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Julieta, storia di una donna da Alice Munro a Pedro Almodóvar

L’atteso film di Pedro Almodóvar, ispirato a tre racconti della raccolta “In fuga” (2004) del Premio Nobel Alice Munro, è finalmente nelle sale cinematografiche e io, da amante di questo regista, mi sono fiondata a vederlo. E, quando vai a vedere un suo film, sai già cosa ti aspetta: storie di donne, storie di solitudine, relazioni complicate e uno scavare profondo nell’anima dei personaggi.

Tuttavia, Almodóvar riesce sempre a stupire proponendo delle storie che non annoiano, caratterizzate da sorprese e colpi di scena. Inoltre, a mio parere, la calda e confortevole ambientazione latina delle vicende favorisce l’immedesimazione nei personaggi, che paiono molto più vicini rispetto a quelli interpretati dai divi hollywoodiani.

E pensare che inizialmente, nel 2009 (anno in cui Almodóvar acquistò i diritti di In fuga), per la parte di Julieta era stata scritturata Meryl Streep e il regista aveva pensato di girare le scene tra il Canada (dove sono ambientati i racconti di Alice Munro) e New York. Ma il regista, poco propenso a scrivere una sceneggiatura in inglese, abbandonò l’idea e per anni accantonò il progetto del film.

Tempo dopo, spinto dai suoi collaboratori, Almodóvar decide di rimettere mano al lavoro ma di ambientare la storia in Spagna, a Madrid, di scrivere la sceneggiatura nella sua madrelingua e scritturare attrici spagnole, meno note al grande pubblico internazionale.

Almodóvar scrive la storia di Julieta ispirandosi a tre dei racconti presenti nella raccolta In fuga: Fatalità, Fra poco e Silenzio. Inizialmente decide di intitolare il suo lavoro Silencio (Silence in inglese) ma, in post-produzione, cambia idea per evitare che venga confuso con Silence di Martin Scorsese, anch’esso in uscita nel 2016. L’opera ultimata prende il titolo dal nome della protagonista, Julieta per l’appunto.

Julieta (Emma Suàrez nel film) è una donna di mezza età che vive a Madrid e sta per trasferirsi in Portogallo con il fidanzato. È tutto pronto per la partenza e ogni oggetto di casa sua è imballato negli scatoloni. Julieta sembra decisa ad abbandonare per sempre Madrid, una città piena di dolorosi ricordi e dove ha passato parte della sua vita.

La calma che manifesta Julieta prima della partenza è solo apparente e la sua decisione di lasciare la città viene messa in discussione quando incontra Beatriz, un’amica d’infanzia di sua figlia Antía.

Ed ecco che Julieta affida la sua storia e i suoi ricordi a un diario che inizia a scrivere la notte prima del giorno della partenza e tramite il quale lo spettatore scopre il suo passato e i suoi segreti.

La destinataria del diario è Antía, che è sparita dalla sua vita andandosene via di casa e alla quale la madre si rivolge con sincerità raccontandole tutto quello che non le ha mai detto sull’incontro con l’amato Xoan, padre di Antía e pescatore con il quale Julieta ha vissuto da giovane (Adriana Ugarte nel film) in una casa in riva al mare.

E, dopo la prima tragedia avvenuta la notte del primo incontro con Xoan e che grava sull’anima di Julieta come un macigno, la donna passa in rassegna i successivi fatti della sua vita di donna, madre e figlia in un intreccio narrativo tra passato e presente. Di notevole maestria l’ellissi temporale dove la dimensione dell’oggi e di ieri si incrociano facendo incontrare per un istante l’attuale Julieta (Emma Suàrez) con quella giovane (Adriana Ugarte) sotto un asciugamano con cui Antía asciuga i capelli della madre.

La Julieta del prima e del dopo è sicuramente diversa: una piena di vita e desiderosa di affermarsi come moglie, madre e insegnante, l’altra logorata dal senso di colpa per due tragedie di cui sente responsabile, sola e incapace di comunicare con la figlia che la abbandona senza darle sue notizie per anni.

Molto interessanti anche delle location: le vicende si intrecciano tra l’affollata e sempre viva città di Madrid, dove Julieta vive da adulta, e un paesino di pescatori dove la donna vive da giovane con Xoan e la figlia e le montagne che invece chiudono il film, verso la nuova meta – e la nuova vita – di Julieta. Un forte contrasto anche tra le diverse abitazioni in cui sono ambientate le scene al chiuso: appartamenti moderni e di classe, molto freddi e poco accoglienti, che si contrappongono alle case tipiche spagnole che siamo abituati a vedere nei film di Almodóvar, ricche di colori e mosaici, che trasmettono calore.

Sia gli ambienti esterni che quelli interni variano a seconda delle fasi della vita della protagonista, riflettendo i suoi stati d’animo.

In un grande film, che non ha nulla da invidiare ai canoni hollywoodiani ma dai quali Almodóvar ben se ne guarda, si riesce a raccontare nel profondo la storia di una donna che potrebbe essere una di noi, o nostra madre o, ancora, nostra figlia. Un film dove il tema femminile spicca, ma che anche lo spettatore maschile certo apprezza, perché Julieta è il volto e l’anima di una donna che potrebbe incontrare nella sua vita.

Consiglio non solo di vedere il film, ma anche di leggere qualche racconto della scrittrice Alice Munro, che ho scoperto proprio grazie a Julieta. Con uno stile narrativo delicato – che personalmente mi ricorda quello di Harper Lee ed Elizabeth Strout – l’autrice è in grado di far vivere personaggi femminili indimenticabili.

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Valentina Morlacchi 

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