Il Conte di Montecristo, 10 curiosità imperdibili in attesa della serie tv

20 Dicembre 2024

Scopri 10 curiosità su "Il Conte di Montecristo", il capolavoro di Alexandre Dumas celebre in tutto il mondo ma di cui forse non tutti conoscono alcune peculiarità legate alla trama

Il conte di Montecristo, il conte di Montecristo dieci curiosità sul capolavoro di Dumas

E’ attesa per il 13 gennaio sui canali Rai “Il conte di Montecristo”, la serie tv ispirata al celebre capolavoro di Alexandre Dumas pubblicato a puntate nel 1844. Questo romanzo, assieme a “I tre moschettieri”, rappresenta una delle due opere più conosciute di Dumas, capaci di renderlo famoso sia in Francia che in Italia e nel resto del mondo. Una figura affascinante, quella del protagonista Edmond Dantès, capace di rappresentare valori ancora oggi attuali.

10 curiosità su Il Conte di Montecristo

Ci sono diverse curiosità “dietro le quinte” legate alla scrittura di questo libro. Sappiamo tutti che Alexandre Dumas era un uomo ingegnoso, dopotutto anche il mestiere di scrittore lo cominciò per caso. Per cui ecco dieci curiosità sul libro di maggior successo di Dumas, in attesa della serie tv.

L’ispirazione da una storia vera 

Si hanno almeno due fonti su come Dumas si sia ispirato per creare il suo capolavoro: Il Conte di Montecristo. Una per fortuita coincidenza e un’altra un po’ più personale. 

In una versione, infatti si dice che lui si fosse ispirato alla vicenda di suo padre imprigionato a Taranto e che, da lì, gli fosse venuta l’idea del romanzo. Un’altra versione, invece, parrebbe che fosse derivato da un documento di polizia trovato da Dumas. 

Il documento faceva riferimento a François Picaud, un calzolaio di Parigi ingiustamente accusato di spionaggio dei suoi amici per invidia. Dopo anni in prigione, Picaud ottenne un’eredità e iniziò a vendicarsi dei suoi accusatori. Questo evento fornì la base per il personaggio di Edmond Dantès e la trama vendicativa del romanzo.

La collaborazione con Auguste Maquet 

Anche se era il grande nome dietro i suoi romanzi, lavorò spesso con Auguste Maquet, uno storico e scrittore che contribuì alla struttura di molte opere. Auguste Maquet fu determinante nella preparazione delle bozze e delle ricerche per il conte di Montecristo, sebbene Dumas mantenesse il controllo sulla scrittura e sull’inconfondibile stile narrativo.

Inoltre, oltre a contribuire con il suo indiscutibile talento narrativo, Dumas riusciva a inserire all’interno delle storie anche tutte le sue conoscenze, ad esempio nel conte di Montecristo, la ricchezza favolosa di Edmond Dantès è ispirata al tesoro nascosto dei cavalieri di Malta, di cui appunto Dumas era a conoscenza grazie alle sue ricerche storiche. Questa ricchezza inimmaginabile serve a trasformare Edmond Dantès in un uomo onnipotente, un giustiziare quasi divino, ma anche ad alimentare il fascino della storia.

La serializzazione

Il conte di Montecristo non fu pubblicato subito come romanzo completo, ma apparve inizialmente a puntate sul giornale francese “Le Journal des Débats” tra il 1844 e il 1846. Questa modalità di pubblicazione era molto comune all’epoca e manteneva il lettore col fiato sospeso, settimana dopo settimana, permettendo di costruire un grande seguito.

Il ritmo di scrittura instancabile

Era noto per il suo ritmo di scrittura straordinario. Si dice che riuscisse a lavorare fino a 14 ore al giorno, scrivendo pagine su pagine di racconti e romanzi. Aveva una dedizione impressionante e, durante la stesura del conte di Montecristo, la sua capacità di produrre testi rapidamente era quasi leggendaria. Dopotutto lo pagavano a parole.

