Al Teatro Manzoni di Milano sta per arrivare “I promossi sposi”, il nuovo spettacolo dei Legnanesi che promette di riempire il teatro di risate, musica e un pizzico di malinconia. Dal 8 gennaio al 22 febbraio 2026, la storica compagnia lombarda torna sul palco dopo il successo di “Ricordati il bonsai”, che ha superato i 160.000 spettatori in tutta Italia, con una commedia completamente nuova, scritta da Mitia Del Brocco e diretta da Antonio Provasio.
Già dal titolo si intuisce il gioco: non si tratta di una semplice parodia de “I promessi sposi”, ma di un omaggio affettuoso e scanzonato ad Alessandro Manzoni, o meglio a quel suo modo inconfondibile di scendere nelle pieghe dell’animo umano, di raccontare i sentimenti fra ironia, pietà e disincanto. I Legnanesi prendono questa eredità e la riportano nel loro cortile, popolato da Teresa, Mabilia e Giovanni, trasformando il grande romanzo ottocentesco in un pretesto per parlare di amore, identità e fragilità contemporanee.
La cornice è quella che il pubblico conosce e ama: il microcosmo di provincia, con le sue chiacchiere di ballatoio, le esagerazioni, le invidie bonarie e quella capacità tutta popolare di riderci sopra anche quando la vita si fa complicata. Ma dentro questa cornice la storia si muove con un passo diverso: la vicenda familiare dei Colombo diventa un piccolo terremoto emotivo che costringe i personaggi a farsi domande serie su cosa significhi davvero “essere sposati”, “fare famiglia”, “tenersi stretti” anche quando le carte – quelle vere, timbrate dal Comune – raccontano tutta un’altra storia.
Un omaggio tenero e irriverente a Manzoni
Il nuovo spettacolo non è una riscrittura in chiave moderna del capolavoro manzoniano. È piuttosto un dialogo, fatto di rimandi e ribaltamenti. Manzoni è evocato nel titolo, nelle citazioni, nel celebre “il cuore umano è un guazzabuglio”, ma soprattutto nel modo di guardare i personaggi: non come macchiette, bensì come donne e uomini che, dietro la battuta pronta e il dialetto colorito, nascondono paure, desideri, contraddizioni.
Al posto dei bravi e dei signorotti troviamo vecchie scartoffie comunali, errori di burocrazia che piombano nella vita domestica come un fulmine a ciel sereno. Il potere non è più quello feudale, ma quello delle carte e degli uffici, che possono mettere in discussione perfino ciò che si dava per scontato da una vita intera: un matrimonio, una famiglia, un cognome condiviso. E al posto dei grandi scenari storici abbiamo il cortile, che però funziona come il vero “palcoscenico sociale” della commedia, dove tutto si commenta, si giudica, si esagera.
In questo gioco di specchi tra sacro e profano, i Legnanesi fanno quello che sanno fare meglio: prendono un pezzo di immaginario collettivo – questa volta il romanzo più studiato a scuola – e lo piegano al loro linguaggio, trasformando il riferimento colto in benzina per gag, equivoci, canzoni e momenti di dolcezza imprevista.
Dal cortile al guazzabuglio del cuore: “I promessi sposi”
Tutto comincia con un Giovanni insolitamente abbattuto. L’uomo, di solito pacioso e apparentemente impermeabile alle tempeste emotive, si presenta a Teresa e Mabilia con una notizia che ribalta la quotidianità dei Colombo: un errore nelle vecchie carte del municipio sembra rivelare che Teresa e Giovanni, in realtà, non sono mai stati sposati davvero.
Da questo spunto semplice, quasi burocratico, nasce un vortice di imprevisti. Quello che doveva essere un dettaglio amministrativo diventa una mina sotto le certezze di tutti: Teresa deve fare i conti con l’idea di non essere più “regolarmente” moglie, Mabilia si interroga sul proprio ruolo di figlia “zitella e sognatrice” in una famiglia che improvvisamente rischia di non esistere più sulla carta, Giovanni tenta goffamente di rimettere insieme i pezzi, mentre il cortile osserva, commenta, giudica.
Gli equivoci si moltiplicano: ci si chiede se rifare le nozze in grande stile, se approfittare dell’occasione per “rimettere in discussione” il rapporto, se quell’errore non nasconda qualcosa di più serio. Nel frattempo, i sentimenti veri emergono, spesso proprio nei momenti comici: dietro i battibecchi, le scenate, le gelosie, affiora una certezza ostinata, e cioè che il legame tra Teresa e Giovanni non ha mai avuto davvero bisogno di un timbro per esistere.
