lasciato in sospeso le sue ricerche sulla Fossa delle Marianne, la depressione più profonda del pianeta. Ma ce n’è una ancora più insondabile con cui deve fare i conti: quella che si è aperta dentro di lei dopo la perdita del fratello. Helmut, invece, è un anziano eccentrico e malato, che viaggia con il suo fedele cane e un’urna nascosta: contiene le ceneri della moglie, che vuole disperdere in segreto in un luogo carico di ricordi.

Il loro incontro avviene una notte, quasi per caso, in un cimitero. Da lì, per un misto di bisogno e istinto, partono insieme a bordo di un camper, attraversando le Alpi. Li unisce un dolore che li accompagna da anni: entrambi hanno perso un bambino, un fratello, un figlio, e quella ferita li ha resi diffidenti verso il mondo. Ma il viaggio, con le sue tappe inattese e il suo spazio ristretto, li costringe a una strana intimità.

Paula e Helmut, così diversi per età, carattere e visione della vita, imparano poco a poco a rispettarsi, a condividere silenzi e fragilità, a riconoscere nell’altro la possibilità di una nuova apertura. Insieme, tra una battuta tagliente e una confessione che pesa, ritrovano ciò che pensavano perduto: la capacità di sentire, di farsi toccare, di vivere davvero.

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