Il successo immediato e influenza

Il romanzo fu un successo immediato in Francia e poi in tutto il mondo. Durante la scrittura, Dumas sapeva di avere tra le mani qualcosa di speciale: la combinazione di avventura, tradimento, amore e vendetta catturò l’immaginario collettivo. In seguito, l’opera diventò uno dei libri più adattati di sempre, influenzando teatro, cinema e letteratura, e consolidando la fama di Dumas come maestro del feuilleton.

La prigione del Château d’if e L’isola di Montecristo

La famosa prigione del Château d’if, dove Edmond Dantès viene rinchiuso ingiustamente, esiste davvero. Si trova a largo di Marsiglia, sull’isola omonima, ed è stata utilizzata come carcere fin dal XVI secolo. Ai tempi di Dumas, la sua reputazione era già leggendaria: era un simbolo di isolamento e disperazione. Sfruttò questa fama per enfatizzare le sofferenze del protagonista.

Come per la prigione, anche l’isola di Montecristo esiste veramente si trova nell’arcipelago toscano, tra la Corsica e l’Italia. Tuttavia, ai tempi di Dumas, l’isola era selvaggia e quasi disabitata, il che ne aumentava l’aurea di mistero. Oggi è una riserva naturale protetta e accessibile solo con permessi speciali.

L’influenza della restaurazione

Il romanzo è ambientato tra il 1815 e il 1838, durante un periodo tumultuoso della storia francese. Inizia con il ritorno di Napoleone dall’Elba ( I “Cento Giorni”) e procede attraverso la restaurazione borbonica. Le tensioni politiche sociali dell’epoca fanno da sfondo alla vicenda e alimentano gli intrighi tra i personaggi, molti dei quali cercarono di adattarsi ai nuovi equilibri di potere.

La sua passione per la vendetta letteraria

Alcuni critici suggeriscono che la vendetta di Edmond Dantès rifletta il desiderio di rivalsa di Dumas stesso. Nato da un padre mulatto, il generale Thomas-Alexandre Dumas (che fu eroe delle guerre napoleoniche), Alexandre affrontò discriminazioni e attacchi personali nella società parigina. La figura di Edmond, che torna trionfante per punire i suoi detrattori, è vista come una sorta di metafora del suo successo.

Le figure storiche nei personaggi

Dumas Inserisce personaggi che rispecchiano figure reali del tempo, ad esempio: Danglars, il banchiere, incarna l’ascesa della borghesia finanziaria durante la restaurazione; Villefort, il procuratore, riflette funzionari pubblici che cercavano di mantenere il potere nonostante i cambiamenti politici; Fernand, il militare, rappresenta la carriera tipica di chi aveva fatto fortuna sotto Napoleone. Questa attenzione alla realtà storica da profondità ai personaggi e alle loro motivazioni.

Il protagonista Edmond Dantès

A differenza dei romanzi ottocenteschi tradizionali, il conte di Montecristo non ha una fine convenzionale. Edmond Dantès, dopo aver completato la sua vendetta, non ritrova una felicità semplice e un amore ideale. La conclusione malinconica e riflessiva: Edmond Dantès abbandona il mondo con una speranza più filosofica che concreta, simboleggiando il prezzo della vendetta e la difficoltà di integrarsi nella vita dopo un trauma profondo.

Analizzando la simbologia dietro Edmond Dantès troviamo studi di alcuni critici che riflettono sulla figura del conte di Montecristo, credendo che faccia molti riferimenti all’alchimia. Edmond Dantès, attraverso la sua trasformazione morale e fisica (da uomo semplice a conte misterioso), sembra seguire un percorso alchemico di “purificazione” e “rinascita”. Inoltre, il tesoro sull’isola rappresenta simbolicamente la pietra filosofale, la ricompensa della trasformazione interiore.

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