La donna della cabina numero 10, è tratto dal bestseller internazionale di Ruth Ware, il film diretto da Simon Stone sceglie la forma più elegante per raccontare l’angoscia più viscerale: la paura di non essere creduti. Un incubo in piena luce, sospeso sull’acqua, che fonde thriller psicologico, atmosfera hitchcockiana e uno sguardo sorprendentemente attuale sulla fragilità emotiva.
La donna della cabina numero 10, il nuovo thriller di Netflix tratto dal celebre romanzo
La trama
La protagonista, Laura Blacklock, ha tutte le caratteristiche dell’eroina del noir contemporaneo: è intelligente, sensibile, instabile. Giornalista londinese ancora traumatizzata da una recente effrazione in casa, accetta un incarico prestigioso per rilanciare la sua carriera: recensire la crociera dell’Aurora, un lussuoso yacht in viaggio verso i fiordi norvegesi.
Ma l’evasione si trasforma presto in prigionia. Durante la notte, Laura vede una donna venire spinta fuori bordo dalla cabina accanto. Quando denuncia l’accaduto, tutti la trattano come una visionaria. Non risulta alcun passeggero scomparso. Nessuno sembra aver visto nulla. La cabina in questione, dicono, è sempre stata vuota.
Inizia così un’escalation claustrofobica in cui lo spettatore, come la protagonista, non sa più distinguere il vero dal falso. Sospesa tra lo scintillio delle luci da crociera e l’oscurità dei suoi pensieri, Laura deve lottare non solo per la verità, ma per la sua stessa sanità mentale.
Dalla pagina allo schermo
Il romanzo di Ruth Ware, pubblicato in Italia da Corbaccio e poi da Tea, è diventato un caso editoriale nel 2016, vendendo oltre un milione di copie nel mondo. Definita “la nuova Agatha Christie” per la sua capacità di costruire enigmi psicologici in spazi chiusi, Ware ha firmato un testo che combina il fascino del classico con una sensibilità contemporanea.
Il personaggio di Laura è segnato da attacchi di panico, insonnia, ansia sociale: è una testimone inaffidabile, ma non per scelta. Il suo disagio diventa il vero giallo da risolvere.
Nel film, Keira Knightley interpreta Laura con una tensione quasi tangibile. Il suo volto, tra fragilità e determinazione, regge l’intero impianto del film, che si muove tra cabine ovattate, corridoi silenziosi e finestre spalancate sull’oceano. Accanto a lei un cast di volti noti come Gugu Mbatha-Raw, Kaya Scodelario, Guy Pearce e Hannah Waddingham.
La regia di Simon Stone già noto per The Dig, adotta uno stile controllato, elegante, ma sempre inquieto. La fotografia gioca con i riflessi e le trasparenze, mentre la colonna sonora sottolinea il senso di estraneità crescente.
Paura, verità, isolamento
Se il romanzo di Ware e il film di Netflix ci parlano ancora oggi è perché affrontano un nodo scomodo: cosa accade quando la tua verità non trova ascolto? La donna della cabina numero 10 è un thriller, sì, ma è anche una riflessione sullo stigma che circonda la salute mentale, sull’auto-sabotaggio, sul modo in cui il trauma rende vulnerabili e invisibili.
Non è un caso che nessuno creda a Laura: ha già avuto problemi, prende psicofarmaci, è una donna. È facile archiviarla come “isterica”. E invece ha visto davvero. Il film porta in primo piano una protagonista che lotta contro un doppio nemico: l’assassino reale e quello sociale, che silenzia, isola, scredita.
Curiosità dal set
Il film è stato girato a Portland, nel Dorset, e a bordo del superyacht Savannah, scelto per le sue linee avveniristiche che ben si adattano all’ambientazione sospesa e lussuosa della storia. Netflix ha rilevato i diritti del progetto nel 2024, dopo che CBS li aveva acquisiti già nel 2017.
La pellicola segna il ritorno sul set insieme per Knightley e Scodelario, dopo Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar. Il regista Simon Stone ha dichiarato di essersi ispirato a “La finestra sul cortile” di Hitchcock e a “Gone Girl” di David Fincher per costruire l’architettura della tensione.
Perché guardarlo (e leggerlo)
La donna della cabina numero 10 è un film che non si accontenta di inquietare: vuole anche far riflettere. Su quanto siano fragili i nostri confini mentali, su quanto sia sottile la linea tra realtà e suggestione, e su quanto sia pericoloso, a volte fatale, non essere ascoltati. Per chi ha amato romanzi come “La ragazza del treno” o “L’amore bugiardo” , questa nuova uscita Netflix sarà una visione imperdibile. Ma anche per chi cerca nel thriller non solo il brivido, ma una domanda che scava: quanta parte della verità siamo disposti a sacrificare per sentirci al sicuro?