Il cuore del racconto sta qui: nella scoperta che le relazioni non si misurano con la burocrazia, ma con la capacità di restare, di perdonare, di ridere insieme. Il finale, naturalmente, non lo anticipiamo, ma è facile immaginare che, in pieno stile Legnanesi, tra una canzone e una battuta, il pubblico arrivi a riconoscersi in quel “guazzabuglio” di emozioni che non obbediscono a nessuna logica, ma che tengono in piedi le persone anche quando tutto sembra crollare.
Teresa, Mabilia e Giovanni: una famiglia che conosciamo già
Il successo dei Legnanesi passa da sempre per i loro personaggi ricorrenti, figure che il pubblico percepisce quasi come parenti acquisiti. In “I promossi sposi” ritroviamo Teresa, Mabilia e Giovanni, interpretati rispettivamente da Antonio Provasio, Enrico Dalceri e Italo Giglioli, in una nuova situazione che permette loro di mostrare sfumature inedite.
Teresa: il cuore burbero del cortile
Teresa è la capofamiglia indiscussa, una donna di cortile dal carattere forte, spesso autoritario, che non esita a prendere decisioni per tutti. A tratti può sembrare bisbetica, inflessibile, pronta a rimproverare il marito e la figlia per ogni sciocchezza. Ma dietro l’aria brusca si nasconde un cuore grande, sempre disponibile ad aiutare le altre donne del cortile, a dispensare consigli, a difendere chi ritiene più fragile di lei.
Di fronte alla notizia dell’errore comunale, Teresa reagisce come solo lei può fare: con uno tsunami di parole, di contraddizioni e di orgoglio ferito. L’idea di non essere “regolarmente” sposata la scuote, perché mette in discussione anni di sacrifici, di cura, di ruoli interiorizzati. Eppure, proprio attraverso questa crisi, emergono le sue paure più intime, la consapevolezza di quanto tenga davvero a Giovanni, la necessità di vedere riconosciuta la propria storia. La comicità nasce dal contrasto fra ciò che dice – spesso esagerando – e ciò che prova, più delicato e vulnerabile.
Mabilia: sogni di soubrette e radici che non si lasciano
Mabilia, interpretata da Enrico Dalceri, è la figlia zitella, vanitosa e continuamente sospesa tra il desiderio di emergere e l’incapacità di staccarsi da mamma e papà. Sogna di essere una soubrette, immagina palcoscenici scintillanti, abiti lussuosi, applausi scroscianti. Ma la realtà la riporta sempre al cortile, alle piccole grandi miserie quotidiane, alle chiacchiere delle vicine.
In “I promossi sposi”, la scoperta che i genitori potrebbero non essere sposati apre scenari imprevisti anche per lei: che cosa significa, per una donna che vive di apparenza, sapere che perfino il proprio status familiare è precario? L’insicurezza si mescola alla voglia di trasformare tutto in spettacolo, di approfittare della situazione per sognare nozze in grande stile, magari con lei come assoluta protagonista. Anche qui, i Legnanesi usano il personaggio per parlare, in filigrana, di una generazione che fatica a trovare il proprio posto, sospesa tra aspirazioni e realtà.
Giovanni: l’uomo qualunque che inciampa nella storia
Giovanni, portato in scena da Italo Giglioli, è l’unico uomo del cortile e, al tempo stesso, il meno ascoltato. La sua vita oscilla tra casa, lavoro e osteria; il naso spesso arrossato e la camminata incerta tradiscono un rapporto allegro con il vino, ma non cancellano la sua bontà di fondo. Di poche parole, rassegnato a essere messo in un angolo dalle due donne di casa, Giovanni è il simbolo dell’uomo qualunque, che cerca di cavarsela come può.
È proprio lui a portare la notizia che sconvolge la famiglia, e in questo ruolo di “messaggero involontario” si rivela molto più complesso di quanto sembri. Deve affrontare il senso di colpa, la paura di perdere ciò che dà per scontato, il timore di essere giudicato dagli altri uomini del cortile. Nel corso della vicenda, la sua ironia sottile e la sua pazienza diventano fondamentali per tenere insieme i pezzi del puzzle emotivo che la burocrazia ha fatto esplodere.
La firma dei Legnanesi tra comicità popolare e poesia
Una delle ragioni per cui ogni nuovo spettacolo dei Legnanesi è atteso come un appuntamento fisso sta nel loro modo inconfondibile di fare teatro: dialetto lombardo, tempi comici millimetrati, numeri musicali trascinanti, scenografie sempre più curate. In “I promossi sposi” la macchina teatrale si affida alla regia di Antonio Provasio, che guida la compagnia non solo in scena ma anche nella costruzione del ritmo complessivo dello spettacolo.
