“Il mio nome è Nevenka”: il film sulla prima donna ad aver denunciato un politico per molestie

23 Ottobre 2025

Scopri la storia di coraggio e giustizia nel film “Il mio nome è Nevenka”, che racconta il primo caso di denuncia di molestie in Spagna.

“Il mio nome è Nevenka”: il film sulla prima donna ad aver denunciato un politico per molestie

Il coraggio ha sempre un prezzo, ma anche un’eredità. Con “Il mio nome è Nevenka”, la regista Icíar Bollaín restituisce dignità e voce a una storia vera che ha cambiato la Spagna, e che oggi parla a tutte le donne che scelgono di non tacere più.

Uscirà al cinema il 20 novembre con Exit Media, in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne, “Il mio nome è Nevenka”, il nuovo film di Icíar Bollaín, realizzato in collaborazione con la Fondazione Una, Nessuna Centomila e WIFT&M – Women in Film, Television & Media Italia.

Un’uscita simbolica e necessaria, che trasforma la memoria in azione, il cinema in coscienza collettiva.

“Il mio nome è Nevenka” il film evento per celebrare la Giornata Mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne

“Il mio nome è Nevenka” non è solo un film, ma un atto di memoria e resistenza. Attraverso la forza sobria del linguaggio cinematografico, Icíar Bollaín ci ricorda che ogni denuncia è un atto politico, che rompere il silenzio è una forma di rivoluzione personale e collettiva. Nevenka non è più solo una persona: è una voce che parla per tutte. E il suo nome, oggi più che mai, è un grido di libertà.

La storia di una donna che ha cambiato la legge del silenzio

Nel 2000, in una piccola cittadina della provincia spagnola di León, Nevenka Fernández, giovane consigliera comunale, trovò il coraggio di denunciare il suo capo, il sindaco Ismael Álvarez, per molestie sessuali. Fu la prima donna in Spagna a denunciare pubblicamente un politico per abusi sul lavoro, in un’epoca in cui la parola “molestia” non aveva ancora trovato il suo spazio nel dibattito pubblico.

Aveva solo ventisei anni, e quella scelta le costò tutto: la carriera, la salute mentale, la vita privata. Ma aprì una breccia in un muro di silenzio. Il suo caso divenne un precedente storico, anticipando di quasi vent’anni il movimento #MeToo e trasformandosi in un punto di svolta per la consapevolezza collettiva sulle dinamiche di potere e violenza di genere all’interno delle istituzioni.

“Nevenka ha fatto qualcosa che all’epoca sembrava impossibile”, spiega la regista. “Ha sfidato non solo un uomo potente, ma un intero sistema che giustificava, proteggeva, normalizzava.”

Icíar Bollaín: la regista che racconta la verità delle donne

Conosciuta per film intensi e socialmente impegnati come “Te doy mis ojos” (vincitore di 7 Premi Goya), “El olivo” (2016), “Yuli – Danza e libertà” (2019) e “Una donna chiamata Maixabel” (2021), Icíar Bollaín è una delle registe più coerenti e coraggiose del cinema europeo contemporaneo.

“Con Il mio nome è Nevenka”, la regista affronta un tema che ha attraversato la sua filmografia: la violenza invisibile, quella che non lascia lividi ma distrugge dall’interno. “La sfida più grande,” ha dichiarato Bollaín, “è stata restituire la confusione che il molestatore provoca nella vittima.

Un attimo scherza, quello dopo umilia. Oggi ti affida un incarico, domani ti minaccia. È un manipolatore perfetto, ma anche un uomo protetto dal potere. E chi subisce resta intrappolato nel dubbio, nella paura, nel senso di colpa.” Queste parole si riflettono nella costruzione del film: niente retorica, niente spettacolarizzazione, solo il lento, doloroso processo di consapevolezza di una donna che rifiuta di lasciarsi definire dalla violenza subita.

Un film di coraggio e resistenza

Protagonista del film è Mireia Oriol, che regala a Nevenka un volto intenso e umano, tra forza e vulnerabilità. Accanto a lei Urko Olazabal, già premiato ai Goya per Maixabel, interpreta il sindaco Ismael Álvarez con una credibilità inquietante, capace di incarnare la banalità del male e il potere seduttivo della manipolazione.

Nel cast anche Ricardo Gómez, Lucía Veiga, Carlos Serrano e Font García. La regia di Bollaín sceglie il realismo intimo: niente scene gridate, solo piccoli gesti, sguardi, dettagli quotidiani che raccontano la violenza psicologica e lo stalking con precisione quasi documentaria.

Il film alterna sequenze processuali e momenti interiori, mostrando la solitudine della protagonista, lo sguardo dei media, i giudizi della collettività. L’opera si muove su un equilibrio raro: denuncia e compassione, rabbia e empatia, fino a trasformare il dolore individuale in coscienza collettiva.

Una storia vera che parla al presente

Presentato in concorso al Festival Internazionale di San Sebastián e in anteprima italiana a La Nueva Ola – Festival del Cinema Spagnolo e Latinoamericano, Il mio nome è Nevenka arriva nelle sale italiane come evento speciale in concomitanza con il 25 novembre, giornata simbolo della lotta contro la violenza di genere.

L’uscita sarà accompagnata da proiezioni-evento, incontri, dibattiti e momenti di confronto in oltre 25 città italiane, da nord a sud, realizzati in collaborazione con la Fondazione Una, Nessuna Centomila e WIFT&M Italia, per trasformare la visione in un’esperienza di consapevolezza. Perché guardare il film significa anche guardarsi dentro.

Dati che parlano chiaro: la violenza di genere

oggi Secondo l’XI Rapporto Eures 2024, in Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa. Il 26% delle donne ha subito nella vita violenze fisiche, sessuali o psicologiche dal partner (dati FRA, EIGE, Eurostat, 2024). Nel 2023 oltre 60.000 donne si sono rivolte a un centro antiviolenza (Istat 2024), e il 74% di loro non aveva autonomia economica. Le donne rappresentano il 91% delle vittime di violenza sessuale, l’81% delle persone maltrattate da familiari e conviventi, e il 74% delle vittime di atti persecutori (INPS, Rendiconto di Genere 2024).

Nell’87% dei casi di femminicidio, il colpevole è il partner o l’ex partner. Numeri che non sono solo statistiche, ma storie di vite spezzate, silenzi interrotti, dignità negate. E che rendono Il mio nome è Nevenka un film necessario, per ricordare che la violenza non è un fatto privato, ma una questione politica e culturale.

Chi è Nevenka Fernández

Oggi Dopo la causa e la vittoria giudiziaria, Nevenka Fernández lasciò la Spagna per rifarsi una vita all’estero. Nel 2021, vent’anni dopo la denuncia, ha rotto di nuovo il silenzio in un documentario Netflix (Nevenka), raccontando la difficoltà di ricostruirsi dopo la violenza e il linciaggio mediatico. Oggi vive lontana dai riflettori, ma la sua storia resta un simbolo di resilienza, giustizia e libertà femminile.

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