Enrico Dalceri firma scenografia, musiche e costumi, confermando la vocazione visiva della compagnia: il cortile non è mai un semplice sfondo, ma un luogo vivo, colorato, pieno di dettagli, in cui ogni oggetto racconta qualcosa dei personaggi. I costumi diventano una sorta di seconda pelle, esagerata e teatrale, che però restituisce con precisione il mondo popolare da cui i Legnanesi vengono. Le coreografie sono affidate a Valentina Bordi, che porta sul palco numeri corali capaci di tenere insieme tradizione del varietà e ritmo contemporaneo.
Una macchina teatrale corale
Accanto alla triade Teresa–Mabilia–Giovanni, si muove una galleria di figure minori che compongono il “coro” del cortile: vicine curiose, comari, personaggi di passaggio che amplificano ogni notizia, commentano, si indignano, ridono. È il tratto distintivo dei Legnanesi: il singolo protagonista funziona sempre all’interno di una comunità, che diventa specchio deformante della società italiana.
La produzione è firmata da Chi.Te.Ma., realtà che accompagna da anni la compagnia nelle tournée in tutta la penisola, portando questo microcosmo lombardo dal nord al sud, con un linguaggio che resta fortemente radicato nel territorio ma riesce a farsi comprendere e amare ovunque.
Un viaggio tra risate e domande sul senso di “famiglia”
“I promossi sposi” si inserisce nel solco di una comicità che non ha paura di toccare temi universali. Dietro l’errore dell’anagrafe, infatti, si nascondono domande molto attuali: che cosa rende una coppia “legittima”? Quanto contano le formalità rispetto alla cura quotidiana, ai sacrifici condivisi, al tempo passato insieme? Che cosa succede quando una famiglia, per un cavillo, rischia di non esistere più sulla carta, pur continuando a vivere nella realtà degli affetti?
Lo spettacolo affronta queste questioni senza mai perdere la leggerezza. Il pubblico ride delle reazioni esagerate di Teresa, delle vanità di Mabilia, delle goffaggini di Giovanni, ma allo stesso tempo riconosce qualcosa di sé in quei personaggi che, pur nel grottesco, parlano delle nostre paure: paura di essere “fuori posto”, di non essere riconosciuti, di perdere ciò che si ama per un errore che non dipende da noi.
È qui che l’omaggio a Manzoni diventa più evidente. Come nel romanzo, anche nello spettacolo il destino dei protagonisti viene messo in discussione da forze esterne – allora erano i bravi e il potere feudale, oggi è la macchina impersonale della burocrazia – ma la soluzione non si trova in un intervento miracoloso, bensì nella capacità di restare umani, di scegliere, di perdonare. “I promossi sposi” non si limita a far ridere del cortile: invita a riflettere su come, ancora oggi, la carta possa pesare sulla carne, e su quanto sia importante difendere ciò che si è costruito nel tempo.
Informazioni pratiche: date, orari, biglietti
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Manzoni di Milano dall’8 gennaio al 22 febbraio 2026. Le repliche feriali sono previste alle 20.45, mentre la domenica il sipario si alza alle 15.30. Sono inoltre programmati alcuni doppi spettacoli il sabato 10 e 24 gennaio e il 7 e 21 febbraio, con una pomeridiana alle 15.30 e una replica serale alle 20.45, pensate per permettere a un pubblico ancora più ampio di assistere alla commedia.
I biglietti sono disponibili in diverse fasce di prezzo: il settore Prestige è proposto a 53 euro, la Poltronissima a 43 euro e la Poltrona a 35 euro. È possibile acquistare i posti direttamente presso la biglietteria del teatro, attraverso il sito del Manzoni, tramite il circuito TicketOne o anche telefonicamente, contattando il numero 02.7636901.
Chi desidera rimanere aggiornato su tutte le novità della compagnia può consultare il sito ufficiale dei Legnanesi o seguirne i profili social, dove vengono condivisi dietro le quinte, annunci di tournée e momenti di vita di compagnia.
“I promossi sposi” si presenta dunque come un appuntamento da segnare in agenda: un’occasione per ritrovare Teresa, Mabilia e Giovanni in una storia nuova, capace di far ridere a crepapelle e, nello stesso tempo, di parlare con leggerezza di cose serissime, come la famiglia, l’amore, il bisogno di sentirsi riconosciuti. Un po’ come succedeva nelle pagine di Manzoni, anche qui è nel cortile, tra un pettegolezzo e una canzone, che si misura il peso reale dei sentimenti. E il pubblico, uscendo dal teatro, porta con sé non solo battute da ricordare, ma anche la sensazione di aver visto sul palco qualcosa di molto vicino alla propria vita.
